Covid, farmaco per il fegato impedisce al virus di entrare nelle cellule: possibile svolta
Un farmaco per trattare malattie del fegato si è dimostrato altamente efficace nell'impedire al coronavirus SARS-CoV-2 (il patogeno responsabile della pandemia di COVID-19) di entrare nelle cellule e infettarle. L'efficacia dell'acido ursodesossicolico o ursodiolo (UDCA) – così chiamato poiché è il principale acido biliare secreto dagli orsi -, è stata dimostrata su organoidi in coltura e modelli animali, ma risultati positivi sono emersi anche in indagini condotte sui pazienti. Serviranno ulteriori approfondite ricerche per confermarne le potenzialità, ma le premesse sono molto positive e potrebbe trattarsi di un vero e proprio “game changer” nel contrasto al patogeno pandemico. Si tratta infatti di un farmaco economico conosciuto da anni, ben tollerato e facile da produrre e distribuire. Potrebbe essere una svolta soprattutto per i pazienti fragili, fortemente a rischio di complicazioni o con sistema immunitario indebolito, nei quali i vaccini anti Covid non risultano molto efficaci.
A determinare l'efficacia dell'acido ursodesossicolico (UDCA) nell'impedire al coronavirus SARS-CoV-2 di invadere le cellule è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici del Cambridge Stem Cell Institute dell'Università di Cambridge, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centre of Excellence in Long-acting Therapeutics (CELT) dell'Università di Liverpool, del Wellcome Sanger Institute, della Division of Gastroenterology and Hepatology dell'Università di Miami (Stati Uniti), del Translational and Clinical Research Institute dell'Università di Newcastle e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Fotios Sampaziotis, hanno scoperto l'efficacia dell'UDCA per caso, mentre studiavano una molecola chiamata FXR e presente in abbondanza negli organoidi di dotti biliari (sui quali lavorava da tempo lo studioso). I ricercatori hanno scoperto che FXR è presente in grandi quantità in questi organoidi ed è in grado di regolare il recettore ACE2, al quale si aggancia la proteina S del coronavirus SARS-CoV-2 avviando il processo di invasione virale e l'infezione. Sampaziotis e colleghi hanno scoperto che l'UDCA, "un farmaco senza brevetto usato per combattere una malattia del fegato chiamata colangite biliare primaria", inibisce la molecola FXR e blocca ACE2. Poiché è in grado di chiudere il recettore, i ricercatori hanno voluto capire se potesse essere efficace contro il patogeno pandemico, dato che il coronavirus sfrutta proprio l'ACE2 per invadere le cellule. Hanno così predisposto una serie di interessanti esperimenti.
Nel primo hanno testato il farmaco su organoidi di polmoni e intestino (i principali bersagli del SARS-CoV-2), osservando che era in grado di prevenire l'infezione virale. Nel secondo hanno testato l'UDCA sui criceti, rilevando che era in grado di prevenire l'infezione negli animali trattati rispetto a quelli del gruppo di controllo. Come ulteriore esperimento hanno utilizzato due polmoni umani che non potevano essere trapiantati; li hanno mantenuti “vitali” e li hanno esposti al virus. Quello trattato col farmaco non è stato contagiato, l'altro sì. Successivamente hanno somministrato l'UDCA a otto volontari e hanno analizzato i loro livelli di ACE2 con tamponi nasali, rilevando che in quelli trattati erano più bassi, risultando così meno esposti al rischio di contagio. Come ultimo test hanno analizzato una coorte di pazienti che già assumeva il farmaco per combattere una condizione epatica, osservando che presentava un rischio inferiore di ammalarsi gravemente di Covid e di finire in ospedale rispetto a un'altra coorte indipendente.
“Utilizzando quasi tutti gli approcci a nostra disposizione, abbiamo dimostrato che un farmaco esistente chiude la porta al virus e può proteggerci dalla COVID-19. È importante sottolineare che, poiché questo farmaco agisce sulle nostre cellule, non è influenzato dalle mutazioni del virus e dovrebbe essere efficace anche quando emergono nuove varianti”, ha dichiarato in un comunicato stampa la professoressa Teresa Brevini dell'Università di Cambridge, tra i principali autori dello studio. Come indicato, serviranno ulteriori indagini per confermare l'efficacia dell'UDCA, tuttavia i risultati degli esperimenti sono estremamente promettenti.
La pandemia di COVID-19, del resto, non è ancora finita e ancora moltissime persone perdono la vita ogni giorno a causa del virus. Molte di esse hanno un sistema immunitario indebolito, che spesso non risponde al vaccino. Per questa ragione il farmaco potrebbe rappresentare una svolta nel combattere il virus, affiancando i vaccini laddove necessario. “Questo farmaco costa poco, può essere prodotto in grandi quantità velocemente e facilmente conservato o spedito, il che lo rende facile da distribuire rapidamente durante le epidemie, specialmente contro le varianti resistenti ai vaccini, quando potrebbe essere l'unica linea di protezione in attesa dello sviluppo di nuovi vaccini. Siamo ottimisti sul fatto che questo farmaco possa diventare un'arma importante nella nostra lotta contro la COVID-19”, ha chiosato il professor Sampaziotis. I dettagli della ricerca “FXR inhibition may protect from SARS-CoV-2 infection by reducing ACE2” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.