Covid, cosa sappiamo sulla variante LP.8.1 ora dominante negli USA: sintomi, contagi e infettività

La variante LP.8.1 del coronavirus SARS-CoV-2 è ora quella dominante negli Stati Uniti. A confermarlo i dati del programma di sorveglianza “COVID Data Tracker” dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC). In base all'ultimo monitoraggio disponibile la variante LP.8.1 rappresenta il 42 percento dei casi totali, seguita da XEC (31 percento), KP.3.1.1. (6 percento) e MC.10.1 (5 percento). I contagi sono aumentati di quattro volte nel giro di quattro mesi, dato a suffragio della notevole diffusività.
LP.8.1 è una discendente della variante JN.1 (BA.2.86.1.1) che ha dominato in tutto il mondo a lungo; è emersa durante l'estate del 2024 e il 24 gennaio 2025 è stata classificata come “variante sotto monitoraggio” da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Dal mese scorso ha iniziato una inarrestabile cavalcata che l'ha portata a superare negli USA e altrove la variante XEC, a sua volta una forma ricombinante del SARS-CoV-2, “nata” dall'unione delle varianti KS.1.1 (FliRT) e KP.3.3 (FluQe). Tutti i lignaggi nominati fanno parte della famiglia Omicron.
Il programma di sorveglianza “Tracking SARS-CoV-2 Variants” dell'OMS indica che la variante LP.8.1 presenta le seguenti nove mutazioni aggiuntive rispetto a JN.1: S:S31-, S:F186L, S:R190S, S:R346T, S:V445R, S:F456L, S:Q493E, S:K1086R e S:V1104L. Sono tutte localizzate sulla proteina S o Spike, il grimaldello biologico del patogeno pandemico in grado di agganciarsi al recettore ACE2 sulle cellule umane e innescare l'infezione, che porta alla malattia chiamata COVID-19. LP.8.1 è stata messa sotto la lente di ingrandimento da parte di un team di ricerca internazionale guidato da scienziati giapponesi de Dipartimento di Microbiologia e Immunologia – Istituto di Scienze Mediche dell'Università di Tokyo, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istitui. Fra quelli coinvolti il Centro internazionale di ricerca sulle malattie infettive, i Centro internazionale di progettazione dei vaccini e il Cento di ricerca sui virus dell'Università MRC di Glasgow (Regno Unito).
Gli scienziati, coordinati dai professori Kei Sato e Luo Chen della Divisione di Virologia dei Sistemi presso l'ateneo nipponico, hanno indicato nel loro articolo pubblicato su The Lancet che la variante LP.8.1 è un lignaggio discendente di KP.1.1.3, che a sua volta è derivata da JN1 e rappresenta ancora oggi una delle varianti maggiormente in circolazione. Attraverso l'analisi dei dati genomici provenienti da diversi Paesi in cui la variante ha iniziato a diffondersi rapidamente, ovvero Australia, Canada, Giappone e Stati Uniti, i ricercatori hanno determinato che la variante ha numero di riproduzione effettiva relativa (Rₑ) superiore a quello di XEC (1,067); si tratta di una misura che indica la capacità del patogeno di diffondersi tra la popolazione. Quando il valore è superiore a 1 significa che l'epidemia è in crescita; non a caso adesso troviamo LP.8.1 come variante dominante negli USA e altrove.
Le indagini virologiche, tuttavia, mostrano dati piuttosto rassicuranti. Il professor Kato e colleghi hanno determinato che l'infettività di LP.8.1 è sensibilmente inferiore rispetto a quello della variante madre JN.1, ovvero ben il 67 percento in meno. Le due mutazioni responsabili di questo calo significativo sarebbero His445Arg e Phe456Leu. Ciò nonostante, è stata osservata anche una maggiore immuno-evasività – resistenza immunitaria superiore – rispetto a JN.1, ma simile a XEC. In parole semplici, ha una maggiore capacità di eludere gli anticorpi neutralizzanti legati a vaccini e precedenti infezioni, pur non esacerbando il rischio di Covid grave.
Alla luce di questi dati ci si può aspettare un maggior numero di infezioni e reinfezioni da parte di LP.8.1, ma comunque non una maggiore virulenza. “Considerando le prove disponibili, il rischio aggiuntivo per la salute pubblica posto da LP.8.1 è valutato come basso a livello globale”, ha spiegato l'OMS in un comunicato. “Si prevede che i vaccini COVID-19 raccomandati rimangano cross-reattivi a questa variante contro la malattia sintomatica e grave, poiché l'immuno-evasività di LP.8.1 è paragonabile a XEC che ha dimostrato di avere un'immuno-evasività limitata dai vaccini booster mRNA JN.1 o KP.2. Pertanto, è improbabile che la continua diffusione di questa variante da sola aumenti l'onere per i sistemi sanitari pubblici nazionali rispetto ad altri sotto-lignaggi Omicron”, ha chiosato l'OMS.
Quali sono i sintomi della variante LP.8.1
Anche se la variante LP.8.1 risulta più immuno-evasiva, i vaccini aggiornati attualmente disponibili proteggono efficacemente contro i sintomi severi della COVID-19. Tra quelli più comuni associati al lignaggio JN.1 della famiglia Omicron, cui appartiene anche la variante dominante negli USA, vi sono sempre quelli simil influenzali: febbre alta, alterazione del gusto o dell’olfatto, mal di gola, tosse secca, stanchezza e dolori muscolari (mialgia).