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Coste italiane invase dal granchio blu alieno, una minaccia per gli ecosistemi: come riconoscerlo

Negli ultimi anni le popolazioni di granchio reale blu, una specie aliena proveniente dall’Atlantico, sono letteralmente esplose in Italia. Quali sono i rischi.
A cura di Andrea Centini
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Come specificato dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) in una esaustiva infografica, in Italia oggi vivono oltre 3mila specie aliene, organismi originari di altri Paesi – cioè alloctoni – che possono avere un impatto significativo sugli equilibri dei delicati ecosistemi autoctoni. A causa degli scambi commerciali internazionali sempre più numerosi e capillari, di concerto con l'effetto "tropicalizzante" dei cambiamenti climatici che hanno reso il nostro Paese e il Mar Mediterraneo più ospitali per determinate specie, solo negli ultimi 30 anni gli organismi alieni sono aumentati del 96 percento. Fra le specie che preoccupano di più dal punto di vista ecologico vi è il cosiddetto granchio blu (Callinectes sapidus), conosciuto anche come granchio reale blu o granchio azzurro. I primi avvistamenti di questo crostaceo nel nostro Paese risalgono alla fine degli anni '40 del secolo scorso nell'area di Grado, in Friuli Venezia Giulia, ma solo negli ultimi anni è stato protagonista di una vera e propria esplosione demografica, soprattutto lungo le coste dell'Adriatico. La specie è stata recentemente avvistata anche nel Mar ligure e soprattutto sulle coste laziali, con varie presenze accertate a Ostia, Ladispoli e altri litorali del Lazio. Ecco come riconoscere i granchi reali blu e perché sono classificati come “alieni invasivi” che minacciano i nostri ecosistemi.

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Come riconoscere un granchio reale blu

Il granchio reale blu è un crostaceo decapode originario dell'Oceano Atlantico, più precisamente delle coste orientali del continente americano, dove la specie è diffusissima e ha un'elevata rilevanza commerciale. È infatti considerata una vera e propria prelibatezza e i prezzi di vendita sono significativi, a fronte di decine di migliaia di tonnellate di granchi raccolti ogni anno. Come indicato in un opuscolo divulgativo del “Giornale dei Marinai”, realizzato in collaborazione con l'ISPRA, il granchio blu viene classificato come una “specie costiera infralitorale che vive fino ai 35 metri di profondità”. Il crostaceo è in grado di sopravvivere in acque con temperature comprese tra 3 e 35° C e con un significativo intervallo di salinità. Il suo nome è dovuto al colore blu delle chele nei maschi (sono rosse nelle femmine) e delle zampe; la colorazione generale è invece generalmente grigio-verdastra. Si tratta di un granchio di grandi dimensioni, dato che il carapace può arrivare a superare i 23 centimetri di larghezza e i 15 di lunghezza. I margini ai lati degli occhi sono seghettati ed è presente un grosso spuntone agli apici destro e sinistro della “corazza”.

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Come è arrivato lungo le coste italiane

Non è chiaro come il granchio reale blu sia giunto lungo le coste italiane e di altri Paesi affacciati sul Mar Mediterraneo, ma è verosimile che larve e adulti siano stati liberati dalle acque di zavorra delle navi. Una volta rilasciati in mare avrebbero trovato condizioni climatiche ed ecologiche idonee, permettendo l'adattamento e la stabilizzazione. Il recente boom demografico potrebbe essere legato alle temperature dell'acqua sempre più elevate, tenendo presente che, come indicato nel Giornale dei Marinai, le larve necessitano di una temperatura di almeno 15 ° C per svilupparsi normalmente. Le femmine possono deporre fino a oltre 2 milioni di uova, in base alle dimensioni.

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Perché è una minaccia per gli ecosistemi italiani

Il granchio reale blu è un efficiente predatore che divora praticamente tutti i tipi di piccole prede che riesce a catturare con le sue chele, dai molluschi gasteropodi ai molluschi bivalvi come cozze, vongole, telline e altri, passando per altri crostacei, piccoli pesci, celenterati come le meduse, gli echinodermi, i vermi e via discorrendo. Le dimensioni significative lo rendono un nemico temibile per molte specie autoctone, compresi i nostri granchi. Il rischio è maggiore per gli organismi autoctoni già in difficoltà per altre ragioni, come i suddetti cambiamenti climatici. Spesso i pescatori rinvengono i granchi blu sulle reti mentre si nutrono delle prede intrappolate. L'impatto sui nostri ecosistemi non è ancora pienamente valutato ma i biologi sono piuttosto preoccupati per la presenza del granchio blu; per questa ragione raccomandano di pescarne quanti più esemplari possibili, sottolineando anche che le carni sono considerate una prelibatezza in cucina. Nonostante le catture siano in aumento, tuttavia, l'intervento umano potrebbe solo scalfirne la presenza. “È una specie a dinamica esplosiva, esponenziale. Quindi ci aspettiamo grandi numeri, a prescindere che li peschiamo o meno”, aveva spiegato alcune settimane addietro Corrado Battisti del Centro Mare Radio, in relazione agli avvistamenti al Monumento naturale Palude di Torre Flavia presso Ladispoli.

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