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Cos’è lo zifio, il misterioso cetaceo che vive nel Mediterraneo: le immagini nel Santuario Pelagos

Sabato 29 giugno abbiamo avuto la fortuna di avvistare nel Santuario Pelagos – al largo di Genova – due magnifici esemplari di zifio, un elusivo cetaceo che vive anche nel Mar Mediterraneo. Le immagini di questo spettacolare incontro e la descrizione della biologa marina Gabriella Motta.
A cura di Andrea Centini
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Lo zifio adulto incontrato al Santuario Pelagos durante l'uscita di whale watching del 29 giugno. Credit: Andrea Centini
Lo zifio adulto incontrato al Santuario Pelagos durante l'uscita di whale watching del 29 giugno. Credit: Andrea Centini

Quando si parla di cetacei balzano subito alla mente le balene e i delfini, una semplificazione che non fa cogliere la diversità di questo affascinante gruppo tassonomico. Esistono infatti alcune famiglie decisamente meno note all'interno dei due sottordini in cui sono suddivisi i cetacei: i misticeti, cioè i cetacei con i fanoni; e gli odontoceti, quelli con i denti. Tra questi ultimi, dei quali fanno parte i già citati delfini, i capodogli, le focene e i narvali, giusto per citare i più conosciuti dal grande pubblico, si annovera una famiglia particolarmente elusiva e misteriosa, quella degli zifidi (Ziphiidae).

Zifio. Credit: Andrea Centini
Zifio. Credit: Andrea Centini

Si tratta di grandi animali che vivono abitualmente nelle acque profonde, dove si immergono anche ben oltre i 2.000 metri e per tempi eccezionali. Basti sapere che sono state registrate immersioni superiori alle tre ore. Chiaramente si tratta di dati record, ma esemplificativi delle straordinarie capacità degli zifidi. Tra questi veri e propri campioni di apnea, dei quali hanno informazioni limitate anche gli scienziati, figura lo zifio (Ziphius cavirostris). È l'unico appartenente alla famiglia degli zifidi – che abbraccia una ventina di specie – normalmente presente nel Mar Mediterraneo. In questa specie l'immersione va in genere dai 20 minuti a oltre 1 ora e 30 minuti, sebbene il record di apnea appartiene proprio allo zifio: quasi 3.000 metri di profondità per 222 minuti.

Zifio. Credit: Andrea Centini
Zifio. Credit: Andrea Centini

Come si riconosce uno zifio

L'adulto raggiunge dimensioni ragguardevoli, per un massimo di circa 7 metri di lunghezza e un peso che può arrivare a 5 tonnellate; le femmine sono più grandi dei maschi, mentre i neonati sono di circa 2,5 metri, sebbene ci siano pochi dati al riguardo. Il corpo è affusolato e idrodinamico; è caratterizzato da una testa piccola, occhi sporgenti e un rostro corto e tozzo con la linea della bocca “sorridente”. Anche le pinne pettorali sono minute in proporzione al resto del corpo, mentre quella dorsale è piccola e triangolare. La colorazione è piuttosto variabile in base a sesso ed età. È ricca di sfumature e abbraccia grigio scuro, biancastro, crema, bruno ed elementi rossicci, oltre a macchie scure attorno agli occhi. I piccoli nascono completamente grigio-marroni e cambiano colore col passare del tempo. I maschi adulti hanno inoltre due denti sporgenti che fuoriescono dalla mandibola, anche con la bocca chiusa.

Zifio. Credit: Andrea Centini
Zifio. Credit: Andrea Centini

Curiosamente sul dorso di questi cetacei possono essere osservate formazioni algali di colore verde, forse legate al nuoto lento e placido – rispetto a quello di altri cetacei – che ne permette la stabilizzazione e la persistenza. La velocità massima del nuoto è di 18 chilometri orari. Negli adulti possono essere ben visibili graffi e segni sulla pelle, legati sia alle interazioni sociali intraspecifiche che alle battaglie con le prede, principalmente calamari (ma gli zifi si nutrono anche di pesci). In genere restano molto poco in emersione, prima di immergersi nuovamente negli abissi; talvolta però possono compiere energici salti fuori dall'acqua, come mostra questo magnifico scatto gentilmente concessoci dall'avvistatore Gianni Lucchi.

Uno zifio in salto nel Santuario dei cetacei Pelagos. Credit: Gianni Lucchi
Uno zifio in salto nel Santuario dei cetacei Pelagos. Credit: Gianni Lucchi

L'incontro con gli zifi nel Santuario Pelagos

Come specificato, conosciamo molto poco di questi animali a causa del loro comportamento elusivo e il pochissimo tempo trascorso in superficie. Incontrarli in natura è dunque un vero privilegio. Sabato 29 giugno abbiamo avuto l'incredibile fortuna di avvistare due esemplari di zifio durante un'escursione di whale watching all'interno del Santuario Pelagos per la protezione dei mammiferi marini nel Mediterraneo, una grande area marina protetta istituita in Italia all'inizio degli anni '90 che abbraccia le acque territoriali di tre Paesi: Francia, Principato di Monaco e appunto Italia. A bordo della nave Rodi Jet siamo giunti in fondo al canyon del Bisagno, dove gli avvistatori si sono accorti della presenza dei due cetacei, uno più grande e un piccolo, come spiegato a Fanpage.it dalla biologa marina di bordo Gabriella Motta.

Zifio. Credit: Gabriella Motta
Zifio. Credit: Gabriella Motta

“Eravamo a una profondità di 1.000 metri a circa 13 miglia dalla costa, quando abbiamo visto in lontananza il dorso del primo animale. Siamo stati fortunati perché è rimasto in superficie qualche minuto in più permettendoci di vederlo molto, molto bene. Probabilmente era una femmina. A circa un miglio di distanza da questo individuo adulto c'era un esemplare molto giovane, senza alcun segno sul corpo. Era un po' più timido ed è rimasto molto meno in superficie”, ha spiegato ai nostri microfoni la scienziata.

Il secondo zifio incontrato al largo di Genova, un esemplare molto giovane di colore grigio uniforme. Credit: Gabriella Motta
Il secondo zifio incontrato al largo di Genova, un esemplare molto giovane di colore grigio uniforme. Credit: Gabriella Motta

Oltre allo spettacolo di poter vedere animali del genere nel proprio habitat naturale, è stato particolarmente emozionante ascoltarne il respiro, il cosiddetto soffio. Dopo averci regalato uno spettacolo indimenticabile, nuotando curioso nei pressi di un lato dell'imbarcazione, anche l'esemplare adulto è tornato nel regno degli abissi. “Quando si immerge si vede che sgroppa, inarca la schiena, e poi resta l'impronta sull'acqua, un cerchio di acqua calma dovuto al movimento della coda mentre l'animale si sposta verso il basso in verticale”, ha spiegato Motta. La biologa ha sottolineato che è molto importante scattare fotografie agli animali che vengono avvistati perché attraverso i segni che hanno sul corpo è possibile identificare i singoli esemplari. Le immagini vengono consegnate agli enti di ricerca liguri che collaborano con le società di whale watching per motivi di studio, fondamentali per migliorare la conoscenza di queste elusive creature e proteggerle dai molteplici rischi cui vanno incontro.

Zifio. Credit: Andrea Centini
Zifio. Credit: Andrea Centini

Gli zifi, ad esempio, sono particolarmente suscettibili ai sonar militari – in particolar modo a quelli attivi alle medie frequenze (MFA) – e alle procedure di estrazione di idrocarburi; non a caso spesso si verificano spiaggiamenti in occasione delle esercitazioni militari, come nel caso di alcuni esemplari di zifio trovati morti a maggio 2024 proprio durante la missione "Mare Aperto 2024-1" della NATO. Gli zifi, terrorizzati a morte da questi rumori fortissimi, risalgono in superficie troppo velocemente e vanno incontro alla malattia da decompressione esattamente come un subacqueo che non rispetta le tappe della risalita. Ciò li porta a una fine atroce. Anche la plastica rappresenta un killer spietato per questa specie di mammifero marino; un esemplare di zifio spiaggiato nelle Filippine è stato trovato con 40 chilogrammi di plastica nello stomaco, che era stata evidentemente scambiata per prede. Anche in questo caso l'animale va incontro a una fine orribile per denutrizione e disidratazione.

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