Cos’è l’ischemia cerebrale che avrebbe colpito Zeman: sintomi, cause e cura

Zdenek Zeman, ex allenatore di Lazio, Roma e Foggia “dei miracoli”, dalla mattina del 27 febbraio è ricoverato in prognosi riservata presso il Policlinico Gemelli di Roma, dove attualmente si trova anche Papa Francesco. Secondo quanto riportato da fonti ospedaliere citate dall'ANSA, il boemo, 77 anni, sarebbe stato colpito da un'ischemia cerebrale, “una condizione in cui il cervello non riceve abbastanza sangue da soddisfare i suoi bisogni metabolici”, spiega l'Istituto Humanitas. Zeman avrebbe accusato disartria – ovvero la “perdita della capacità di articolare le parole in maniera normale”, come indicato dagli autorevoli Manuali MSD – e significativa diminuzione della forza muscolare nel braccio destro (ipostenia). Per questo è arrivato in codice rosso presso la Stroke Unit del nosocomio romano. L'ex tecnico è “vigile e collaborante” e viene trattato con una terapia a base di antiaggreganti e anticoagulanti; al momento le sue condizioni cliniche vengono definite “stabili”, ma è necessario uno stretto monitoraggio dei parametri cardiologici e neurologici. Zeman era stato colpito da un ictus ischemico lo scorso autunno e aveva sofferto di problemi cardiaci, per i quali era stato costretto a lasciare la panchina del Pescara.
Cos'è l'ischemia cerebrale
Per ischemia si intende una condizione in cui vi è insufficiente apporto di sangue – e dunque di ossigeno e nutrienti – in un determinato organo o tessuto, anche se può essere generalizzata. Quando questo apporto di sangue ridotto (o interrotto) riguarda il cervello siamo innanzi a una ischemia cerebrale. A causa di questo processo i neuroni e le altre cellule del tessuto nervoso iniziano a morire nel giro di pochi minuti, portando a danni spesso irreversibili. Si tratta di fatto di una forma di ictus o colpo apoplettico (stroke in inglese); gli ictus possono essere ischemici o emorragici, rispettivamente causati da blocchi del flusso sanguigno – ad esempio a causa di un coagulo di sangue – o dalla rottura dei vasi.
L'Istituto Humanitas sottolinea che esistono due tipologie di ischemia cerebrale: focale e globale. La prima è “confinata in un'area limitata del tessuto cerebrale” e può essere innescata da un trombo o un embolo che ostruisce il flusso sanguigno in un'arteria; la seconda interessa invece diverse regioni cerebrali e può essere legata al blocco completo dell'afflusso di sangue nel cervello. Ad ogni modo si tratta di un'emergenza sanitaria per la quale è necessario intervenire il più velocemente possibile, per scongiurare danni a lungo termine, disabilità permanente e nei casi peggiori anche la morte.
I sintomi dell'ischemia cerebrale
Tra i sintomi di un'ischemia cerebrale figurano la confusione, legata alle difficoltà a parlare correttamente (la sopracitata disartria) e al non riuscire a comprendere cosa dicono gli altri; un significativo indebolimento muscolare o paralisi di viso, braccia e gambe (spesso è interessato un solo lato del corpo), che si traducono in una difficoltà di movimento e coordinazione; e disturbi alla vista. Provando a sorridere un parte del viso può risultare cadente, o magari il paziente non riesce a sollevare o tenere in alto un braccio quando glielo si chiede. Innanzi a una persona che presenta questi sintomi – e che magari non riesce a ripetere una semplice frase – è fondamentale chiamare immediatamente i soccorsi, per i motivi sopraindicati. In base alla gravità della carenza di ossigeno l'ischemia cerebrale può portare alla rapida perdita di coscienza e alla morte.
Cause e cura dell'ischemia cerebrale
Tra i fattori di rischio per l'ischemia cerebrale figurano vizio del fumo, sedentarietà e dieta malsana(ricca di zuccheri e sale). Condizioni come ipertensione, diabete, obesità, aterosclerosi (accumulo di placche lipidiche nei vasi) e malattie cardiache come la fibrillazione atriale possono catalizzare il rischio della formazione di trombi e conseguente attacco ischemico, al cervello e in altre parti del corpo. Una volta diagnostica, l'ischemia cerebrale viene trattata con specifici farmaci antiaggreganti e anticoagulanti, che devono essere somministrati entro 4,5 ore dall'esordio dell'evento, al fine di sciogliere il trombo responsabile del blocco. Più è rapido il trattamento, lo ribadiamo, migliori sono le probabilità di evitare disabilità e danni permanenti.
La Mayo Clinic spiega che l'iniezione endovenosa di un attivatore tissutale del plasminogeno ricombinante (TPA) è il trattamento “gold standard” – cioè di riferimento – per l'ictus ischemico. Sono possibili anche procedure endovascolari di emergenza e l'uso di particolari stent per rimuovere i coaguli. Il recupero da un'ischemia cerebrale può essere più o meno lungo in base alla tempestività dell'intervento e alla gravità del blocco che ha creato carenza di ossigeno e nutrienti. Fondamentale è anche l'inizio precoce della riabilitazione.