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Cos’è l’insonnia fatale familiare: i sintomi della rara malattia che priva del sonno fino a uccidere

Nella famiglia delle encefalopatie spongiformi figura l’insonnia familiare fatale (IFF), una rara malattia genetica e prionica caratterizzata da una progressiva, devastante privazione del sonno. È una patologia incurabile che uccide entro pochi anni. Quali sono i sintomi e come viene trasmessa.
A cura di Andrea Centini
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Tra le malattie genetiche rare più inquietanti si può sicuramente annoverare l'insonnia familiare fatale (IFF), una patologia neurodegenerativa appartenente alla famiglia delle encefalopatie spongiformi. È la stessa della famigerata malattia di Creutzfeldt-Jakob, la forma umana del "morbo della mucca pazza". Si tratta infatti di malattie da prioni, legate a una forma anomala di una proteina normalmente presente nel nostro cervello – la proteina prionica – che riesce a trasmettere la sua struttura alterata alle altre sane. Il processo determina necrosi del tessuto cerebrale che appare bucato come una spugna; da qui il nome di encefalopatie spongiformi. Nel caso dell'insonnia familiare fatale, il processo neurodegenerativo colpisce principalmente le cellule di una specifica parte del cervello, il talamo. Esso è strettamente connesso con la regolazione dei ritmi circadiani e col ciclo sonno-veglia, proprio per questo tra i principali sintomi della malattia genetica figura l'insonnia. Ad oggi si tratta di una malattia incurabile che porta alla morte nel giro di pochi mesi o al massimo qualche anno. Ecco cosa sappiamo sull'insonnia fatale familiare.

Cos'è l'insonnia fatale familiare e come si trasmette

Come spiegato dalla Fondazione Telethon, l'insonnia familiare fatale (IFF) “è una malattia degenerativa del cervello appartenente al gruppo delle encefalopatie spongiformi”. Si tratta di una patologia genetica rara legata a una mutazione nel gene PRNP sito sul cromosoma 20 e responsabile della sintesi della proteina prionica cellulare (PrPc), che si trova normalmente nella membrana plasmatica delle cellule, in particolar modo quelle del tessuto cerebrale. L'Osservatorio Malattie Rare evidenzia che la trasmissione è di tipo autosomico dominante; questo vuol dire che il genitore portatore del difetto genetico ha il 50 percento delle probabilità di trasferire la condizione ai propri figli. La mutazione del gene si traduce in una forma anomala della suddetta proteina prionica, che si accumula nel tessuto – “contagiando” anche le proteine sane – e determinando la progressiva morte dei neuroni (neurodegenerazione).

I sintomi appaiono in genere tra i 30 e i 70 anni – età media 40 anni – con un decorso fino a 3 anni. La prognosi è infausta. Oltre alla forma ereditaria, che rappresenta il 10 percento dei casi di insonnia fatale, esattamente come per altre malattie prioniche ne esiste una forma sporadica, cioè che si manifesta spontaneamente e senza mutazione genetica, come indicato dagli autorevoli Manuali MSD per operatori sanitari. Questa forma ha un esordio più tardivo e determina un'aspettativa di vita “leggermente superiore”. È interessante notare che l'insonnia familiare fatale si differenzia dalle altre malattie prioniche – come la sopracitata Creutzfeldt-Jakob – per via del fatto che interessa fondamentalmente il talamo. Anche la famigerata malattia del cervo zombie, che avrebbe provocato le prime due vittime umane, fa parte delle encefalopatie spongiformi. È doveroso sottolineare che l' insonnia familiare fatale è una malattia rarissima; l'Osservatorio Malattie Rare indica che sono noti in letteratura scientifica solo 57 casi confermati in meno di 30 famiglie famiglie a livello mondiale, delle quali due in Italia. Una è la famiglia Mariuzzo che vive nel veneziano.

I sintomi della insonnia familiare fatale

Poiché il talamo, posto nella posizione centrale del cervello (diencefalo), è deputato al controllo dei ritmi circadiani e del ciclo sonno-veglia, tra i principali sintomi della insonnia familiare fatale vi sono proprio i disturbi del sonno. Il nome della patologia è legato al fatto che priva della capacità di dormire, con un progressivo e devastante peggioramento dell'insonnia. Essa può essere accompagnata da contrazioni muscolari involontarie (calci), spasmi e rigidità. Tra gli altri sintomi segnalati dalla Fondazione Telethon figurano attacchi di panico, calo ponderale (perdita di peso), perdita dell'appetito, temperatura troppo bassa (ipotermia) o troppo alta (ipertermia), pressione alta, sudorazione eccessiva e tachicardia. Sopraggiungono un rapido deterioramento della cognizione (declino cognitivo) e l'atassia, cioè la difficoltà a coordinarsi. La malattia porta alla morte nel giro di pochi mesi o al massimo qualche anno.

Diagnosi e cura dell'insonnia familiare fatale

In presenza di sintomi sibillini, come appunto la difficoltà a dormire, il medico prescrive un esame chiamato polisonnografia, “che permette di registrare contemporaneamente l’attività elettroencefalografica, muscolare, cardiaca e respiratoria durante il sonno”, spiega la Fondazione Telethon. Un altro esame importante è la FDG-PET (tomografia ad emissione di positroni con fluoro-desossiglucosio), in grado di rilevare le anomalie all'interno del talamo. La diagnosi viene tuttavia confermata dal test genetico che rileva l'anomalia del gene PRNP. Come specificato, l'insonnia familiare fatale è al momento una malattia incurabile. In Italia è in corso uno studio clinico che sta valutando l'efficacia dell'antibiotico doxiciclina contro la condizione. Le speranze sono riposte nelle potenziali future terapie di editing genetico.

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