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Cos’è l’impressionante “sangue vivo della Terra” visto dalla Stazione Spaziale Internazionale

Avvistato in diverse regioni della Terra dagli astronauti a bordo della ISS, appare come un fluido cruento che si estende per molti chilometri: non si tratta però né di acque insanguinate né di minacciosi fiumi di magma, ma di corpi idrici che assumono tonalità rossastre per diversi motivi.
A cura di Valeria Aiello
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Il "sangue vivo della Terra", chiamato così dall'Earth Observatory della NASA per il cruento aspetto assunto dai bacini idrici e perché le alghe e gli altri microrganismi che conferiscono il caratteristico colore sono una fonte di cibo vitale per molte specie. Credit: NASA/ISS
Il "sangue vivo della Terra", chiamato così dall'Earth Observatory della NASA per il cruento aspetto assunto dai bacini idrici e perché le alghe e gli altri microrganismi che conferiscono il caratteristico colore sono una fonte di cibo vitale per molte specie. Credit: NASA/ISS

Gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale hanno scattato alcune nuove foto della Terra, mostrandoci come appare il nostro pianeta da circa 400 chilometri di distanza (l’altezza dell’orbita della ISS). Da lì su, la Terra è molto diversa da come siamo abituati a vederla e regala scenari suggestivi ma a volte anche impressionanti, come quelli catturati in una serie di immagini recentemente diffuse dall’Earth Observatory (EO) della NASA, l’ente che cura le pubblicazioni online per l’Agenzia spaziale americana. A prima vista, le immagini sembrano mostrare quello che gli esperti chiamano “il sangue vivo della Terra”, un fenomeno per cui alcuni corpi idrici assumono un aspetto decisamente cruento. Non si tratta però né di acque insanguinate né di minacciosi fiumi di magma, ma di bacini o corsi d’acqua che assumono tonalità rossastre per diversi motivi.

Cos’è il “sangue vivo della Terra” visto dalla Stazione Spaziale Internazionale

Come spiegato dall’Earth Observatory della NASA, alcuni corpi idrici della Terra possono assumere un aspetto simile al sangue a causa della presenza di alghe, batteri o sedimenti pigmentati di rosso. “Gli astronauti a bordo della ISS scattano spesso fotografie di questo fenomeno ‘sanguinoso’” – precisa l’ente americano – . Due state catturate utilizzando fotocamera digitale Nikon D5. Una è stata acquisita il 7 settembre 2023, con una lunghezza focale di 1.150 millimetri, l’altra utilizzando una lunghezza focale di 400 millimetri il 30 settembre 2023”.

La Laguna Colorada, o Laguna Rossa, in Bolivia. Il lago salato del sud-ovest dell'altopiano delle Ande fotografato dagli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale il 7 settembre. Credit ISS/NASA
La Laguna Colorada, o Laguna Rossa, in Bolivia. Il lago salato del sud-ovest dell'altopiano delle Ande fotografato dagli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale il 7 settembre. Credit ISS/NASA

La prima foto (in alto) è stata scattata mentre la Stazione Spaziale Internazionale si trovava sull’altopiano andino e mostra la Laguna Colorada, o Laguna Rossa, un lago salato della Bolivia. “La fotografia mostra le tonalità del ruggine associate agli ambienti ipersalini, dove alghe e altri microrganismi colorano le acque poco profonde – indica l’EO – . Una combinazione di intensità della luce, contenuto di sale, livelli di PH e temperatura influenza la crescita delle alghe rosse”.

Fenomeni simili si osservano anche in altre parti del mondo, come nel Grande Lago Salato degli Stati Uniti e nel Lago Arasor in Kazakistan.

Le acque bruno-rossastre del delta del fiume Betsiboka in Madagascar nella foto scattata dagli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale il 30 settembre 2023. Credit: ISS/NASA Credito immagine: ISS/NASA
Le acque bruno-rossastre del delta del fiume Betsiboka in Madagascar nella foto scattata dagli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale il 30 settembre 2023. Credit: ISS/NASA Credito immagine: ISS/NASA

La seconda immagine, scattata sempre da un astronauta a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, mostra le acque del delta del fiume Betsiboka, in Madagascar. In questo caso, il colore è dovuto alla presenza di sedimenti ricchi di ferro trasportati dal fiume. “I sedimenti possono intasare i corsi d’acqua nell’ambiente degli estuari a delta, ma possono formare anche nuove isole che vengono colonizzate alle mangrovie – aggiunge l’EO – . Molti altri corpi idrici, come il bacino alimentato dal fiume Jacui, nel Brasile meridionale, sono colorati da sedimenti rossastri”.

Nonostante l’inquietante colore, questi corsi d’acqua sono importanti per la biodiversità. Le alghe e altri microrganismi costituiscono una fonte di cibo vitale per specie di uccelli a rischio estinzione, come il fenicottero andino nella Laguna Colorada. All’interno del delta del fiume Betisboka, l’estuario fornisce nutrienti essenziali a piante ed animali, come alle fenarogame marine, alla tartaruga verde in via di estinzione e al vulnerabile dugongo, conosciuto anche come mucca di mare.

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