Cos’è l’Escherichia coli: sintomi, complicazioni e cura dell’infezione causata dal batterio
L'Escherichia coli (E. coli) è un batterio che fa parte della naturale flora intestinale dei mammiferi (uomo compreso) e di altri animali a sangue caldo, come gli uccelli. Vive normalmente in abbondanti colonie nell'ultimo tratto dell'intestino, il colon. Ciò nonostante, in talune circostanze può trasformarsi in patogeno occasionale, responsabile di diverse patologie anche gravi. Per questo motivo è contemplato tra i microorganismi tenuti sotto stretto controllo nella gestione della qualità delle acque. Superata una certa concentrazione scatta il divieto di balneazione, come avvenuto nell'estate del per 28 aree lungo la costa dell'Emilia-Romagna. L'infezione può essere contratta anche attraverso il consumo di cibi e bevande contaminati; si ricorda il caso di un bimbo di 4 anni finito in stato vegetativo dopo aver consumato un pezzetto di formaggio preparato con latte crudo contaminato dal microorganismo. Ecco cosa sappiamo su questo batterio, cosa provoca e come si curano le infezioni.
Cos'è l'Escherichia coli
Come specificato dagli autorevoli Manuali MSD per operatori sanitari, l'Escherichia coli è un batterio Gram-negativo (cioè che rimane colorato di rosa dopo la colorazione di Gram) che costituisce “il principale commensale aerobio che colonizza il colon”. In altri termini, è la specie più abbondante e comune nel nostro intestino. Fa parte del gruppo degli enterobatteri e gioca un ruolo fondamentale nel processo della digestione. E. coli si suddivide in decine di sierotipi e la maggior parte dei ceppi è innocua, tuttavia come indicato questi batteri possono trasformarsi in pericolosi agenti patogeni. La forma del microorganismo è quella tipica del bastoncello, con una lunghezza di 1 – 2 micrometri. Nel nostro intestino è talmente abbondante che per ogni grammo di feci l'essere umano ne espelle dalle 10 alle 100 milioni di cellule.
Quali malattie provoca l'infezione da Escherichia coli
I Manuali MSD indicano che alcuni ceppi di E. coli causano diarrea, ma tutti possono scatenare un'infezione più o meno grave quando invadono siti sterili, come ad esempio il tratto urinario. Tra le malattie provocate dall'Escherichia coli figurano le infezioni delle vie urinarie (la patologia più comune associata al batterio); l'infezione enterica, che interessa solo alcuni ceppi; l'infezione invasiva o batteriemia, rara negli adulti ma non nei neonati; e l'infezione in altri distretti dell'organismo. Nelle infezioni urinarie si tratta solitamente di infezioni “ascendenti”, cioè che passano dal perineo all'uretra. In alcuni casi l'Escherichia coli può scatenare anche prostatite e malattia infiammatoria pelvica.
Le complicazioni delle infezioni da Escherichia coli
Le infezioni invasive o batteriemie possono emergere in seguito a traumi intestinali (ad esempio dopo un incidente stradale), tumori del colon e altre malattie che permettono alle colonie batteriche di E. coli della flora intestinale di passare nel flusso sanguigno e dunque determinare una pericolosa infezione estesa. Alcuni ceppi dell'Escherichia coli, come indicato dai Manuali MSD, hanno acquisito geni che li hanno resi patogenici. Gli E. coli enteroemorragici, ad esempio, possono provocare una diarrea con annessa perdita di sangue, altri possono scatenare una diarrea acquosa o infiammatoria. I ceppi aggressivi dell'E. coli possono scatenare anche setticemia e meningite potenzialmente fatali. Nei bambini piccoli e negli anziani il batterio può infine innescare “una forma di insufficienza renale pericolosa per la vita chiamata sindrome emolitico uremica”, come spiegato dall'Istituto Humanitas.
Secondo lo studio "Mortality in Escherichia coli bloodstream infections: a multinational population-based cohort study" pubblicato sulla rivista scientifica BMC Infectious Disease, il tasso di mortalità per l'infezione da Escherichia coli nel flusso sanguigno è stato del 9,6 percento. Un'altra ricerca su Journal of antimicrobial chemotherapy riporta una mortalità fino al 30 percento per il medesimo tipo di infezione. Età avanzata, il genere maschile e la resistenza del ceppo infettante a determinati antibiotici sono tra i principali fattori legati al rischio di mortalità. Il ceppo STEC del batterio può dar vita alla sindrome emolitico uremica (SEU), che risulta fatale in circa il 5 percento dei casi.
I sintomi dell'infezione da E. coli
Tra i sintomi più comuni provocati dall'infezione da Escherichia coli vi sono la diarrea (anche con sangue), forti dolori addominali (crampi), nausea e vomito, come specificato dall'Istituto Humanitas.
Come si contrae l'infezione da Escherichia coli
Le principali fonti di infezione da E. coli sono l'acqua e i cibi contaminati dal batterio che vengono ingeriti. Tra gli alimenti più a rischio vi sono la frutta e la verdura non lavati accuratamente, la carne cruda / poco cotta e il latte non pastorizzato. Poiché il batterio è termolabile, cioè viene distrutto col calore, i cibi cotti non rappresentano un pericolo. È possibile anche il contagio oro-fecale da persona a persona, entrando in contatto con soggetti infetti che ad esempio non si lavano bene le mani. Anche le superfici contaminate possono rappresentare un rischio se le tocchiamo e poi portiamo le mani alla bocca senza averle lavate.
Come si cura un'infezione da Escherichia coli
I Manuali MSD sottolineano che il trattamento delle infezioni da Escherichia coli “deve essere iniziato empiricamente in base alla sede e alla gravità delle infezioni e poi modificato sulla base di test di sensibilità agli antibiotici”. Diversi ceppi del batterio sono noti per aver sviluppato una forte resistenza agli antibiotici ed è per questo che l'E.coli è considerato una significativa minaccia alla salute pubblica. Molti ceppi, ad esempio, “sono resistenti ad ampicillina e tetracicline”, pertanto i medici devono usare farmaci alternativi quali “ticarcillina, piperacillina, cefalosporine, carbapenemi, fosfomicina, nitrofurantoina, aminoglicosidi, trimetoprim/sulfametossazolo e fluorochinoloni”. A volte possono essere necessari interventi chirurgici, ad esempio per drenare il pus e rimuovere i tessuti necrotici. L'E. coli enteroemorragico non va trattato con antibiotici, concludono i Manuali MSD.