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Terremoto in Turchia e Siria

Cos’è l’epidemia sismica e perché è un rischio enorme per la Turchia devastata dal terremoto

La frequenza con cui la terra ha continuato a tremare e la possibilità che nuovi eventi sismici si manifestino nella regione hanno portato gli esperti a parlare di “epidemia sismica”, ovvero di un fenomeno che può durare per giorni, mesi o anni, e ripetersi nel tempo come, in qualche caso, avvenuto in passato.
A cura di Valeria Aiello
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Mappa della sismicità delle ultime 48 ore nell’area interessata dal terremoto del 6 febbraio 2023 / Fonte CSEM – https://www.emsc-csem.org/Earthquake/Map/gmap.php
Mappa della sismicità delle ultime 48 ore nell’area interessata dal terremoto del 6 febbraio 2023 / Fonte CSEM – https://www.emsc-csem.org/Earthquake/Map/gmap.php
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Il devastante terremoto di magnitudo 7.9 che il 6 febbraio ha lacerato il Sud della Turchia, vicino al confine con la Siria, e le oltre 200 scosse successive, di cui una di magnitudo 7.5 circa 9 ore dopo l’evento principale, hanno portato gli esperti a parlare di “epidemia sismica”, ovvero di un fenomeno che può durare per giorni, mesi o forse anni, e che – diversamente dallo sciame sismico, caratterizzato da scosse solitamente di lieve e media intensità – può ripresentarsi con frequenza nel tempo e ripercuotersi con forza devastante su faglie vicine come, in qualche caso, avvenuto in passato. Questo perché la sequenza sismica delle ultime ore è stata causata dall’attivazione di una faglia trascorrente a bassa profondità, in corrispondenza di una tripla giunzione (o punto triplo) di tre placche tettoniche, quella anatolica, quella arabica e quella africana, un’area classificata tra quelle a più alta attività sismica nel Mediterraneo per il costante scivolamento orizzontale del blocco anatolico verso Sud-ovest rispetto al blocco arabico, che libera energia accumulata scatenando pericolosi terremoti.

Il pericolo "epidemia sismica" in Turchia

In base alla magnitudo e alla posizione dell’evento principale, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) stima che l’attivazione abbia interessato una porzione lunga circa 190 km e larga 25 della faglia dell’Anatolia orientale, il confine tettonico tra le tre placche, che assesta il moto del blocco anatolico, a sua volta causato dalla collisione in atto con la placca euroasiatica. Non è però escluso che sia stata interessata la faglia trasforme del Mar Morto che asseconda il movimento verso Nord della penisola arabica rispetto alle placche africana e euroasiatica. Secondo le prime valutazioni, la Turchia sarebbe scivolata di almeno tre metri rispetto alla Siria, anche se il dato più preciso si avrà dopo il rilevamento satellitare.

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Contestualmente, l’imponente rottura ha provocato la sequenza sismica che ha determinato i due picchi più intensi, diverse scosse di intensità spesso rilevante, intorno ai 5-6 gradi della scala Richter, e numerosi sussulti minori, circa 200 nelle ore successive all’evento principale. Questo, secondo le stime, è stato circa 500 volte più intenso del terremoto di Amatrice e 30 volte quello dell’Irpinia del 1980.

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Un tale fenomeno, ha riferito al Corriere della Sera il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) Carlo Doglioni, può durare a lungo nel tempo “arrivando a manifestare una sorta di ‘epidemia sismica’ prolungata, come qualcuno l’ha definita, che potrebbe proseguire per giorni, forse mesi se non anni. Impossibile prevederlo, ma fino a quando l’energia accumulata non sarà liberata, il fenomeno non si interromperà”.

Al momento, la faglia si sarebbe chiusa, ha precisato Doglioni, ma data la criticità della tettonica della penisola anatolica, non è possibile escludere fenomeni analoghi in futuro. Dal 1970, la storia sismica della Turchia conta tre terremoti di magnitudo 6 o superiore entro 250 km dal terremoto del 6 febbraio 2023, tuttavia, da quando questi eventi procedono lungo la faglia dell’Anatolia orientale con il terremoto di Adana-Ceyhan del 1998, seguito dai terremoti di Bingöl del 2003 e di Elazığ del 2010 del 2020, nessun sisma aveva avuto la forza distruttiva di quest’ultimo evento.

Il rischio, per i territori già devastati, è che nuove onde sismiche dispieghino in superficie ulteriori gravi effetti, contro cui la prima arma resta la prevenzione, dunque la riduzione della vulnerabilità degli edifici e la costruzione di abitazioni antisismiche. In tal senso, nel 2012 il governo turco ha varato una legge per avviare il rinnovo del patrimonio edilizio, ma occorreranno anni prima che questa misura possa produrre effetti.

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