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Cos’è l’endocardite infettiva: quali sono i farmaci impiegati contro l’infezione al cuore

Secondo gli esperti nominati dalla procura di Roma per effettuare la perizia sulla morte del giornalista Andrea Purgatori, avvenuta a luglio 2023, quest’ultima sarebbe stata causata da un’endocardite non diagnosticata. Si tratta di un’infezione della membrana interna molto pericolosa, nella maggior parte dei casi trattata con una terapia mirata a basi di antibiotici.
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La causa della morte di Andrea Purgatori, il giornalista scomparso a Roma il 19 luglio 2023, sarebbe stata una forma di endocardite infettiva non diagnosticata e quindi non opportunamente trattata. È quanto hanno stabilito i periti nominati dalla procura per indagare le cause della morte del giornalista, che quindi – sostengono gli esperti – non sarebbe stato curato in modo adeguato a causa di una serie di "omissioni" da parte del personale medico.

L'endocardite infettiva è un'infezione che colpisce l'endocardio, ovvero il rivestimento interno delle valvole e delle altre strutture del cuore. Si tratta di un'infezione piuttosto rara, ma allo stesso tempo molto pericolosa per la persona che la contrae. Nel momento in cui la malattia viene diagnosticata, l'iter terapeutico prevede un trattamento mirato a base di antibiotici.

Che cos'è l'endocardite

L'endocardio è il nome scientifico della membrana interna di tutte le cavità che costituiscono il cuore. Quando dei batteri entrano nel corpo e, trasportati dal flusso sanguigno, riescono a raggiungere e a impiantarsi in queste strutture cardiache possono determinare l'infezione, che viene appunto chiamata "endocardite infettiva". Questa può essere di due tipi: acuta o subacuta.

L'endocardite infettiva acuta si sviluppa in tempi molti rapidi e può mettere in pericolo la vita della persona che la contrae anche in pochi giorni. Quella subacuta, invece, ha un'evoluzione molto più lenta, che può prolungarsi anche per mesi, ma ciò non la rende meno pericolosa.

I sintomi dell'infezione

L'endocardite acuta si manifesta quasi sempre con un'improvvisa febbre alta (38,9-40 °C), senza altre apparenti cause, accompagnata spesso da battito cardiaco accelerato, debolezza e affaticamento. Al momento dei controlli medici, in molti casi è riscontrabile un danno alla valvola cardiaca, che si manifesta in tempi molto brevi.

Quella subacuta, invece, proprio per i suoi diversi tempi di evoluzione, può creare uno stato di debolezza e malessere che dura per settimane o mesi e si manifesta con stanchezza, febbre bassa ma costante e altri segnali di affaticamento.

Le cause dell'endocardite

Pur essendo piuttosto rara, quest'infezione può colpire chiunque. Tuttavia alcune categorie di persone sono considerate più a rischio. Tra queste ci sono i pazienti con un sistema immunitario già compromesso, chi fa uso di droghe assunte per endovena, o i portatori di protesi valvolari, pacemaker o defibrillatori, spiega il Manuale Msd. Inoltre, l'endocardite può essere favorita anche dalla presenza di precendeti malattie cardiache o valvolari.

A prescindere dai fattori di rischio, questa malattia è causata dalla presenza di batteri che riescono ad attaccarsi alle pareti interne del cuore, dopo essere entrati nel circolo sanguigno. Ci sono diverse circostanze che potrebbero potenzialmente rendere possibile l‘ingresso di germi nel flusso sanguigno. Il Manuale Msd riporta ad esempio il caso di una lesione alla cute, alla mucosa orale o alle gengive. Ovviamente, questo non significa che qualsiasi evento di questo tipo implichi il rischio di endocardite, ma che quelle appena descritte sono tutte situazioni che potrebbero permettere a eventuali batteri di entrare nel sangue e quindi nel nostro organismo.

Per lo stesso motivo, anche alcune operazioni chirurgiche e procedure mediche, anche odontoiatriche e ostetrico-ginecologiche, potrebbero rientrare in questa casistica. Tanto che il paziente che si sottopone a quelle operazioni ritenute a rischio viene poi sottoposto a profilassi antibiotica – cioè una terapia a scopi preventivi – proprio per scongiurare il rischio di infezioni successive (compresa l'endocardite).

Quali sono i farmaci adottati in caso di endocardite infettiva

L'endocardite infettiva rappresenta un'infezione grave e ogni paziente necessita di una terapia specifica, che il personale medico elabora dopo aver fatto tutti gli esami del caso. Per accertarne la presenza, o al contrario escluderla, si ricorre infatti a diversi test, come gli esami del sangue, ecocardiografia, emocoltura e antibiogramma. A volte questi test non sono sufficienti a dare esiti certi, allora si può ricorrere a esami ancora più specifici, come l'ecocardiogramma transesofageo o la PET.

Una volta ottenuta la diagnosi, il trattamento dell'endocardite infettiva prevede una terapia antibiotica mirata e ad alto dosaggio che solitamente viene somministrata via endovena per un periodo compreso tra le due e le otto settimane, spiega il Manuale Msd. A volte, se la terapia farmacologica non si rivela efficace contro l'infezione, o se quest'ultima ha determinato dei danni alle valvole cardiache, può essere necessario ricorrere a un intervento cardiochirurgo.

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