Cos’è l’effetto rebound e quali sono i sintomi: la spiegazione a Fanpage.it dello psichiatra Dieci
Dopo alcuni giorni di pausa (preannunciata) dai social network, il cantante e influencer Fedez è ritornato con alcuni post su Instagram nei quali ha spiegato in video le ragioni del suo temporaneo allontanamento: a causa dei forti effetti collaterali era stato costretto a sospendere un farmaco antidepressivo che gli era stato prescritto, sviluppando un cosiddetto “effetto rebound” (rimbalzo, in italiano). In parole molto semplici, si tratta di una reazione all'improvvisa sospensione di una terapia farmacologica, in grado di scatenare significativi sintomi fisici e psicologici. Per capire meglio di cosa si tratta Fanpage.it ha intervistato il dottor Massimiliano Dieci, responsabile dell’Unità Operativa di Riabilitazione Psichiatrica degli Istituti Clinici Zucchi di Carate Brianza (MB) – Gruppo San Donato. Ecco cosa ci ha spiegato lo specialista.
Dottor Dieci, innanzitutto le chiediamo cos'è esattamente l'effetto rebound
Alcuni antidepressivi, non tutti, se sospesi in maniera troppo rapida, troppo brusca, anche quando hanno avuto un effetto positivo, possono dare origine a una sindrome che si chiama Sindrome da sospensione. Effetto rebound è un termine poco tecnico.
Quali sono i sintomi di questa sindrome?
Si tratta di sintomi sia psichici che fisici, come formicolii, sensazione di testa vuota, senso di vertigine, sensazione di stranezza nella percezione delle cose. Possono essere fastidiosi. Chi maneggia questi farmaci, cioè noi psichiatri, conosce perfettamente questo rischio, per cui alcuni di essi, come la Paroxetina e la Venlafaxina che sono antidepressivi efficaci e potenti, non vanno sospesi in maniera improvvisa. A seconda dei dosaggi possono volerci anche uno mese o due per sospenderli. Poi ci sono pazienti che tollerano meglio gli effetti da sospensione e pazienti che li tollerano peggio. In alcuni questi effetti sono particolarmente marcati, in altri meno. Ci sono pazienti che hanno sospeso i farmaci per i motivi più vari, chi era rimasto senza, chi era all’estero e non li ha trovati subito, alcuni non hanno avuto grandissimi effetti neanche con i farmaci che le ho citato, che sono quelli che ne danno di più.
Nei casi più severi come si manifesta la sindrome da sospensione?
Effetti gravissimi nessuno. Ripeto, i sintomi più frequenti sono sensazione di testa vuota, un senso generico e generale di malessere, formicolii. Qualcuno ci descrive questa sensazione come se ci fosse elettricità nelle braccia, della tensione muscolare. Non sono conseguenze clinicamente gravi ma possono essere sintomi soggettivamente fastidiosi.
Quanto tempo tempo possono durare questi effetti?
Dipende dal farmaco. Diciamo che di solito nel giro di un paio di settimane i sintomi vanno completamente via. In maniera progressiva. Sono molto più evidenti appena subito dopo la sospensione, poi col tempo tendono a ridursi e a sparire.
Si dice che l'effetto rebound possa innescare anche disturbi del sonno, insonnia. Ce lo conferma?
Sì, è assolutamente vero
Sono solo gli antidepressivi a dare questa sindrome da sospensione o anche altri farmaci?
Il tipo di sintomi che abbiamo descritto sono tipici di alcuni antidepressivi. Poi ci sono altri farmaci per uso psichiatrico, di altre categorie – non antidepressivi – che possono dare problemi un po’ diversi se sospesi troppo in fretta. Del resto molti altri farmaci di altre classi farmacologiche, cito ad esempio i cortisonici, possono dare problemi anche gravi se sospesi improvvisamente. Molti farmaci implicano una sindrome da sospensione o comunque effetti spiacevoli legati a una sospensione troppo rapida.
Cosa si può fare in caso di effetto rebound?
La prima cosa sarebbe quella di prendere in considerazione l'ipotesi di una sospensione più graduale. Fedez dice che aveva anche degli effetti collaterali da questo farmaco e ha dovuto sospenderlo in fretta. Io non so che farmaco abbia preso, lui non lo dice e non conosco lo specifico. È rara, diciamo così, la necessità di una sospensione netta e improvvisa. Il più delle volte si riesce a fare una sospensione graduale. Forse è meglio gestire un effetto collaterale che una sindrome da sospensione. Per cui, di solito, quando qualcuno discute col proprio psichiatra la presenza di effetti collaterali, lo psichiatra può decidere di ridurre e poi sospendere il farmaco, ma gradualmente. Raramente uno di questi farmaci più a rischio lo si sospende all'improvviso. Io faccio fatica a ricordare dei casi con effetti collaterali così gravi da dover sospendere il farmaco in maniera così improvvisa. Detto questo, ci sono anche strategie farmacologiche – ma qualche volta anche non farmacologiche – per gestire gli effetti collaterali degli psicofarmaci. A volte ci sono, ma possiamo gestirli con determinati comportamenti, come prendere gli psicofarmaci a certi orari, con degli integratori o prendendo per qualche giorno altri farmaci che sono in grado di attenuare questi effetti collaterali.
C'è una statistica su questa sindrome da sospensione? Colpisce più le donne o più gli uomini, a una certa età?
Può colpire tutti. La variabile più importante è il tipo di psicofarmaco
Ad esempio?
Le faccio un nome: Fluoxetina. È un antidepressivo che si può sospendere da un giorno all'altro. Problemi zero. Paroxetina e Venlafaxina sono invece due farmaci che se vengono sospesi di colpo di solito i sintomi li danno. Soprattutto quando se ne prendeva un dosaggio sopra ai 20 milligrammi di Paroxetina e sopra i 150 milligrammi di Venlafaxina.