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Guerra in Ucraina

Cos’è l’avvelenamento elettromagnetico che potrebbe aver colpito Abramovich e i negoziatori ucraini

L’oligarca russo Roman Abramovich e due negoziatori ucraini potrebbero essere stati avvelenati con radiazioni elettromagnetiche. Ecco di cosa si tratta.
A cura di Andrea Centini
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Roman Abramovich
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L'oligarca russo Roman Abramovich e due mediatori ucraini – tra i quali il deputato Rustem Umerov – sarebbero stati avvelenati per il ruolo ricoperto nelle difficili trattative tra Mosca e Kiev, in corso per porre fine alla guerra in Ucraina. Al momento non vi è alcuna certezza di cosa possa essere successo, tra il governo ucraino che parla di “speculazioni”, l'intelligence statunitense che accenna a “fattori ambientali” e fonti vicine al portavoce dell'ex patron del Chelsea che invece confermano l'avvelenamento. In base a quanto indicato dal Wall Street Journal e dall'agenzia di investigazione Bellingcat, i tre si sarebbero sentiti male i primi di marzo, nelle fasi iniziali dei colloqui tra i due Paesi in conflitto. Abramovich sarebbe stato scelto come mediatore proprio dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, col benestare del Cremlino. I principali indiziati dell'avvelenamento sarebbero presunti “falchi / estremisti russi” che avevano l'obiettivo di far naufragare i suddetti negoziati, ma non di uccidere i bersagli. Le dosi utilizzate, infatti, non erano sufficienti a tale scopo; probabilmente servivano solo a spaventarli e farli desistere. Ma con quale agente sono stati attaccati?

I sintomi sperimentati a Kiev da Abramovich, Umerov e dal secondo mediatore ucraino (di cui non è stato diffuso il nome) sono stati infiammazione degli occhi e della pelle e dolore lancinante agli occhi, come riportato da Bellingcat in una serie di “cinguetii” su Twitter. Abramovich avrebbe confermato di aver sperimentato occhi rossi, dolorosa e profusa lacrimazione e desquamazione dell'epidermide, sia del viso che delle mani. Nel corso della prima notte dopo l'avvelenamento le manifestazioni si sarebbero attenuate e tutte le persone colpite hanno poi regolarmente partecipato ai negoziati. Tutti avrebbero bevuto cioccolata e acqua prima di accusare i sintomi. Un quarto negoziatore, che ha consumato le stesse cose, non avrebbe invece sviluppato conseguenze. Alla luce di questi dettagli alcuni esperti hanno avanzato l'ipotesi che il possibile avvelenamento si sia verificato attraverso radiazioni elettromagnetiche, agenti chimici o biologici di natura non confermata. Per quanto concerne la prima ipotesi, potrebbe essere stato usato un meccanismo a base di radiazioni pulsate a radiofrequenza/microonde elettromagnetiche (RF/MW), simile a quello degli strani attacchi acustici ai diplomatici statunitensi nelle ambasciate di Cuba e Pechino, sebbene gli esiti sintomatologici siano diversi.

Le radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti (con cui sarebbero stati colpiti i tre negoziatori) differiscono da quelle ionizzanti, poiché non hanno l’energia sufficiente “per modificare le componenti della materia e degli esseri viventi (atomi, molecole)”, come specificato dall'Arpa Veneto. Ionizzante sta a significare che tale energia ha la capacità di rimuovere un elettrone da un atomo, un processo attraverso il quale si possono determinare mutazioni genetiche e cancro. Le radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti non procurano danni al DNA come fanno le radiazioni emesse da radionuclidi come gli isotopi di Cesio, Plutonio, Polonio etc etc, tutti elementi comunemente associati al rischio radiologico. Noi viviamo costantemente immersi nei campi elettromagnetici – ne emettono anche il computer o lo smartphone che state utilizzando per leggere l'articolo, così come la Terra – e i loro effetti sulla salute sono dibattuti da tempo nella comunità scientifica. Di norma i campi vengono considerati innocui, ma onde concentrate di radiazioni elettromagnetiche potrebbero essere usate come armi. In un articolo dell'Università della California di San Diego – Health si sottolinea che i sintomi sviluppati dai diplomatici statunitensi colpiti alle ambasciate sono compatibili con gli effetti di radiazioni pulsate a radiofrequenza/microonde elettromagnetiche (RF/MW). Le persone colpite hanno sviluppato problemi di sonno, mal di testa, disturbi cognitivi e peculiari sintomi uditivi come ronzii, acufeni e perdita dell'udito. La professoressa Beatrice Golomb, docente di medicina presso l'Università della California, ha specificato che i sintomi dei diplomatici erano affini a quelli di persone colpite da radiazioni elettromagnetiche in Giappone. Avrebbero sviluppato una cosiddetta sindrome da elettroipersensibilità (EHS) a causa di un'esposizione insolita alle radiazioni a radiofrequenza.

Gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche restano comunque ampiamente dibattuti e come specificato in un articolo dall'Agenzia per la Sicurezza e la Protezione Nucleare Australiana (ARPANSA) l'EHS “non ha criteri diagnostici chiari e la scienza finora non ha fornito prove che l'esposizione ai campi elettromagnetici sia la causa”. L'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha comunque classificato i campi elettromagnetici non ionizzanti nella gamma delle radiofrequenze nel gruppo 2B, come potenziali agenti cancerogeni per l'uomo. Lo studio “Possible Effects of Radiofrequency Electromagnetic Field Exposure on Central Nerve System” ha rilevato tra i potenziali sintomi dell'intensa esposizione elettromagnetica il mal di testa, tremori, vertigini, perdita della memoria, perdita della concentrazione e disturbi del sonno. Ci sono differenze significative tra questi sintomi e quelli rilevati nei tre negoziatori, pertanto non tutti gli esperti concordano con la teoria di un attacco elettromagnetico.

La stessa Bellingcat ha sottolineato che l'irradiazione a microonde sia un'alternativa "meno probabile" per l'avvelenamento dei tre negoziatori. L'agenzia specifica in un Tweet che, secondo due esperti e un medico, i sintomi rilevati erano più coerenti con l'azione di un agente chimico. Tra quelli citati vi sono varianti della porfirina, organofosfati e sostanze bicicliche. Si tratta tuttavia solo di ipotesi, poiché non è stato possibile indagare con attrezzatura adeguata nei luoghi in cui si sarebbe verificato l'avvelenamento. Ciò che è certo che è il dosaggio e la tipologia di tossina impiegati “erano probabilmente insufficienti a causare danni mortali, e molto probabilmente avevano lo scopo di spaventare le vittime invece di causare danni permanenti”, come riportato dall'agenzia di investigazione.

Questa vicenda ricorda in parte l'attacco all'ex ufficiale del KGB Alexander Litvinenko, ucciso a Londra nel 2006 con una dose letale di Polonio-210, così come l'avvelenamento del leader dell'opposizione russa Alexei Navalny (colpito con una dose quasi letale dell'agente nervino Novichok infilato negli slip) e il tentato omicidio nel 2018 dell'ex spia russa Sergei Skripal, anch'egli avvelenato col Novichok. Dietro tutti questi casi ci sarebbe stata la mano di agenti segreti russi.

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