Cos’è l’appendicite, sintomi e cura dell’infiammazione che ha costretto Carlos Sainz all’intervento
È notizia delle ultime ore quella dell’intervento di appendicite di Carlos Sainz, il pilota della Ferrari costretto a saltare il GP di Formula 1 a Gedda, in Arabia Saudita. Nella prima giornata di libere, lo spagnolo aveva accusato forti dolori addominali e febbre, inizialmente scambiati per i segni di una gastroenterite, che tuttavia si sono rivelati essere i sintomi di un’appendicite, l’infiammazione a carico dell’appendice, la piccola struttura tubolare che sporge dell’intestino cieco.
L’appendice ha funzioni di difesa per il nostro organismo e ci protegge dalle infezioni intestinali: tuttavia, quando queste infezioni la coinvolgono in maniera eccessiva, può rendersi necessario il ricorso alla chirurgia. L’intervento di asportazione che, nel caso di Carlos Sainz, è perfettamente riuscito, viene generalmente eseguito con un approccio mininvasivo, in regime di anestesia generale, e può richiedere da uno a due giorni di degenza. La tempestività dell’operazione scongiura l’insorgenza di complicazioni, come la perforazione dell’appendice e la peritonite, una grave infezione che interessa tutto l’addome.
Cos’è l’appendicite e come riconoscere l’infiammazione
L’appendicite è l’infiammazione dell’appendice, la piccola struttura tubolare, delle dimensioni di un dito, che sporge dal cieco – la prima parte dell’intestino crasso, vicino all’estremità dell’intestino tenue. Chiamata anche appendice ciecale o appendice vermiforme, questa propaggine rappresenta una difesa per il nostro organismo, perché è sede delle stazioni linfatiche che ci proteggono dalle infezioni.
Le cause per cui l’appendice si infiamma possono essere diverse e non sono sempre identificabili, ma le ragioni dell’infiammazione sono principalmente legate a un’ostruzione dell’apertura – dovuta ad esempio all’accumulo di muco, alla presenza di feci indurite o scorie alimentari – che causa una rapida proliferazione batterica. “L’infiammazione provoca, inizialmente, un gonfiore dell’appendice che, se non si interviene in tempo con terapie farmacologie, può evolvere verso la formazione di pus – spiegano gli esperti – . Se il processo infiammatorio prosegue ulteriormente si può verificare la perforazione dell’appendice”.
Un’altra complicazione dell’appendicite può essere la peritonite, l’infiammazione della membrana che avvolge gli organi addominali (peritoneo), che può essere “circoscritta all’area limitrofa all’appendice, oppure diffusa, nei casi l’appendice si perfora e il contenuto intestinale si diffonde nel peritoneo”.
Quali sono i sintomi dell’appendicite
I primi sintomi di appendicite sono forti dolori addominali, che possono insorgere all’improvviso, in caso di appendicite acuta, o presentarsi in episodi sporadici, in presenza di un’appendicite cronica. Di solito, i dolori sono per lo più localizzati nella parte inferiore destra dell’addome e possono diventare progressivamente più intensi nel giro di poche ore, fino a irradiarsi verso la coscia o il rene destro.
I sintomi di appendicite più frequenti includono:
- Forti dolori addominali
- Febbre e brividi
- Malessere generale
- Mal di stomaco, nausea o vomito
- Stitichezza o diarrea
- Gonfiore dell’addome
Spesso, i sintomi dell’appendicite possono essere confusi con quelli di altre condizioni, come gastroenteriti, infezioni delle vie urinarie e infiammazioni intestinali. “Possono far pensare a coliche conseguenti a un’abbondante mangiata, magari con pietanze irritanti per l’intestino – spiega il professor Giancarlo Micheletto, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio di Milano – . Se a questo dolore importante si associano nausea, vomito, febbre, malessere generale, la cosa più indicata da fare è recarsi al Pronto Soccorso”.
Come si cura l’appendicite
In caso di appendicite, i fermenti lattici e la terapia antibiotica possono aiutare a tenere sotto controllo l’infiammazione, ma non sempre assicurano che l’appendice non si infiammerà nuovamente: non esiste infatti una cura farmacologica che garantisca la certezza della guarigione.
Un valido aiuto per prevenire l’infiammazione è la regolarizzazione delle proprie abitudini alimentari ma se gli episodi di appendicite si ripetono o si riacutizzano, o se al dolore si aggiungono sintomi come febbre, nausea e vomito, è necessario rivolgersi con urgenza al Pronto Soccorso. In tutti i casi, sono da evitare i farmaci antidolorifici che, pur alleviando il dolore, non sono risolutivi e non consentono un corretto esame fisico (palpazione dell’addome) da parte dei medici.
In cosa consiste l’intervento di appendicectomia
L’intervento di appendicectomia (asportazione chirurgica dell’appendicite), necessario quando gli episodi si ripetono o si riacutizzano, qualora sussista un elevato di perforazione o in presenza di infezioni e ascessi, è considerato un’operazione di routine: solo in Italia, ogni anno, si effettuano circa 70mila interventi, generalmente eseguiti con un approccio mininvasivo in laparoscopia (appendicectomia laparoscopica).
Nello specifico, l’appendice viene rimossa mediante l’uso di strumenti introdotti nell’addome – attraverso piccole incisioni (normalmente tre, di circa mezzo centimetro ciascuna) – che vengono manovrati dall’esterno “con un vantaggio non indifferente, ovvero poter osservare con la telecamera inserita anche le aree circostanti – evidenzia il professor Micheletto – . Rispetto al vecchio approccio laparotomico (che implica una più estesa incisione nell’addome, ndr), l’intervento in laparoscopia e la telecamera permettono di visionare tutto l’addome, confermare la diagnosi clinica di appendicite e osservare la presenza di eventuali problematiche”.
L’intervento si svolge in anestesia generale e, in assenza di complicanze, può richiedere uno o due giorni di degenza.