Cos’è la tachicardia parossistica sopraventricolare, il problema al cuore di cui soffre Laura Pausini
Laura Pausini, ospite di Mara Venier a Domenica In, ha confessato di soffrire di un problema al cuore, chiamato tachicardia parossistica sopraventricolare, una condizione le cui cause sono legate a un difetto congenito dell’apparato cardiovascolare. Nel caso della cantautrice italiana, che ha svelato di manifestare episodi fin da quando era bambina, la tachicardia parossistica sopraventricolare si presenta come un’accelerazione improvvisa del battito cardiaco, che a volte si associa a cali di pressione anche importanti. “Mi è venuto mentre presentavo la finale dell’Eurovision Song Contest 2022 – ha rivelato Laura Pausini, specificando i sintomi della sua malattia – . Non è mai stato così forte, sento il cuore che esplode e va fuori dal corpo”.
Cos’è la malattia al cuore di cui soffre Laura Pausini
La tachicardia parossistica sopraventricolare è un tipo di aritmia che si manifesta con un’improvvisa accelerazione del battito cardiaco, contraddistinto da una frequenza maggiore ai 100 battiti al minuto. La sua caratteristica principale è l’insorgenza improvvisa, che la distingue da altre forme di cardiopalmo, nelle quali l’insorgenza è graduale, come nel caso, ad esempio, della tachicardia sinusale.
È chiamata così perché l’accelerazione del battito si origina nel cuore ma non nei ventricoli (da qui il termine “sopraventricolare”, in quanto l’impulso elettrico proviene dagli atri o dal nodo atrio-ventricolare) e si manifesta in forma “parossistica”, cioè con inizio e fine improvvisi, separati da un periodo di frequenza cardiaca veloce ma regolare (120-230 battiti al minuto) che può durare da pochi minuti a diverse ore. La tachicardia parossistica sopraventricolare è più frequente tra i giovani e, generalmente, è percepita come una consapevolezza fastidiosa del battito cardiaco. “È come se il cuore battesse molto forte o molto velocemente” indicano i manuali MSD.
La tachicardia parossistica sopraventricolare si manifesta spesso già in età pediatrica o giovanile, come una condizione più fastidiosa che pericolosa e che, generalmente, non è associata ad altre patologie cardiovascolari.
Le cause della tachicardia parossistica sopraventricolare
La tachicardia parossistica sopraventricolare è causata da anomalie congenite del cuore, quindi da difetti che si sono determinati prima della nascita e, in casi più rari, da una patologia ereditaria. A scatenare l’accelerazione della frequenza cardiaca è un battito cardiaco prematuro, che attiva ripetutamente il cuore a una frequenza elevata.
Ciò significa che, rispetto a un battito cardiaco normale, che inizia con un impulso elettrico proveniente dal nodo del seno – una piccola area nell’atrio destro (camera superiore) del cuore, da dove normalmente si genera l’attività elettrica del cuore – nella tachicardia parossistica sopraventricolare si verifica un “cortocircuito”, dovuto a un percorso elettrico anomalo che consente all’impulso di spostarsi in circolo e ripetere il segnale più e più volte. Di conseguenza, le camere del cuore si contraggono rapidamente, alterando il ritmo cardiaco.
Il “cortocircuito” della tachicardia parossistica sopraventricolare può essere causato da diversi problemi congeniti, a seconda dei quali la ripetizione del segnale ha posizione e comportamento differenti. Si distinguono infatti tre forme di tachicardia parossistica sopraventricolare:
- Tachicardia da rientro nodale: tra tutte, il rientro nodale è la causa più comune di tachicardia parossistica sopraventricolare, che si osserva soprattutto nelle donne. Si verifica quando esiste un piccolo percorso extra all’interno o in prossimità del nodo atrio-ventricolare, la camera di giunzione elettrica tra le camere superiori (atri) e le camere inferiori (ventricoli) del cuore.
L’esistenza di un doppio percorso elettrico, noto come doppia via nodale, fa sì che l’impulso elettrico che entra in questo percorso circoli rapidamente, provocando un battito cardiaco improvviso (parossistico) veloce sia negli atri sia nei ventricoli. - Tachicardia da rientro atrio-ventricolare (sindrome di Wolff-Parkinson-White): si verifica quando esiste un percorso elettrico anomalo tra atri e ventricoli. Rispetto a un cuore normale, in cui l’unica connessione tra le camere superiori e inferiori è il nodo atrio-ventricolare, la presenza di questo percorso in più può favorire un’aritmia da cortocircuito, nota anche come tachicardia atrioventricolare reciprocante. La sindrome di Wolff-Parkinson-White rientra nelle malattie cardiache ereditarie, anche se ad oggi non è ancora stata completamente chiarita la modalità di trasmissione.
- Tachicardia atriale: più raramente, gli atri possono generare impulsi rapidi o circolari anormali: in questo caso si parla di tachicardia atriale, che si verifica quando un sito esterno al nodo del seno produce un impulso elettrico che circola negli atri.
I sintomi della tachicardia parossistica sopraventricolare
La tachicardia parossistica sopraventricolare si manifesta con sintomi derivanti dall’alterazione della funzione cardiaca e può causare cali di pressione, vertigini e mancanza di respiro. La maggior parte delle persone che soffrono di questo problema riportano improvvise accelerazioni della frequenza cardiaca (palpitazioni), con battiti che vengono percepiti come molto forti o molto veloci, respiro affannoso e dolore toracico.
I sintomi più comuni di tachicardia parossistica sopraventricolare comprendono:
- battito cardiaco regolare ma accelerato (da 120 a 230 battiti al minuto) che inizia e si interrompe bruscamente e può durare da pochi minuti a diverse ore.
- palpitazioni (sensazione di battito d’ali nel petto)
- debolezza o affaticamento
- vertigini o stordimento
- svenimento (sincope)
- respiro affannoso e dolore al petto
Come si cura la tachicardia parossistica sopraventricolare
Gli episodi di tachicardia parossistica sopraverntricolare possono essere spesso arrestati mediante una delle varie manovre che stimolano il nervo vago e riducono quindi la frequenza cardiaca. Un esempio è la manovra di Valsava, che si pratica massaggiando l’arteria carotide, generalmente subito efficace dopo l’inizio dell’aritmia. “Queste manovre vengono, solitamente, eseguite o controllate da un medico ma, spesso, i soggetti che soffrono ripetutamente di aritmia imparano a eseguirle da soli” precisano i Manuali MSD.
Qualora tali manovre non risultino efficaci e se l’aritmia provoca sintomi gravi oppure persiste per più di 20 minuti, i medici possono interrompere prontamente un episodio mediante la somministrazione di farmaci per via endovenosa (solitamente adenosina, verapamil o diltiazem). Nei casi più gravi, può rendersi necessaria la cardioversione (il rilascio di una scarica elettrica al cuore). In presenza di sindrome di Wolff-Parkinson-White è consigliabile sottoporsi ad ablazione transcatetere curativa, una procedura chirurgica attraverso cui viene distrutto il tessuto da cui si origina la tachicardia.
Come individuare il problema
La diagnosi di tachicardia parossistica sopraventricolare avviene attraverso una serie di esami, tra cui la visita aritmologica con elettrocardiogramma (ECG), l’elettrocardiogramma dinamico secondo Holder (Holder ECG) e looprecorder.
Tuttavia, l’esame definitivo per la diagnosi di tachicardia parossistica sopraventricolare è lo studio elettrofisiologico, un test che rileva non solo la condizione ma anche la causa precisa, che viene sempre eseguito prima dell’ablazione transcatetere e, solitamente, come parte della stessa procedura.