Cos’è la spirometria, a cosa serve, quando va fatta e quali sono i rischi
Quando un medico sospetta la presenza di determinate patologie respiratorie, in particolar modo condizioni polmonari croniche alla stregua dell'asma o di una broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), può richiedere al paziente di sottoporsi a una spirometria o test spirometrico. Come spiegato dalla Cleveland Clinic, si tratta di un test per verificare la funzionalità polmonare. Più nello specifico, analizza “la quantità di aria che entra ed esce dai polmoni quando respiri”, valutando quindi quanta aria si inspira, quanto si espira e la velocità dell'espirazione.
La spirometria è uno dei più comuni e diffusi esami della funzione respiratoria e si esegue utilizzando uno strumento chiamato spirometro. È considerata una procedura “semplice e non invasiva”, sottolinea l'Istituto Humanitas, tuttavia in rarissimi casi può sfociare in gravi problemi respiratori, come evidenziato dalla Mayo Clinic. A marzo 2024 è balzato agli onori della cronaca nazionale il caso della pizzaiola di Ginosa Monica Bongallino, morta a soli 32 anni dopo essersi sottoposta al test. La giovane ha avuto un malore poco dopo aver effettuato la spirometria ed è poi deceduta. Nel momento in cui stiamo scrivendo le indagini sono ancora in corso, anche per determinare la possibile correlazione tra l'esame respiratorio e il decesso. Ecco cosa sappiamo sul test spirometrico.
Cos'è la spirometria e quando serve
Come specificato, la spirometria o test spirometrico è un esame che il medico può prescrivere quando evidenzia sintomi associati a specifiche patologie respiratorie / polmonari croniche, come le già citate asma e BPCO, ma anche fibrosi polmonare, enfisema e bronchite cronica. Oltre che come esame diagnostico per le suddette condizioni, il test spirometrico può essere eseguito periodicamente per capire se un trattamento farmacologico – come ad esempio quello per la dilatazione dei bronchi – stia dando i risultati sperati, oppure per monitorare l'evoluzione e i cambiamenti nello stato di salute dei polmoni dei pazienti. La spirometria è prevista anche in vista di un intervento chirurgico, per determinare se il paziente ha le capacità respiratorie sufficienti per sopportarlo.
Il test, in sostanza, valuta il volume dei flussi d'aria e la loro velocità durante la respirazione. L'Istituto Humanitas indica che la spirometria completa prevede anche l'analisi del volume totale di aria presente nel polmone, contemplando anche quella che resta all'interno dopo aver espirato del tutto. I parametri valutati hanno nomi specifici; la volumetria dinamica o curva flusso-volume valuta ad esempio la quantità di aria che si riesce a inspirare ed espirare. Tra gli altri figurano la Capacità Vitale Forzata (FVC), il Volume Espiratorio Forzato (FEV) e la Massima Ventilazione Volontaria (MVV). Chiaramente i quantitativi di aria vengono valutati tenendo in considerazione molteplici fattori, tra i quali genere, peso, età e altezza del paziente. L'esame può essere seguito da altri test come quello di broncodilatazione per confermare le diagnosi. Tra i sintomi che possono suggerire al medico di prescrivere una spirometria ci sono il senso di oppressione toracica, la difficoltà a fare un respiro profondo, respiro sibilante e difficoltà respiratorie (dispnea). È sempre il medico dopo una visita a determinare la necessità o meno del test.
Come si esegue il test spirometrico
Il test spirometrico si basa su un dispositivo medico chiamato spirometro, costituito da un boccaglio collegato a tubo più o meno lungo e da un macchinario deputato all'analisi dei flussi d'aria. I moderni spirometri portatili sono miniaturizzati. Durante l'esame vengono applicate delle clip sul naso perché inspirazione ed espirazione vengono valutate solo attraverso la bocca. Dopo aver inserito il boccaglio il paziente viene invitato dal medico medico a fare specifiche manovre respiratorie, più lente / in condizione di riposo oppure sotto sforzo. Dopo una fase di adattamento, in sostanza, si devono fare dei respiri profondi consecutivi, grazie ai quali il macchinario è in grado di valutare la capacità polmonare. Come spiegato dalla Cleveland Clinic, in alcuni casi può essere somministrato anche un medicinale che aiuta ad aprire le vie respiratorie. Non è noto se sia stato somministrato anche alla signora Bongallino durante il proprio test (non si potrebbe escludere, ad esempio, una potenziale reazione allergica). L'esame può durare fino a 30 minuti.
I possibili rischi della spirometria
La spirometria è un esame non invasivo e “generalmente è considerato sicuro”, sottolinea la Mayo Clinic. Tuttavia non è esente da rischi, dato che richiede un certo sforzo. Non è ad esempio raccomandato per le persone che hanno avuto da poco un infarto o soffrono di determinate patologie cardiovascolari. Dopo il test, inoltre, ci si può sentire un po' affaticati (col fiato corto) o avere dei giramenti di testa (vertigini), sintomi che in genere passano rapidamente. In rarissimi casi il test può sfociare in gravi problemi respiratori, come evidenziato dalla Mayo Clinic. Poiché possono essere somministrati farmaci e non esiste un farmaco a rischio zero, tenendo presenti anche le suscettibilità di ciascuno di noi, anche questa fase del test potrebbe comportare potenziali problemi (seppur rari).