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Cos’è la sindrome di Marfan, quali sono i sintomi della malattia genetica e come avviene la diagnosi

La sindrome di Marfan è una malattia genetica che colpisce il tessuto connettivo, causata dalla mutazione del gene che codifica per la fibrillina: i sintomi possono essere da lievi a gravi e includere problemi alle ossa, al cuore, ai vasi sanguigni, agli occhi e ai polmoni. La figlia di Luca Ward e Giada Desideri, ma anche l’attore Plinio Fernando sono tra coloro che convivono con questa condizione.
A cura di Valeria Aiello
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Uno dei segni della sindrome di Marfan è legato alla lunghezza delle dita: il pollice e il mignolo della mano che afferra il polso si sovrappongono / Credit: Staufenbiel I, et al. Wikipedia
Uno dei segni della sindrome di Marfan è legato alla lunghezza delle dita: il pollice e il mignolo della mano che afferra il polso si sovrappongono / Credit: Staufenbiel I, et al. Wikipedia

La sindrome di Marfan è una malattia genetica che colpisce il tessuto connettivo, cioè il tessuto che connette, supporta e sostiene tutti gli altri tipi di tessuto dell’organismo. Proprio per la pluralità di distretti in cui si trova il tessuto connettivo, la sindrome di Marfan può manifestarsi in maniera diversa da persona a persona con sintomi che possono variare da lievi a gravi, anche se i problemi che si riscontrano più spesso riguardano le ossa, il cuore, i vasi sanguigni, gli occhi e i polmoni. Le persone con la sindrome di Marfan possono, ad esempio, avere braccia, gambe e dita di mani e piedi insolitamente lunghe, articolazioni molto flessibili e curvature anomale della colonna vertebrale, anche se le condizioni più pericolose sono a carico del cuore, come la dilatazione dell’aorta (aneurisma aortico).

La causa della malattia è una mutazione del gene FBN1 che codifica per la fibrillina e che, nella maggior parte dei casi, viene ereditata da uno dei genitori, anche se in circa un quarto delle persone con sindrome di Marfan è presente una mutazione “de novo”, cioè assente nel genotipo dei genitori. La figlia di Luca Ward e Giada Desideri, ma anche l’attore Plinio Fernando, noto per aver interpretato Mariangela Fantozzi, sono alcune delle persone che convivono con questa condizione. Tra i personaggi famosi probabilmente affetti dalla sindrome di Marfan vengono annoverati anche Abramo Lincoln, Charles de Gaulle, Niccolò Paganini e il faraone Akhenaton.

Cos’è la sindrome di Marfan

La sindrome di Margan è una malattia genetica multisistemica che colpisce il tessuto connettivo, causata da mutazioni a livello del gene FBN1 che codifica per la fibrillina-1, una glicoproteina che fornisce supporto strutturale portante nel tessuto connettivo e regola la biodisponibilità del fattore di crescita trasformante beta (TGF-β).

Quando il gene della fibrillina presenta mutazioni, alcune fibre e altre componenti del tessuto connettivo subiscono alterazioni che, alla fine, indeboliscono il tessuto stesso. In particolare, la mutazione della fibrillina-1 determina un aumento del TGF-β che contribuisce in modo determinante all’insorgenza delle anomalie tissutali, che a loro volta producono le caratteristiche e i problemi associati alla sindrome di Marfan e ad altre condizioni correlate.

Nella maggior parte dei casi, la sindrome di Marfan è una malattia ereditaria a trasmissione autosomico dominante, per cui è sufficiente che venga ereditata una sola copia del gene mutato da uno dei due genitori (il gene mutato domina sul gene normale) per avere la condizione.

In circa un quarto delle persone, la sindrome di Marfan è tuttavia dovuta a una mutazione “de novo”, cioè una mutazione spontanea che è assente nel genotipo dei genitori. Nel complesso, circa 1 persona su 5.000-10.000 è affetta dalla sindrome di Marfan. In Italia, dove è attiva l’Associazione Sindrome di Marfan, secondo le stime potrebbero esserci tra le 12.000 e le 20.000 persone che convivono con questa malattia.

Quali sono i sintomi della malattia di Marfan

I sintomi della sindrome di Marfan possono manifestarsi in maniera diversa da persona a persona e variare in termini gravità: per questo motivo è anche definita come una malattia genetica ad “espressione variabile”. Alcune persone presentano infatti sintomi lievi o solo pochi sintomi, mentre altre possono mostrare problemi più seri.

Nella maggior parte dei casi, i sintomi diventano evidenti man mano che si verificano cambiamenti nel tessuto connettivo con l’avanzare dell’età e, proprio per la pluralità di distretti in cui si trova il tessuto connettivo – è uno dei tessuti più diffusi e abbondanti dell’organismo – , la sindrome di Marfan può interessare diverse aree del corpo, comprese ossa e articolazioni, ma anche organi, come cuore e polmoni, e altre strutture, come i vasi sanguigni. Segni e sintomi della malattia possono includere:

  • Problemi muscoloscheletrici
    • Braccia, gambe, dita delle mani e dei piedi più lunghe
    • Sterno deformato, spinto internamente o esternamente
    • Curvatura anomala della colonna vertebrale (scoliosi)
    • Articolazioni deboli e che dislocano facilmente, piedi piatti
  • Problemi agli occhi
    • Miopia grave
    • Sublussazione del cristallino
    • Cataratta
    • Distacco della retina
    • Glaucoma
  • Problemi al cuore e ai vasi sanguigni
    • Aneurisma aortico
    • Dissezione aortica
    • Problemi alle valvole cardiache (rigurgito aortico, prolasso della valvola mitrale)
    • Cardiomiopatia, insufficienza cardiaca
    • Ritmo cardiaco anormale (aritmia)
    • Aneurisma cerebrale
  • Problemi polmonari
    • Ansa
    • Enfisema
    • Malattia polmonare cronica ostruttiva (BPCO)
    • Bronchite
    • Polmonite
    • Polmone collassato (pneumotorace)
  • Problemi al sistema nervoso centrale
    • Ectasia durale (ampliamento del sacco durale che circonda il midollo spinale) che può causare:
      • mal di schiena, dolore alle gambe, dolore addominale, altri sintomi neurologici agli arti inferiori o mal di testa

Come avviene la diagnosi

La sindrome di Marfan si sospetta in presenza di segni o sintomi caratteristici della malattia, come arti che in proporzione sembrano troppo lunghi rispetto del corpo, oppure se la sindrome stessa è stata riscontrata in altri membri della famiglia (familiari di primo grado).

La diagnosi si basa su criteri specifici (nosologia di Ghent), relativi al grado di coinvolgimento di particolari organi, come cuore, occhi e ossa, sebbene in molti casi l’identificazione della malattia sia comunque difficile, perché non tutti coloro che hanno di questa sindrome manifestano gli stessi sintomi con la stessa gravità. La conferma della condizione può essere ottenuta dai test genetici, che cercano le mutazioni nel gene FBN1 associate alle sindrome di Marfan e alle sue varianti, come la sindrome dall’aspetto marfanoide e progeroide-lipodistrofia, la sindrome di Weill-Marchesani autosomica dominante e l’ectopia lentis isolata.

Quanto si può vivere con la sindrome di Marfan

In passato, la maggior parte delle persone con sindrome di Marfan moriva tra i 40 e i 50 anni di età, mentre oggi l’aspettativa di vita è più o meno la stessa di una persona sana nei pazienti che ricevono cure mediche appropriate. Questo aumento è probabilmente legato alla prevenzione delle più gravi complicanze cardiache e vascolari, come la dissecazione e la rottura dell’aorta.

Terapie e cure da seguire

Per la sindrome di Marfan non esiste una cura risolutiva ma il trattamento mira a prevenire o risolvere le complicanze pericolose. Farmaci come i beta-bloccanti, tra cui atenololo e propranololo, vengono somministrati per rallentare la frequenza cardiaca e ridurre la forza contrazioni cardiache, quindi per diminuire l’intensità del flusso sanguigno nell’aorta. Tuttavia, in presenza di complicazioni, come la dilatazione dell’aorta o un aneurisma, si ricorre all’intervento chirurgico.

In presenza invece di problemi muscoloscheletrici a carico della colonna vertebrale, è necessario indossare un busto, sebbene l’intervento chirurgico per la correzione della curvatura (scoliosi) sia consigliato in pazienti con curve di 40-50°. Problemi oculari, come il distacco del cristallino o della retina, sono in genere trattati chirurgicamente.

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