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Cos’è la sindrome di Asperger, l’esperto spiega i sintomi: “Non significa avere comportamenti bizzarri”

La sindrome di Asperger è un disturbo dello spettro autistico e in quanto tale presenta alcuni comportamenti tipici dell’autismo, ma a differenza di altre forme presenta alcuni tratti specifici. In occasione della Giornata mondiale della sindrome di Asperger, l’esperto spiega quali sono i sintomi con cui si manifesta e perché può diventare più evidente da adulti.
Intervista a Gian Marco Marzocchi
Professore associato di Psicologia dello Sviluppo presso l'Università di Milano Bicocca e fondatore del Centro per l'Età Evolutiva di Bergamo
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La sindrome di Asperger è un disturbo del neurosviluppo che si fa rientrare nello spettro autistico in quanto presenta alcune caratteristiche tipiche dell'autismo, come difficoltà nelle interazioni sociali e interessi specifici e ristretti. Tuttavia, a differenza di altre forme di autismo, le persone con sindrome di Asperger hanno competenze cognitivo-linguistiche nella norma, motivo per cui questa condizione è considerata una forma di autismo lieve e proprio in quanto tale può mascherarsi più facilmente durante l'infanzia e l'adolescenza e manifestarsi solo in età adulta, quando le interazioni sociali diventano più complesse.

Oggi, anche grazie allo spazio offerto dai social si parla sempre più spesso di autismo e sindrome di Asperger. Tuttavia, come per altre condizioni, come il disturbo di deficit dell'attenzione o iperattività (ADHD), questa maggiore diffusione di informazioni, se da una parte sta contribuendo a rimuovere molti pregiudizi e a normalizzare le neurodivergenze, dall'altra però ha prodotto anche una tendenza all'autodiagnosi, le cui conseguenze rischiano di essere sottovalutate.

In occasione della Giornata mondiale della sindrome di Asperger, Fanpage.it ha intervistato Gian Marco Marzocchi, professore associato di Psicologia dello Sviluppo presso l'Università di Milano Bicocca e fondatore del Centro per l'Età Evolutiva di Bergamo, per fare il punto su cos'è la sindrome di Asperger, in cosa si differenzia dalle altre forme di autismo e perché bisogna diffidare dall'uso fai da te dei test diagnostici.

Perché oggi la sindrome di Asperger si fa rientrare nella categoria generica dell'autismo?

Fino al 2013 il manuale degli psichiatri americani (DSM-IV) distingueva la diagnosi di autismo infantile dalle altre forme tra cui la sindrome di Asperger, poi nell'edizione successiva del manuale (DSM-5) le diverse forme di diagnosi differenziale sono state eliminate e fatte rientrare nell'unica categoria diagnostica dello spettro dell'autismo.

Allora perché si continua a parlare di persone Asperger?

Questo però non significa che la sindrome di Asperger non abbia tratti specifici rispetto alle altre forme di autismo. Per prima cosa, mentre queste sono caratterizzate da difficoltà di linguaggio, di comunicazione o di pragmatica, e circa la metà dei casi anche di difficoltà di carattere cognitivo generalizzato, nella sindrome di Asperger  le capacità linguistico-cognitive non sono compromesse.

Quindi quali sono i tratti specifici della sindrome di Asperger?

La sindrome di Asperger viene definita come una forma lieve di autismo che caratterizza le persone con un buon livello cognitivo e un buon linguaggio. Tuttavia, per la diagnosi di sindrome di Asperger devono essere comunque presenti i due macro criteri alla base della diagnosi di autismo, ovvero le difficoltà di comunicazione e interazione sociale e un repertorio ristretto di interessi e comportamenti peculiari.

Nell'opinione comune si tende ad attribuire la sindrome di Asperger a persone molto brillanti in un campo specifico e con atteggiamenti sociali non convenzionali. Lo si fa anche con personaggi famosi. È davvero così?

Sì e no, nel senso che in questa convinzione comune si mescolano due tratti che non sono necessariamente collegati. Ovvero quello dell'alto potenziale cognitivo e i tratti specifici della sindrome autistica. In termini tecnici si parla di due "eccezionalità" che quando si incrociano fanno più rumore. Ma in realtà l'alto potenziale cognitivo non è per forza un tratto distintivo dell'Asperger: ci sono persone con un'eccezionalità cognitiva – le cosiddette persone "gifted" – ma che non presentano tratti tipici dell'autismo e altre con Asperger che hanno capacità cognitive nella media. Per questo non possiamo affermare che esiste un'associazione diretta.

Ci si può rendere conto di essere Asperger da adulti? I sintomi sono diversi?

Come le altre forme dello spettro autistico, anche per l'Asperger parliamo di un disturbo del neurosviluppo, quindi anche nel caso in cui una persona se ne renda conto crescendo, i sintomi e i tratti tipici erano presenti fin dall'infanzia. Certo, trattandosi di una forma lieve di autismo, rispetto ad altre forme, la presenza di buone competenze e cognitive agisce da fattore protettivo e può mascherare la presenza della sindrome. Anche per questo motivo, molti bambini possono non ricevere la diagnosi pur avendo questa sindrome.

E allora cosa cambia da adulti?

Crescendo, chiaramente aumentano le situazioni relazionali e sociali complesse, che richiedono una maggiore interazione sociale e comprensione dell'altro, rendendo quindi più evidente il gap e le difficoltà della persona con sindrome di Asperger a muoversi in questi contesti.

Alcuni pensano che le persone con Asperger siano molto timide. Ma è davvero così o le difficoltà relazionali di cui parla si riferiscono ad altro?

No, la timidezza è una cosa diversa. Quando una persona è molto timida non si espone e non si relaziona con gli altri perché teme il giudizio degli altri, ma sa cosa dovrebbe dire o come dovrebbe comportarsi in un certo contesto. La persona con autismo ad alto livello cognitivo, comprese quindi le persone con Asperger, invece, a volte non sa proprio quale sia il comportamento più adeguato da mettere in atto.

Inoltre, questa sindrome implica difficoltà nel comprendere cosa provano gli altri: le persone Asperger non riescono a interpretare spontaneamente le loro reazioni o i loro pensieri. Quindi, soprattutto se è presente un elevato livello cognitivo, la persona con Asperger si rende conto di questa difficoltà e questo le procura una sensazione di profondo disagio.

Oggi si parla molto della sindrome di Asperger. Ci sono anche tanti test fai da te online. Cosa ne pensa? 

Da una parte, la diffusione in rete di una serie di conoscenze, informazioni, ma anche di strumenti, può essere un vantaggio per tutti, perché c'è una maggiore consapevolezza collettiva dei tratti specifici delle neurodivergenze e questo può essere utile anche a sdoganare lo stigma di cui per molto tempo sono state vittime le persone con Asperger. Questo significa anche normalizzare alcune specificità comportamentali di questa sindrome, senza far sentire le persone con autismo strane o sbagliate. Alla fine tutti siamo diversi e in questa diversità ci siamo dentro tutti.

Nessun rischio o effetto collaterale?

Ovviamente, un'altra cosa è utilizzare senza cognizione di causa strumenti pensati per essere gestiti da professionisti competenti, medici, psichiatri o psicologi, gli unici che possono formulare una diagnosi affidabile di spettro autistico, compresa la sindrome di Asperger. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di una diagnosi psicopatogica: avere la sindrome di Asperger non significa essere una persona un po' particolare o bizzarra, ma si tratta di una condizione che può causare una serie di conseguenze negative nell'adattamento al contesto sociale e quindi anche sulla qualità della vita di una persona. Autodiagnosticarsi l'Asperger, trattandolo per di più come una specie di vanto, non è rispettoso nei confronti di chi ha veramente questa condizione e conosce la sofferenza che ne può derivare.

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