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Cos’è la “Sindrome del cuore in vacanza” e perché sono a rischio i giovani che bevono alcol

Uno studio condotto su 200 giovani che hanno consumato molto alcol ha fatto emergere rischi severi per la salute cardiaca. Riscontrati fibrillazione atriale, tachicardia ventricolare e persino blocco cardiaco durante il consumo delle bevande alcoliche e soprattutto nel periodo di recupero. Sono i segnali di una “Sindrome del cuore in vacanza”.
A cura di Andrea Centini
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La cosiddetta “Sindrome del cuore in vacanza” (Holiday Heart) è stata descritta per la prima volta oltre 40 anni fa, una condizione caratterizzata da aritmie cardiache innescate dal consumo eccessivo di alcol. Come indicato dalla Mayo Clinic, viene associata anche all'abuso di sale, zuccheri, caffeina e pasti abbondanti nelle occasioni di festa (non a caso se ne torna spesso a parlare durante le festività natalizie), ma in generale ci si riferisce a questa condizione soprattutto in relazione al consumo di bevande alcoliche, come nel famigerato binge drinking. La Sindrome del cuore in vacanza fu descritta alla fine degli anni '70 dal dottor Ettinger dopo aver analizzato i casi di oltre venti pazienti ricoverati per fibrillazione atriale, emersa per aver alzato troppo il gomito.

Nonostante se ne parli da decenni, i dati sul modo in cui il consumo eccessivo di alcol influenza il nostro cuore non sono sufficientemente approfonditi, per questo gli scienziati hanno voluto vederci chiaro con uno studio ad hoc "sul campo". In parole semplici, hanno analizzato in tempo reale cosa succede al battito cardiaco di individui volontari che consumano molto alcol. A condurre lo studio è stato un team di ricerca tedesco guidato da scienziati del Dipartimento di Medicina dell'Ospedale Universitario LMU di Monaco di Baviera, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti. Fra quelli coinvolti la Task Force sulle Malattie Infettive della Bavarian Health and Food Safety Authority, il German Centre for Cardiovascular Research (DZHK) e altri.

I ricercatori coordinati dai professori Stefan Brunner e Moritz F. Sinner si sono concentrati su oltre 200 giovani volontari per i quali si prevedeva una concentrazione di alcol nel respiro (BAC) maggiore o uguale a 1,2 g/kg rilevata con l'etilometro, scaturita da un consumo eccessivo di bevande alcoliche durante feste e simili. Hanno monitorato tramite dispositivi elettrocardiografici (ECG) portatili la frequenza cardiaca e altri parametri dei partecipanti nell'arco di 48 ore e in vari momenti: prima della festa; durante il consumo di alcol; nel periodo di recupero post bevute; e in due momenti di controllo 24 ore dopo il consumo e il recupero. Dall'analisi dei dati è emerso un quadro preoccupante sulle anomalie del battito cardiaco che possono emergere a causa del consumo di alcol.

Nello specifico, nel cinque percento dei giovani (tutti considerati sani e in perfetta salute) sono emerse aritmie cardiache clinicamente rilevanti, soprattutto nella fase di recupero. Sono state osservate sia fibrillazione atriale, cioè battito anomalo negli atri, che tachicardie ventricolari (anomalie nei battito ventricolare), con frequenze che in alcuni casi sono risultate essere superiori a cento pulsazioni al minuto. Nei casi più preoccupanti, un ragazzo di 26 anni senza storia di fibrillazione atriale ha sviluppato la condizione 13 ore dopo aver smesso di bere alcol: è durata per quasi un'ora e mezza. Una ragazza di 29 anni ha invece sviluppato un blocco cardiaco di terzo grado di ben 15,4 secondi. In questa condizione, come spiegato dalla Johns Hopkins University, c'è “un'interferenza con i segnali elettrici che di solito si spostano dagli atri ai ventricoli”. Nel caso di quello di terzo grado, il più grave, “i segnali elettrici non passano affatto dagli atri ai ventricoli, c'è un fallimento completo della conduzione elettrica” nel cuore.

“I dati hanno rivelato un aumento della frequenza cardiaca e un eccesso di tachicardie atriali con l'aumento dell'assunzione di alcol”, spiegano Brunner e colleghi. “L'analisi della variabilità della frequenza cardiaca ha indicato una modulazione autonoma con attivazione simpatica durante il consumo di alcol e il successivo ‘periodo di recupero', seguito da una predominanza parasimpatica in seguito. I complessi atriali prematuri si sono verificati significativamente più frequentemente nei ‘periodi di controllo', mentre i PVC (complessi ventricolari prematuri NDR) erano più frequenti nel ‘periodo di consumo di alcol'”, hanno chiosato gli esperti.

I risultati evidenziano che l'abuso di alcol può avere un impatto significativo sul ritmo cardiaco, con conseguenze sul lungo termine da non sottovalutare. Uno studio pubblicato su The Lancet nel 2022 era giunto alla conclusione che i giovani non dovrebbero mai bere alcol, perché questa sostanza comporta solo rischi per la salute e nessun beneficio al di sotto di una certa età. Dopo i 40 anni si può bere ma con moderazione, secondo gli studiosi. I dettagli della nuova ricerca “Acute alcohol consumption and arrhythmias in young adults: the MunichBREW II study” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica European Heart Journal.

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