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Cos’è la schiuma che vediamo in mare e perché non sempre è “inquinamento”

Durante il periodo estivo non di rado si osserva la presenza di schiuma in mare. Spesso tendiamo ad associarla all’inquinamento di origine antropica, ma non sempre è così.
A cura di Andrea Centini
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Credit: ARPA Campania (ARPAC)
Credit: ARPA Campania (ARPAC)

Il mare costiero non sempre si presenta limpido, cristallino e azzurro come ci aspetterebbe nelle condizioni ideali, ma spesso può essere solcato da schiume e mucillagini che lo rendono decisamente meno “appetibile” per tuffi e nuotate estive. In genere quando queste masse si palesano si pensa immediatamente all'inquinamento di origine antropica, tuttavia nella maggior parte dei casi si tratta di fenomeni naturali legati agli organismi marini. Talvolta, naturalmente, il fattore scatenante è proprio legato all'impatto dell'essere umano, in grado di danneggiare non solo la balneabilità di un tratto costiero, ma anche il prezioso e delicato ecosistema marino che lo caratterizza. Ecco cosa sono queste schiume e quando è opportuno preoccuparsi.

Per schiuma si intende innanzitutto un materiale composto da gas disperso in un liquido (o in un solido), per questo motivo si presenta sotto forma di bolle piene d'aria. I saponi che utilizziamo al bagno sono ricchi di agenti tensioattivi in grado di ridurre la tensione superficiale dell'acqua, quella forza che tiene insieme le molecole del fluido generando una sorta di pellicola nello strato più elevato. È per questo motivo che agitando l'acqua ricca di sapone l'aria si mescola più agevolmente e dà vita a grandi quantità di schiuma, gradevoli in una vasca da bagno ma per nulla in un ambiente naturale come il grande blu. In mare non è comunque necessario un sapone o un qualsiasi inquinante umano per generare la schiuma; ci sono infatti diverse sostanze naturali prodotte da organismi marini in grado di agire come tensioattivi e dunque favorire la formazione di bolle, sotto la spinta dell'azione meccanica del vento, delle onde e magari del passaggio delle imbarcazioni.

Come specificato dall'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania (ARPAC), in alcuni casi le bolle della schiuma invece di sparire rapidamente possono perdurare per diverse ore o addirittura per giorni, spingendoci a pensare che in acqua possa esserci qualche composto chimico inquinante prodotto dall'uomo, ma in genere non è così, come dimostrano le costanti analisi condotte dagli esperti. I principali responsabili sono infatti i numerosissimi microorganismi che popolano l'acqua marina. Questi ultimi possono comunque reagire alla presenza eccessiva di nutrienti e altre sostanze organiche in grado di favorire esplosioni algali e altri fenomeni alla base delle schiume, più o meno stabili in base alle condizioni presenti.

“La stabilità della schiuma che si forma in mare dipende dal tipo di sostanze e dal tipo di organismi che si trovano in acqua, in genere è associata ad elevate concentrazioni di sostanza organica (incluse proteine, lignine e lipidi) derivanti da fioriture microalgali o da alghe macrofite. La composizione di schiuma in mare è generalmente una miscela di materiali organici decomposti, compreso zooplancton, fitoplancton, alghe (comprese le diatomee), batteri, funghi e protozoi. Questi composti possono agire come tensioattivi o agenti schiumogeni e conferiscono stabilità alla schiuma in mare”, spiega l'ARPAC nel suo documento.

La stagionalità delle schiume, più comuni nei periodi caldi dell'anno, è invece legata anche al fatto che il maggior irraggiamento solare in primavera e in estate determina una maggiore produzione di fitoplancton e con essa le sostanze alla base del materiale. La maggiore abbondanza nel pomeriggio è invece dovuta a cambiamenti nelle direzioni delle correnti (brezza marina) che favorisce il trasporto di schiume e possibili detriti / rifiuti sotto costa nella seconda parte della giornata. In genere la schiuma bianca è quella considerata meno pericolosa (ma non sempre è così), mentre quelle gialle e marroni, spesso accompagnate da cattivo odore, sono legate alla decomposizione di alghe marine e altri composti organici.

Ma quanto sono pericolose queste schiume? Come evidenziato dall'ARPAC, “la schiuma intrinsecamente non costituisce un pericolo per l’uomo, ma per la sua stessa natura può concentrare sostanze inquinanti presenti in mare come idrocarburi, tensioattivi sintetici, pesticidi ed erbicidi e, in alcuni casi, può essere associata a fioriture microalgali tossiche”. Tra le alghe che possono dar vita a schiume potenzialmente tossiche vi è la specie Ostreopsis ovata, le cui esplosioni (bloom) sono costantemente sotto osservazione degli esperti.

I fenomeni squisitamente naturali possono essere resi sensibilmente più pericolosi dall'intervento umano sia per l'ambiente marino che i bagnanti. Basti ricordare cosa accade nelle famigerate “zone morte”, come quella innanzi al Golfo del Messico, dove la costante immissione di pesticidi, fertilizzanti e altri composti chimici azotati / nutrienti derivati principalmente dal settore agricolo (che arrivano in mare attraverso il fiume Mississippi) creano enormi esplosioni di alghe. Una volta in decomposizione questi organismi rimuovono l'ossigeno da ampi tratti di mare rendendoli di fatto sterili, privi di vita (da qui il nome "zone morte").

Anche l'arrivo di acque reflue / nere può comportare problemi alla qualità dell'acqua marina, ad esempio a causa della significativa concentrazione di batteri fecali come l'Escherichia coli. Come spiegato al Corriere del Mezzogiorno dal biologo marino Maurizio Simeone, presidente del CSI Gaiola, in alcune aree marine del napoletano l'acqua è stata ricoperta da schiume a causa del bloom fitoplanctonico. “È una esplosione di microalghe e fitoplancton favorita dal massiccio afflusso di nutrienti da terra come azoto e fosforo. Concime che, in presenza di luce prolungata e scarsa circolazione delle correnti, determina quello che vediamo. Comprese le striature marroni che non sono liquami, ma mucillagine”, ha specificato l'esperto. Il fenomeno potrebbe essere stato innescato dalle abbondanti piogge delle ultime settimane e dallo sversamento in mare delle acque provenienti dalla rete fognaria.

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