Cos’è la polvere rosa che ha ricoperto Los Angeles: perché non la vediamo quasi mai in Italia dopo gli incendi
Le ville lussuose, i viali, le colline e i boschi: nelle ultime ore, tutto nelle aree di Los Angeles vicine agli incendi devastanti, che nell'ultima settimana hanno bruciato 160 chilometri e ucciso almeno 25 persone, si è colorato di un rosa brillante quasi fluo.
Le foto della contea sembrano arrivare dal set di un film post-apocalittico, ma in realtà lo strano colore che ha ricoperto ogni cosa a Los Angeles ha una causa ben nota, oltre a uno scopo specifico: il colore si deve a una sostanza chimica, il Phos-Chek, un ritardante di fiamma a lungo termine utilizzato dai vigili di fuoco nel contrastare gli incendi. Da quando le fiamme hanno iniziato a distruggere la contea infatti decine di aerei stanno cospargendo l'area con questo prodotto per cercare di rallentare la corsa delle fiamme.
Cos’è la polvere rosa usata a Los Angeles e perché ha questo colore
Il Phos-Chek, prodotto dall'azienda Perimeter, è il principale prodotto ritardante di fiamma utilizzato dal Dipartimento Forestale e Protezione Antincendio della California. Si tratta di un nome noto ormai da anni: questo prodotto venne infatti utilizzato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1963. La sua composizione esatta è tutt'oggi un segreto industriale, ma secondo i suoi produttori sarebbe formato per l'80% di acqua, per il 14% di sali di tipo fertilizzante, per il 6% di agenti coloranti e inibitori della corrosione.
Queste sostanze vengono infatti sparse sulle aree colpite o minacciate da grandi incendi perché – spiega il Servizio Forestale degli Stati Uniti – "rallentano la velocità di propagazione, raffreddando e ricoprendo i combustibili, togliendo l'ossigeno dalle fiamme e rallentando la velocità di combustione, in quanto i sali inorganici del ritardante modificano il modo in cui questi bruciano".
Anche il colore non è casuale: quel rosa così riconoscibile serve proprio agli aerei antincendio dei vigili del fuoco per individuare più facilmente le zone a rischio. Inoltre, sebbene sia così vistoso, il colore può essere rimosso: per riuscirci però l'area cosparsa della sostanza deve essere lavata nell'arco di pochi giorni, con acqua calda e sapone delicato se di piccole dimensioni o con idropulitrici per aree più estese.
I dubbi sulla sicurezza per l'ambiente e gli animali
Tuttavia, negli anni, in più occasioni sono state sollevati dubbi sulla sicurezza ambientale del prodotto, soprattutto se non correttamente smaltito. Nel 2022 l'agenzia federale è stata accusata dal Servizio Forestale per l'Etica Ambientale di gettare le sostanze ritardanti nei fiumi contaminandone l'acqua e mettendo in pericolo la fauna selvatica. Proprio gli animali, in caso di incendi, sono tra le prime vittime delle fiamme, come sta succedendo adesso a Los Angeles.
Tuttavia, alla fine al Servizio Forestale è stato concesso di continuare a utilizzare il prodotto mentre è in attesa di ricevere l'autorizzazione dell'Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (EPA). Inoltre per legge, la polvere non può essere usata in luoghi particolarmente a rischio, ad esempio se si tratta di aree habitat di specie a rischio.
Cosa viene utilizzato in Italia in caso di incendi
Anche i vigili del fuoco in Italia e in Europa si avvalgono di ritardanti di fiamma per contrastare le fiamme in caso di grandi incendi. Tuttavia, i ritardanti a lungo termine sono piuttosto costosi, per questo spesso si preferisce ricorrere a delle alternative, come le schiume antincendio (o schiumogeni antincendio), spiega il portale della Commissione Europea.
Si tratta di prodotti chimici ottenuti da una composizione di acqua, aria e liquido schiumogeno, che assorbendo l'ossigeno e raffreddando le superfici a contatto con le fiamme ne rallentano la propagazione.
La schiuma antincendio "come ritardante a breve termine è molto più economica da impiegare e aumenta l’efficienza dell’acqua nello spegnere le fiamme", anche se "la sua efficacia e durata sono inferiori rispetto ai ritardanti a lungo termine", aggiunge il portale della Commissione europea. Per far fronte a questi limiti, senza dover ricorrere ai ritardanti a lungo termine, negli ultimi tempi anche la stessa Unione Europea ha finanziato dei progetti di ricerca per sviluppare nuove tecnologie che permettano di sfruttare al meglio questi prodotti.