Cos’è la poliomielite: cause, sintomi e cura della malattia infettiva che paralizzò Paul Alexander
La poliomielite è una grave malattia infettiva che colpisce il sistema nervoso, causata da un virus capace di distruggere le cellule neurali: può determinare sintomi anche molto gravi, come forme di paralisi irreversibili. Nel 1952 un'epidemia di poliomielite colpì gli Stati Uniti, facendo ammalare più di 20.000 persone, soprattutto bambini. Uno di questi era Paul Alexander, l'uomo con il polmone di acciaio, com'era stato rinominato, morto a Dallas, in Texas, all'età di 78 anni, il 12 marzo 2024. Di questi più di 70 li ha trascorsi all'interno di una sorta di capsula in acciaio che gli permetteva di respirare, dopo che la paralisi indotta dalla malattia aveva colpito i muscoli dei polmoni, rendendogli impossibile respirare autonomamente.
Nonostante ogni previsione medica, Paul è sopravvissuto alla malattia, ma la paralisi muscolare che gli causò lo ha costretto a vivere per più di 70 anni all'interno del polmone di acciao che in quel lontano 1952 gli salvò la vita. Sebbene piuttosto rara, la paralisi irreversibile è uno dei sintomi più gravi della poliomielite. L'invenzione di un vaccino nel 1950 ha permesso di limitare le infezioni in tutto il mondo. Oggi, è considera una malattia ara in Occidente, ma ancora esiste in forma endemica in alcuni Stati del mondo, come l'Asia e la Nigeria.
Cos'è la poliomielite e come si trasmette il virus
La poliomielite è una malattia infettiva che colpisce il sistema nervoso centrale e che attacca soprattutto i neuroni motori del midollo spinale. È per questo che si chiama "poliomielite": dal greco "poliós", che significa "grigio", e "myelós", che si riferisce a midollo spinale, mentre il suffisso "-itis" indica l'infiammazione. I sintomi che causa possono essere anche molto gravi, e nei casi estremi perfino fatale. La malattia può essere molto contagiosa, l'infezione avviane tramite il contagio oro-fecale e colpisce soprattutto i bambini.
Le cause della poliomielite
La poliomielite è causata da tre tipi di polio-virus (1,2 e 3). Si tratta di virus appartenenti al genere degli enterovirus: questo è capace di invadere il sistema nervoso in pochissimo tempo, bastano poche ore, e distruggere le cellule neurali, causando così forme di paralisi, più o meno gravi ed estese.
Normalmente, la parte più colpita sono le gambe, i cui muscoli perdono tono facendole diventare flaccide. Se la paralisi tocca tutti gli arti la persona può anche diventare tetraplegico.
La forma più grave il virus può paralizzare anche i muscoli innervati dai nervi craniali, andando a intaccare la capacità di parlare, di ingerire e perfino quella di respirare. È proprio nel tentativo di salvare la vita alle persone colpite da questa forma che negli anni '20 del ‘900 è stato inventato il "polmone d'acciaio", lo stesso utilizzato nel caso di Paul Alexander.
Quali sono i sintomi e le persone più colpite
La poliomielite è anche detta "polio" o "paralisi infantile". Sono infatti i bambini sotto i cinque anni i più colpiti dalla malattia. Tuttavia, è bene specificare che solo raramente le persone infettate manifestano i sintomi: solo l’1% dei malati di polio sviluppano la paralisi, il 5-10% sviluppa una forma di meningite asettica, nel restante 90% la malattia si manifesta come una comune influenza o infezione virale. Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), una infezione su duecento degenera in paralisi irreversibile e il 5-10% dei malati muore in seguito a paralisi polmonare.
Non esiste cura per la poliomielite: come si previene il virus
La poliomielite ha rappresentato un problema sanitario importante nel ‘900: dopo essere stata registrata in forma endemica per la prima volta in Europa a inizio secolo e poco dopo negli Stati Uniti, nei decenni successivi ci sono state diversi focolai in tutto l'Occidente. La peggiore negli Stati Uniti fu quella del 1952, che causò 21.000 infezioni – in quell'anno si è ammalato anche Paul Alexander -, mentre in Europa la peggiore, nel 1958, fece registrare 8 mila negli Stati Uniti.
Dove esiste ancora la poliomielite
La malattia è molto contagiosa e si trasmette per via oro-fecale, ovvero ingerendo acqua o cibi contaminati, tramite la saliva anche per contatto indiretto, tramite starnuti o colpi di tosse. Tutt'ora non esiste una cura, ma grazie all'introduzione dei vaccini è stato possibile eradicare la poliomielite in Europa ed è ormai molto rara in tutto l'Occidente: l’ultimo caso americano risale al 1979 e quello negli Stati Uniti nel 1982.
Tuttavia, in forma endemica esiste ancora in alcuni Paesi del mondo, come Afghanistan, Nigeria, Pakistan. L'obiettivo dell'Oms è eliminarla completamente attraverso le campagne vaccinali, com'è stato possibile fare con il vaiolo nel 1980.