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Cos’è la peste suina africana: come si trasmette, i rischi per l’uomo e quanto è diffusa in Italia

La peste suina africana è una malattia infettiva virale che colpisce maiali e cinghiali. La forma più virulenta è letale al 70% e uccide entro un paio di giorni. Il virus responsabile non si trasmette all’uomo e non c’è alcun rischio per la nostra salute, tuttavia il patogeno può provocare significativi danni socio-economici. Ecco cosa sappiamo sulla peste suina africana e dove è diffusa in Italia e nel mondo.
A cura di Andrea Centini
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La peste suina africana, conosciuta anche con l'acronimo di PSA, è una patologia infettiva che colpisce i suini (maiali e cinghiali) ed è trasmessa dal virus della peste suina africana o ASFV (african swine fever virus). Come spiegato dall'Istituto Zooprofilattico delle Venezie (IZSV), si tratta di un virus a DNA del genere Asfivirus appartenente alla famiglia Asfarviridae. Il patogeno è molto contagioso per i suidi, ma è totalmente innocuo per l'uomo, che non ne viene infettato. In Italia la malattia circola nelle popolazioni di cinghiali selvatici e negli allevamenti di maiali sin dal 1978, ma fino al 2022 è stata confinata nella sola Sardegna.

Dall'inizio di quell'anno in avanti è stata rilevata in diverse regioni, dal Nord al Sud. Il virus si diffonde tramite il contatto diretto tra animali infetti e sani, attraverso la contaminazione di mangimi e oggetti che entrano negli allevamenti (stivali, abiti da lavoro, ruote dei trattori etc etc) e il morso di zecche molli infette dove presenti, come spiega l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (ESFA). Per questo sono state introdotte restrittive norme di biosicurezza. Il virus resta attivo a lungo nelle carcasse degli animali morti e resiste al congelamento, pertanto può persistere nei prodotti derivati (ad esempio salumi), pur non rappresentando alcun pericolo per la salute umana. Tra i sintomi osservati negli animali figurano febbre alta, perdita di appetito, difficoltà respiratorie, vomito, diarrea con sangue ed emorragie cutanee. La mortalità è molto elevata.

Nel momento in cui stiamo scrivendo, il 3 settembre 2024, sono attivi in Italia 24 focolai, dei quali 18 in Lombardia, cinque in Piemonte e uno in Emilia Romagna. Il Commissario Straordinario alla peste suina africana Giovanni Filippini ha dichiarato all'ANSA che è in corso un'ondata epidemica. Non è considerata una situazione "drammatica", ma sicuramente molto preoccupante. Non solo per la salute dei suini, ma anche per i danni socio-economici che derivano da abbattimenti, restrizioni sugli spostamenti degli animali e soprattutto esportazione dei prodotti. Secondo le stime di Assica (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi), da quando il virus si è diffuso nell'Italia continentale i blocchi all'export hanno determinato dai 20 ai 30 milioni di Euro di danni al giorno, arrivando a mezzo miliardo fino ad oggi. A peggiorare la situazione il fatto che non è disponibile un vaccino contro la peste suina africana.

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Cos'è la Peste Suina Africana e quali sono gli effetti del virus

Come suggerisce il nome, la peste suina africana è una malattia infettiva che colpisce esclusivamente la famiglia dei suidi, della quale fanno parte il maiale domestico (Sus scrofa domesticus), il cinghiale selvatico (Sus scrofa) e altri animali. È causata dal virus della peste suina africana. Fino alla fine degli anni '70 la malattia era presente solo nell'Africa subsahariana, poi, dopo aver raggiunto anche la Sardegna, si è diffusa in Europa e in altri continenti in tempi più recenti. Nota anche come PSA o ASF (acronimo di African Swine Fever), la patologia può colpire gli animali nella forma acuta, subacuta o cronica. È altamente contagiosa e ha una mortalità estremamente elevata, che arriva al 70 percento per la forma più virulenta.

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Non esistono vaccini o cure, dunque quando essa si manifesta in un allevamento, l'unico modo previsto per arrestarne la diffusione è l'abbattimento dei capi, con tutto ciò che ne consegue in termini di danni. Non solo economici e sociali. A settembre del 2023 fece il giro d'Italia la notizia dell'uccisione dei maiali del Progetto Cuori Liberi di Sairano, nel cui rifugio si era diffuso il virus. Ci furono proteste in tutta Italia perché il santuario ospitava animali d'affezione, salvati dallo sfruttamento e non destinati in alcun modo alla filiera della carne. Da allora si è discusso con vigore sulle tutele speciali da destinare a questi specifici luoghi. Un caso analogo si è rischiato alla Sfattoria degli Ultimi a Roma, dove per mesi si è temuto l'abbattimento degli animali.

Come specificato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), la peste suina africana – simile alla peste suina classica, ma causata da un altro virus – determina negli animali febbre, perdita di appetito, aborti, emorragie (visibili su orecchie e fianchi) e altri sintomi che possono suggerirne la sua presenza. Nelle forme meno aggressive, tuttavia, i suini possono non manifestarli. Il decesso dell'animale avviene in una decina di giorni per la forma acuta. L'Istituto Zooprofilattico delle Venezie (IZSV) indica che la morte avviene improvvisamente entro un paio di giorni dalla comparsa dei primi sintomi, in alcuni casi ore.

Come si trasmette la peste suina: cause e contagio

La peste suina africana, come indicato, è temuta soprattutto per la sua elevatissima contagiosità. La trasmissione tra gli animali può avvenire per contatto diretto; attraverso l'ingestione di prodotti alimentari infetti (compresi scarti di cucina); contatto con oggetti contaminati dal virus; e morsi di zecche infette. Come specificato dall'EFSA, i metodi di diffusione della malattia più significativi sono la circolazione di animali colpiti dal virus e quella di prodotti alimentari contaminati, così come lo smaltimento non regolamentare delle carcasse. Il Ministero della Salute sottolinea che anche i cinghiali selvatici che si avvicinano alle aree antropizzate possono rappresentare un rischio concreto di diffusione della patologia.

Per arginarlo sono state introdotte diverse e rigorose norme a livello europeo. Si raccomanda ad esempio di non introdurre nel territorio della UE prodotti a base di carne suina provenienti dai Paesi interessati privi dell'apposito bollino sanitario ovale; di smaltire i rifiuti alimentari in contenitori chiusi e sigillati; e di evitare di lasciare scarti alimentari accessibili ai cinghiali selvatici. Il rispetto delle norme di biosicurezza, la disinfestazione regolamentare di strumenti e veicoli e la notifica ai servizi veterinari di sintomi ascrivibili alla peste suina africana (oltre che di morie di animali) sono obblighi degli allevatori.

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La peste suina può infettare l'uomo? I rischi

Come indicato, la peste suina africana colpisce esclusivamente i suini e il virus non è in grado di compiere il salto di specie, lo spillover, dunque non può infettare uomo. In parole semplici, ne siamo immuni. Il virus, inoltre, viene completamente debellato con la cottura della carne a una temperatura superiore ai 70 °C. Il pericolo principale per l'uomo, come specificato, è rappresentato dagli enormi danni socioeconomici che i focolai di questa malattia infettiva riescono a produrre quando si manifesta gli allevamenti.

I sintomi negli animali

Esistono vari ceppi del virus della peste suina africana e la sintomatologia può essere molto variabile. Possibili anche casi asintomatici. Nella forma acuta, che non è distinguibile dalla comune peste suina, si possono riconoscere i seguenti sintomi: febbre elevata, difficoltà respiratorie, perdita di secrezioni da naso e occhi, disturbi gastrointestinali come vomito e diarrea con sangue. Possibile anche una perdita di equilibrio e coordinazione dei movimenti. Le femmine incinte possono abortire. Un altro sintomo caratteristico è la presenza di emorragie cutanee, in particolar modo sulle orecchie, ben visibili nei maiali ma più difficilmente nei cinghiali. La malattia, come indicato, è letale nel 70 percento dei casi e la morte sopraggiunge rapidamente e improvvisamente dopo la comparsa dei sintomi, anche solo dopo alcune ore.

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Dove è diffusa la Peste Suina in Italia e nel mondo

Rilevato per la prima volta nell'Africa subsahariana esattamente un secolo fa, il virus della peste suina africana in pochi decenni si è rapidamente diffuso in diversi Paesi, compresi quelli dell'Unione Europea come Portogallo, Spagna e Italia. Nel nostro la malattia è stata presente esclusivamente in Sardegna – con i primi focolai noti risalenti al 1978 – fino all'inizio del 2022. Da allora è stata rilevata anche in Liguria, Piemonte, Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, Calabria, Campania e Basilicata, come indicato dal bollettino epidemiologico nazionale. Attualmente, come specificato, sono attivi 24 focolai "infiammati" da un'ondata epidemica, una situazione considerata preoccupante per il settore agroalimentare.

Il Ministero della Salute specifica che una forte epidemia è stata riscontrata in diversi Paesi dell'Europa dell'Est a partire dal 2014, tra i quali Lettonia, Polonia, Romania, Ungheria, Bulgaria e Repubblica Ceca. Nel 2018 sono stati registrati i primi casi anche in Belgio e Cina, come sottolineato dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche. Col passare del tempo il virus della peste suina africana ha continuato a espandersi in diversi Paesi del Sud Est Asiatico, come Cambogia, Vietnam e Laos. Oggi è presente anche nel Paese oceanico della Papua Nuova Guinea e in diversi stati del continente americano.

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