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Cos’è la pertosse, quali sono i sintomi e perché stanno aumentando i casi tra i bambini

All’inizio del 2024 è stato registrato uno spaventoso aumento di casi di pertosse in Italia, pari all’800% in più rispetto al 2022 e 2023. Tre piccoli sono già deceduti a causa della grave infezione respiratoria. Quali sono i sintomi della malattia, come si tramette e perché si sta verificando questo boom di infezioni.
A cura di Andrea Centini
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La pertosse, specifica l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), è una malattia infettiva provocata da un batterio chiamato Bordetella pertussis. Il sintomo più caratteristico della patologia, come suggerisce il nome, è una tosse persistente che può durare diverse settimane o mesi, associata a significative secrezioni nasali (rinorrea). È conosciuta anche col nome di tosse asinina a causa del cosiddetto “urlo della pertosse”, un'inspirazione prolungata a conclusione di una serie di colpi di tosse parossistica o spasmodica, indicano gli autorevoli Manuali MSD per operatori sanitari. Si tratta di una malattia ubiquitaria presente solo nell'essere umano: non esistono infatti serbatoi animali non umani. È una malattia tipicamente associata all'infanzia, molto contagiosa e potenzialmente mortale, soprattutto nei neonati. In questa fascia di età, infatti, l'infezione respiratoria ha una mortalità che arriva all'1,5 percento.

Cos'è la pertosse

La pertosse è una malattia infettiva estremamente contagiosa provocata dal batterio Bordetella pertussis, un coccobacillo Gram negativo. L'infezione è diffusa ovunque, ma grazie alla vaccinazione è tenuta sotto controllo in larga parte dei Paesi. I rischi maggiori sono proprio per le popolazioni non vaccinate. Sebbene sia considerata pericolosa per i più piccoli – la maggior parte dei decessi si concentra fra i bimbi al di sotto di un anno di età – la pertosse può essere mortale anche negli anziani e negli adulti fragili. Circa il 50 percento delle infezioni riguarda gli adulti. Le principali complicanze sono gravi broncopolmoniti e problematiche a livello cerebrale, come edema, emorragia ed encefalite (infiammazione al cervello). Possibili anche crisi convulsive. I piccoli possono morire per soffocamento a causa del muco.

I sintomi e come si trasmette la pertosse

Il periodo di incubazione, cioè il periodo che intercorre tra l'esposizione al batterio e la comparsa dei sintomi, è compreso tra una e due settimane, come indicato dai Manuali MSD. Il sintomo più caratteristico della pertosse è proprio la tosse acuta e persistente, che può andare avanti anche per diverse settimane o addirittura mesi (la malattia si risolve in 6 – 10 settimane). I sintomi iniziali sono aspecifici e simili a quelli di una sindrome influenzale, con possibile febbre, tosse lieve e significativa produzione di muco. La tosse si fa via via più intensa diventando parossistica e spasmodica, dando vita al sopracitato urlo della pertosse. Le otiti sono piuttosto frequenti. Si passa dallo stadio catarrale, con starnuti, lacrimazione e infiammazione delle mucose, a quello parossistico, nel quale la tosse può essere particolarmente severa e invalidante. Seguono la fase di convalescenza o le complicazioni. Si tratta di una malattia particolarmente contagiosa; la trasmissione avviene attraverso l'esposizione delle goccioline respiratorie (droplet e aerosol) delle persone infette. I Manuali MSD indicano che l'80 percento dei contatti stretti viene infettato.

Come si previene e cura la pertosse

Per prevenire la pertosse è disponibile un vaccino con un ciclo specifico. Come indicato dal professor Fabio Midulla, docente di Pediatria presso l'Università “Sapienza” di Roma e Responsabile della Pediatria d’urgenza all'Umberto I di Roma, la vaccinazione prevede “tre dosi nel primo anno di vita con l’esavalente, un richiamo al sesto anno, un richiamo ulteriore tra 12 e i 18 anni e poi ogni 10 anni”. La prima infezione non offre un'immunità a lungo termine, tuttavia in genere le infezioni successive in adolescenza e in età adulta sono lievi. In caso di malattia il trattamento prevede la terapia di supporto e la somministrazione di antibiotici, eritromicina o azitromicina. Possibile il ricovero in ospedale con aspirazione del muco nei più piccoli. Possono essere necessarie l'ossigenazione e la ventilazione meccanica.

Perché sono in aumento i casi di pertosse tra i bambini

Nel 2024 è stato registrato un significativo incremento di casi rispetto al 2022 e al 2023, pari all'800 percento. Tra gennaio e maggio, evidenzia la Società Italiana di Pediatria (SIP), sono stati rilevati nei laboratori ben 110 casi di pertosse, “con oltre 15 ricoveri in terapia intensiva di piccoli lattanti”. Purtroppo sono stati registrati i decessi di tre neonati. Nella maggior parte dei casi sono stati coinvolti lattanti non vaccinati sotto i quattro mesi di età. Proprio alla luce di questo rischio i medici raccomandano la vaccinazione contro la pertosse nelle donne in gravidanza, dato che non ci sarebbe altro modo per proteggere i piccoli. La maggior parte dei bimbi risultati positivi al batterio in questa ondata di casi aveva madri non vaccinate. “Il 95% delle madri di questi bambini non era vaccinata e l’80% non aveva ricevuto alcuna informazione sulla disponibilità di una vaccinazione prenatale”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Alfredo Guarino, coordinatore di INF-ACT, una rete volta a monitorare la diffusione delle malattie infettive, prevenirle e contrastarle.

Le cause dell'incremento delle infezioni

Sulle cause di questo preoccupante boom di casi di pertosse non vi è certezza, ma si ritiene che i lockdown, le restrizioni alla libertà e le altre misure draconiane introdotte durante la pandemia di COVID-19, come avvenuto per altri incrementi di infezioni, possano aver giocato un ruolo significativo. In parole semplici, il sistema immunitario non è stato allenato alla consueta esposizione ai patogeni a causa dell'isolamento, pertanto ora che tutto è stato riaperto se ne sta pagando dazio. “Questo è il primo picco epidemico di pertosse dopo il Covid-19; le ragioni non sono ancora chiare ma sembrano essere collegate a diversi fattori, tra cui le limitazioni causate dalla pandemia di Covid-19 che hanno interrotto la diffusione dei patogeni respiratori comuni, influenzando negativamente anche la copertura vaccinale”, ha dichiarato il professor Fabio Midulla del Policlinico Umberto I di Roma, dove dall'inizio dell'anno sono stati ricoverati 17 pazienti con pertosse.

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