Cos’è la nuova variante del morbillo identificata in Italia e perché preoccupa gli esperti
Una nuova variante del morbillo, identificata in Italia dal sistema di sorveglianza morbillo-rosolia, è stata appena confermata in almeno due casi di infezione, entrambi scoperti in Lombardia (città metropolitana di Milano e aree circostanti). Si tratta di una forma mutata del virus del causa il morbillo, risultata in grado di eludere molti dei test molecolari normalmente utilizzati per rilevare le infezioni, come segnalato in uno studio dell’Università degli Studi di Milano e dell’Istituto superiore di sanità (ISS) appena pubblicato su Eurosurveillance.
In totale, da gennaio 2024, i casi di morbillo identificati nell’area esaminata sono cinque, tutti dovuti al ceppo D8 – uno dei diversi genotipi del morbillo responsabile di epidemie in tutto il mondo – ma per due di questi casi, che non hanno mostrato alcun chiaro legame epidemiologico tra loro, è emerso che l’infezione è causata da una nuova variante del genotipo D8, chiamata 8491, caratterizzata da tre specifiche mutazioni a livello del gene della nucleoproteina (gene N) in una porzione (regione N-450) normalmente utilizzata come bersaglio dei test diagnostici.
Il morbillo, come noto, è una malattia infettiva causata da un virus del genere morbillivirus (famiglia dei Paramyxoviridae) che si manifesta con sintomi con febbre alta e macule rosse (esantema) che appaiono dapprima sul viso, per poi estendersi al resto del corpo. Nonostante sia prevenibile grazie al vaccino, è ancora oggi una delle infezioni più frequenti e gravi, che espone a complicazioni e persino alla morte.
La nuova variante del morbillo identificata in Italia
In Italia, la nuova variante del morbillo è stata confermata in due casi di infezione, entrambi identificati a Milano e nelle aree circostanti in Lombardia: presi singolarmente, questi due casi hanno entrambi una storia di viaggio (nel Sud Italia e in Tailandia) e nessun apparente legame epidemiologico tra loro. La nuova variante che li caratterizza è stata denominata 8491 dai ricercatori e, come indicato, è una forma mutata del genotipo D8, uno dei diversi 24 genotipi del morbillo conosciuti, attualmente responsabile di epidemie in tutto il mondo.
Questo genotipo ha avuto origine in Asia negli Anni 80, ma la nuova variante identificata non era mai stata rilevata in Italia. Le analisi hanno però anche mostrato che la sequenza di questo virus mutato condivide il 99,7% di identità con i ceppi identificati a Mosca (Russia) nel 2023, sebbene la nuova variante sia diversa dal ceppo russo e geneticamente distinta anche da un’altra nuova variante del morbillo recentemente scoperta in Svizzera (denominata 8248), caratterizzata comunque da tre mutazioni a livello del gene N, sempre nella regione N- 450, che contraddistinguono la variante italiana.
Perché la nuova variante del morbillo preoccupa gli scienziati
Le mutazioni della nuova variante del morbillo identificata in Italia (presenta tre sostituzioni da T, timina, a C, citosina) si trovano nella regione C-terminale (N-450) del gene della nucleoproteina (gene N) che di solito è il bersaglio dei test molecolari comunemente utilizzati dai laboratori per rilevare il virus. Ciò significa che la posizione di queste mutazioni può consentire al virus di sfuggire al rilevamento, con una perdita di sensibilità nei test che può comportare falsi negativi nelle analisi dei campioni con bassa carica virale.
In questa situazione, il rischio è che la nuova variante del morbillo si diffonda in maniera silenziosa: non può essere quindi escluso che, circolando sottotraccia, non accumuli ulteriori mutazioni nel gene N che possano portare a varianti completamente non rilevabili. Secondo i ricercatori, per renderla più facilmente identificabile, sarebbe quindi necessario aggiornare le sequenze che vengono utilizzate in questi test, affinché tengano conto delle nuove mutazioni osservate o, in alternativa, potrebbe essere utile aggiungere nuove sequenze ai test, affinché riconoscano bersagli diversi.
Morbillo ed efficacia del vaccino
Il morbillo è una malattia altamente contagiosa e, soprattutto, pericolosa, che rappresenta ancora un grave problema di salute pubblica nonostante il vaccino contro il morbillo esista dagli Anni 60 ed sia efficace e sicuro nei confronti di tutti i genotipi e varianti ad oggi identificati.
Il virus del morbillo è infatti ancora responsabile di epidemie in tutto il mondo (e di oltre 100.000 decessi ogni anno), indicativi di una copertura vaccinale non ottimale, in parte attribuibile alla diffidenza di alcuni gruppi nei confronti dei vaccini: l’efficacia della vaccinazione dipende infatti dalla copertura vaccinale che viene raggiunta nella popolazione, che deve essere tale da conferire l’immunità di gregge e prevenire così epidemie e casi autoctoni o importazione, evitando che la circolazione virale possa facilitare l’emergere di varianti in grado di sfuggire alla risposta immunitaria indotta dal vaccino.
Pertanto, mentre resta di cruciale importanza continuare a valutare la correlazione tra i genotipi di morbillo circolanti e l’efficacia dei vaccini: la vaccinazione è l’arma più efficace nei confronti di tutti i genotipi e varianti di morbillo. Attualmente, il vaccino è disponibile come complesso trivalente – morbillo, parotite e rosolia (Mpr) – che in Italia è obbligatorio per i minori da zero a 16 anni.
“Si consiglia una prima dose del Mpr prima del 24° mese di vita, preferibilmente al 12-15° mese, con un richiamo verso 5-6 anni o 11-12 anni – precisa il sito dell’Iss, indicando che – come per tutti i vaccini vivi attenuati – , la vaccinazione non viene effettuata in chi ha un deficit immunitario o è sotto terapia immunosoppressiva, né, per precauzione, nelle donne in gravidanza o che desiderano esserlo nel mese successivo. È però consigliato alle persone infette da Hiv che non hanno ancora sviluppato l’Aids.