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Cos’è la nevrosi ossessiva depressiva, sintomi e cura della malattia di cui soffre Gerardina Trovato

La nevrosi ossessiva depressiva è una malattia psichiatrica (disturbo ossessivo complicato dalla depressione) che si manifesta con importanti sintomi emotivi e fisici, tra cui ansia, disagio marcato, riduzione dell’appetito, perdita di energia, insonnia e profondo senso di fatica. Nel caso di Gerardina Trovato, è stata la stessa cantante a rivelare di soffrire della condizione.
A cura di Valeria Aiello
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Gerardina Trovato, 57 anni, soffre di una nevrosi ossessiva depressiva, un disturbo ossessivo complicato dalla depressione
Gerardina Trovato, 57 anni, soffre di una nevrosi ossessiva depressiva, un disturbo ossessivo complicato dalla depressione

La nevrosi ossessivo depressiva è una malattia psichiatrica grave e invalidante, classificata come disturbo ossessivo complicato dalla depressione, che si manifesta con importanti sintomi emotivi e fisici, scatenati da comportamenti di colpevolizzazione e disprezzamento della propria persona, bassa autostima, sfiducia nelle proprie capacità e tendenza a rimuginare su aspetti negativi relativi al futuro.

Nel caso di Gerardina Trovato, recentemente apparsa in un video sui social, era stata la stessa cantante a rivelare nel 2016 di soffrire della condizione (“Ho perso chili e capelli e ho riportato danni fisici, compresa una citolisi epatica -una grave insufficienza al fegato, ndrerano state le sue parole), ma la sua richiesta di aiuto ha colpito profondamente i suoi fan e quanti si sono imbattuti nell’immagine dell’artista catanese oggi. Dal suo volto, scavato dalla malattia per cui Gerardina aveva spiegato di essere in cura “ma sarà molto lunga”, traspare la sofferenza che “per diverso tempo mi ha tenuta paralizzata nel mio letto”. Ma cos’è esattamente la nevrosi ossessivo depressiva, quali sono i sintomi della condizione e cosa implica convivere con questo disturbo?

Cos’è la nevrosi ossessivo depressiva

La nevrosi ossessivo depressiva è una malattia psichiatrica che, secondo la più recente versione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) dell’American Psychiatric Association, rientra nei disturbi “ossessivo-compulsivi e correlati”: il termine “nevrosi”, in particolare, è stato formalmente rimosso da oltre quarant’anni dal manuale diagnostico ma, come condizione, caratterizzata da preoccupazioni irrazionali ed emozioni negative, la nevrosi è stata fatta convergere prima nei disturbi d’ansia e poi nella categoria a sé stante del “disturbo ossessivo-compulsivo e correlati”.

Nello specifico, il disturbo ossessivo-compulsivo (Obsessive-Compulsive Disorder, OCD, in inglese) è una condizione psichiatrica grave e invalidante, caratterizzata dalla presenza di ossessioni e compulsioni, o sole ossessioni per un tempo significativo della giornata: nel 25-50% dei casi, il disturbo ossessivo-compulsivo può essere aggravato dalla depressione, ovvero dalla comparsa di manifestazioni depressive che, in genere, possono insorgere successivamente al disturbo ossessivo-compulsivo, come risposta alla marcata sofferenza e allo stress scatenati dal disturbo stesso.

Il disturbo ossessivo-compulsivo “può essere devastante per le relazioni interpersonali, per le normali attività scolastiche o lavorative e la soddisfazione generale della vitaindica la Fondazione Internazionale OCD – . Non dovrebbe quindi sorprendere che il disturbo ossessivo compulsivo sia comunemente associato alla depressione, in quanto è un problema deprimente, per cui è facile capire come si possa sviluppare una depressione clinica quando la vita quotidiana è fatta di pensieri indesiderati e impulsi a impegnarsi in comportamenti insensati ed eccessivi (rituali).

Meno comunemente, la depressione e il disturbo ossessivo-compulsivo si manifestano contemporaneamente o la depressione si sviluppa prima del disturbo ossessivo-compulsivo. Come condizione, gli studi epidemiologici hanno evidenziato che il disturbo ossessivo-compulsivo è uno dei problemi di salute mentale più comuni tra le persone con disturbi psichiatrici, con un’incidenza di circa il 5%, interessa pressoché in egual misura i due sessi ed ha un’età media di insorgenza che oscilla tra i 22 e i 35 anni.

Quali sono i sintomi della nevrosi ossessiva depressiva

La nevrosi ossessiva depressiva, o meglio, il disturbo ossessivo complicato da depressione si manifesta con comportamenti di colpevolizzazione e disprezzamento della propria persona, bassa autostima, grave sfiducia nelle proprie capacità di migliorare la propria condizione e la tendenza a rimuginare su aspetti negativi relativi al futuro.

La coesistenza della depressione costituisce infatti un fattore che determina un peggioramento della comparsa di pensieri ossessivi – che possono essere riferiti ad eventi futuri, come l’idea di morire entro una precisa data, o essere responsabili di qualche evento del passato – e delle rimuginazioni: ciò scatena sintomi emotivi e fisici che possono includere:

  • ansia
  • disagio marcato
  • mancanza di motivazione
  • ridotta capacità di trarre piacere da attività che in passato procuravano gioia e soddisfazione
  • perdita dell’energia
  • senso di fatica
  • difficoltà di memoria e concentrazione
  • perdita dell’appetito
  • insonnia

Come si manifestano ossessioni e compulsioni (rituali)

Il disturbo ossessivo-compulsivo si manifesta come un’evoluzione o un’esasperazione di alcuni tratti preesistenti della personalità ed è caratterizzato dalla presenza di pensieri ricorrenti e incontrollabili (ossessioni), legati a timori (ad esempio dello sporco, di infezioni, sostanze tossiche o veleni, di perdere o dimenticare qualcosa) oppure associati a incombenze quotidiane, a questioni di carattere esistenziale, filosofico o religioso, oppure a preoccupazioni relative al commettere azioni aggressive, come la paura di perdere il controllo.

Le ossessioni conducono in genere all’evitare le situazioni potenzialmente “pericolose”, come ad esempio i luoghi pubblici, per la paura che questi possano essere contaminati e quindi scatenare comportamenti ripetitivi (compulsioni), come lavarsi ripetitivamente le mani o ripetere più volte alcune azioni (rituali). Altre compulsioni comuni includono la necessità di ordine o disporre gli oggetti in modo preciso e particolare, controllare ripetutamente le cose (ad esempio se la porta è chiusa o che il forno sia spento), contare ripetutamente, pregare o ripetere parole in silenzio.

La persona riconosce che i pensieri ossessivi sono inappropriati e causano ansia e disagio, ma la discrepanza tra obiettivi personali e i comportamenti porta a rinunciare o ridurre notevolmente gli impegni quotidiani e le normali attività piacevoli, con conseguente diminuzione di distrazione e possibilità di sperimentare stati mentali positivi, il che finisce per intrappolare le persone sempre più nei pensieri ossessivi.

Qual è la causa del disturbo ossessivo-compulsivo

Il disturbo ossessivo-compulsivo non è attribuibile a una singola causa, ma può essere dovuto a più fattori, che possono essere legati ad aspetti genetici, neurobiologici, traumi infantili e temperamento (alcuni studi hanno mostrato che le persone che mostrano comportamenti più riservati, provano emozioni negative e manifestano sintomi di ansia e depressione durante l’infanzia hanno maggiori probabilità di sviluppare il disturbo).

Alcuni studi hanno identificato il coinvolgimento di fattori genetici, mentre analisi di imaging cerebrale hanno dimostrato che le persone con disturbo ossessivo compulsivo presentano spesso differenze nella corteccia frontale e nelle strutture sottocorticali del cervello, delle aree che influenzano la capacità di controllare il comportamento e le risposte emotive. Alcune ricerche hanno inoltre evidenziato un possibile legame tra traumi infantili e sintomi ossessivo-compulsivi, sebbene siano necessarie ulteriori indagini per comprendere questa relazione. È inoltre noto che le infezioni da streptococco possono aggravare i sintomi del disturbo o portare alla loro comparsa nei bambini.

Quali sono le cure e come influisce la depressione

Il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo si basa su terapie cognitivo-comportamentali che possono essere associate a terapie farmacologiche, a seconda dei casi. Può quindi essere necessario l’uso di antidepressivi (come gli SSRI, SNRI e triciclici), che di solito richiedono da 3 a 4 settimane per mostrare i primi effetti terapeutici, in associazione a interventi psicoterapeutici, che si basano su tecniche di esposizione e prevenzione della risposta, finalizzate a gestire i rituali compulsivi, e su interventi mirati alle credenze disfunzionali.

Quando però il disturbo è aggravato dalla depressione, la terapia cognitivo-comportamentale di esposizione e prevenzione della risposta può non dare i risultati sperati, in quanto il trattamento è particolarmente impegnativo, implicando un graduale confronto con le situazioni e i pensieri che scatenano le ossessioni e la prevenzione della risposta, che significa lavorare sull’astenersi dai corrispondenti rituali compulsivi. Secondo gli esperti, la depressione rende infatti difficile seguire un trattamento che richiede un impiego non indifferente di energie.

Potrebbe essere difficile attenersi a qualsiasi cosa che richieda molta energia e duro lavoro perché la depressione rende letargici – evidenzia la Fondazione internazionale DOC – . La depressione fa anche sentire male con sé stesso e con il proprio futuro. Pertanto, si può pensare che non valga nemmeno la pena provare a superare il disturbo ossessivo-compulsivo”.

In questi casi, una strategia di trattamento consiste nell’uso di una terapia cognitivo-comportamentale mirata, che includa elementi di terapia cognitiva e terapia comportamentale per la depressione insieme all’esposizione e alla prevenzione della risposta per il disturbo ossessivo-compulsivo.

Ad esempio, quando sono molto depresse, le persone hanno convinzioni estremamente negative e pessimistiche su se stesse (ad esempio, “Sono un fallito e non merito di migliorare” ), sul mondo ( “Non piaccio a nessuno; il mondo è un posto terribile” ) e sul futuro (ad esempio, sentimenti di disperazione; “Non migliorerò mai; non c'è speranza per me” ) – osservano gli esperti – . La terapia cognitiva per la depressione aiuta a sfidare queste convinzioni e a cambiare il loro modo di pensare. L’obiettivo è quello di sviluppare convinzioni più realistiche, ma non necessariamente solo positive […]. Le persone possono essere aiutate a programmare attività piacevoli, come interagire con gli altri, dedicarsi a hobby, ecc., nella propria giornata, il che può aiutarle a sentirsi più sicure e pronte ad affrontare ossessioni e compulsioni”.

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