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Cos’è la meningite fulminante, quali sono i sintomi e quando l’infiammazione delle meningi è mortale

La meningite fulminante è una forma estremamente grave di meningite, un’infiammazione delle membrane che circondano il cervello e il midollo spinale (meningi): generalmente causata da un’infezione, si manifesta con sintomi aspecifici e insidiosamente progressivi, tra cui febbre alta, mal di testa e rigidità del collo. Se non riconosciuta in tempo e trattata in maniera adeguata, può essere fatale nel giro di poche ore.
A cura di Valeria Aiello
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La meningite fulminante è una grave infiammazione delle meningi, le membrane che avvolgono e proteggono il cervello e il midollo spinale, generalmente causata da un’infezione.

Caratterizzata da insorgenza improvvisa e un rapido peggioramento dello stato di salute, la meningite fulminante è un’emergenza medica che, se non trattata in tempo e nella maniera adeguata, può risultare fatale nel giro di poche ore. Il recente caso di Lara Ponticello, una studentessa di 23 anni morta per una meningite fulminante durante l’Erasmus a Berlino, ha riacceso l’attenzione su questa pericolosa condizione, sull’importanza di riconoscere i primi sintomi, come febbre alta, mal di testa e rigidità del collo, e sulla prevenzione della malattia mediante i vaccini.

Cos’è la meningite fulminante

La meningite fulminante è una forma estremamente grave di meningite, generalmente causata a un’infezione batterica a carico delle meningi e del liquido cerebrospinale, il fluido trasparente e incolore che si trova nel sistema nervoso centrale.

Più in generale, con l’espressione “fulminante” ci si riferisce alle forme di malattia caratterizzate da insorgenza improvvisa e rapido peggioramento delle condizioni di salute, che rendono la meningite – spiegano gli specialisti – uno dei pochi disturbi “per un giovane precedentemente sano può andare a dormire con sintomi lievi e non svegliarsi più”.

Il tasso di mortalità per meningite fulminante può superare il 50%, sebbene la condizione si verifichi solo in una piccola percentuale di tutti i casi di meningite batterica e più raramente in quelli di meningite virale.

L’infezione che causa la meningite può infatti essere associata a molte specie di batteri – meningite da Neisseria (meningococco); da Streptococcus pneumoniae (pneumococco); da Haemophilus influenzae tipo b; e da Listeria monocytogenes, per citare i patogeni più comuni – ma anche a diversi virus (enterovirus e gli herpesvirus), oppure avere origine non infettiva, perché dovuta ad esempio a reazioni ai farmaci o disturbi che non sono infezioni (sarcoidosi).

Quali sono i sintomi della meningite fulminante

La meningite fulminante è caratterizzata da sintomi ad esordio improvviso, inizialmente aspecifici e insidiosamente progressivi, che possono differire nella gravità e nella rapidità con cui si sviluppano a seconda dei diversi tipi di meningite. Alcuni primi sintomi sono tuttavia più comuni:

  • Febbre alta
  • Mal di testa
  • Collo doloroso e rigido (rigidità nucale) che rende difficile o impossibile abbassare il mento verso il petto.

Altri sintomi della meningite possono includere vomito, nausea, confusione e difficoltà di concentrazione, sonnolenza e difficoltà a svegliarsi, sensibilità alla luce, inappetenza e alterazioni dello stato di coscienza. Nei casi più gravi, si verifica un aumento della pressione intracranica – che nei neonati può portare a un gonfiore a livello delle fontanelle del cranio –, edema cerebrale e la comparsa di eruzioni cutanee, simili a macchie rossastre e viola sulla pelle (che suggeriscono un’infezione da meningococco)

Cosa fare in caso di sospetta meningite

In caso di sospetta meningite, è fondamentale cercare assistenza medica immediata, rivolgendosi ad esempio al proprio medico che, oltre all’anamnesi completa e all’esame fisico, può richiedere esami specifici come emocolture e la puntura lombare per l’analisi del liquido cerebrospinale.

Se, tuttavia, il paziente manifesta chiari sintomi di meningite, possono essere somministrati immediatamente antibiotici, senza attendere i risultati degli esami, in quanto un trattamento ritardato aumenta il rischio di danni cerebrali permanenti. È questo il caso della meningite batterica, la più pericolosa, perché progredisce rapidamente e può risultare fatale nel giro di poche ore. Possono inoltre essere somministrati corticosteroidi per ridurre l’infiammazione cerebrale e l’aumento della pressione intracranica.

Cura e prevenzione della meningite

Nei casi di meningite lieve, come quelli causati da condizioni come un’infezione virale o una reazione a un farmaco, possono prescritti farmaci per ridurre i sintomi, come la febbre o il mal di testa, che devono essere accompagnati da un’adeguata assunzione di liquidi. Talvolta, la meningite virale può essere trattata con specifici farmaci antivirali (ad esempio, se la meningite è causata da virus dell’herpes, è disponibile un farmaco antivirale). Nella maggior parte di questi casi, il recupero è completo e avviene nel giro di 7-10 giorni, ma possono persistere mal di testa, affaticamento e depressione.

Nei casi invece di meningite batterica, è necessario il ricovero in ospedale, generalmente in un’unità di terapia intensiva, per la tempestiva terapia antibiotica contro il ceppo batterico responsabile dell’infezione e le cure per ridurre l’infiammazione e l’aumento della pressione intracranica.

È importante anche sottolineare che, qualora si sia stati a contatto con qualcuno che ha sviluppato meningite, potrebbe essere necessario assumere farmaci per prevenire l’infezione, in quanto i microrganismi all’origine della malattia vengono trasmessi per via respiratoria, attraverso le goccioline di saliva emesse con tosse o starnuti oppure mentre si parla. Questo è fondamentale “quando si identifica una meningite da meningococcoevidenziano gli esperti – . Per prevenire il diffondersi della malattia è importante rintracciare tutti i contatti stretti dell’ammalato per sottoporli a sorveglianza sanitaria e valutare la necessità di effettuare la profilassi antibiotica” .

I vaccini contro la meningite batterica

La meningite batterica e, in particolare, le infezioni causate da meningococco, pneumococco e Haemophilus influenzae di tipo b, possono essere prevenute attraverso la vaccinazione. I vaccini contro questi patogeni sono disponibili da diversi anni e in grado di proteggere dai ceppi più pericolosi. Dalla loro introduzione, nei Paesi più fortemente colpiti da epidemie di meningite meningococcica, come le regioni della cintura africana, le campagne preventive di massa (dal 2010) e i programmi di immunizzazione di routine (dal 2016) hanno ridotto significativamente l’incidenza della malattia.

In Italia, la vaccinazione contro il meningococco C (il sierotipo C di Neisseria Meningitidis, il batterio più letale) è raccomandata a tutti i nuovi nati e sostenuta interamente dal SSN, pertanto è gratuita per le famiglie. Anche la vaccinazione anti meningococco B è fortemente raccomandata ai bambini, ma è coperta dal SSN solo per i nati dal gennaio 2017.

Negli adolescenti (13-18 anni) si consiglia il richiamo anti meningococco tetravalente A, C, Y, W135, nel caso in cui sia già stata fatta la vaccinazione in età pediatrica, oppure che si tratti della prima dose. Dopo i 19 anni e negli adulti che, probabilmente, non hanno fatto la vaccinazione contro il meningococco C da bambini, è raccomandato il vaccino tetravalente anti meningococco A, C, Y, W135.

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