Cos’è la liquefazione del suolo indotta dal terremoto e perché è una causa dei danni in Myanmar

Il terremoto di magnitudo 7,7 che ha colpito oggi, 25 aprile 2025, il Myanmar, con epicentro a poche decine di chilometri dalla città di Mandalay, ha avuto effetti devastanti per la quantità di energia rilasciata dal sisma, che ha portato al crollo di edifici e infrastrutture e innescato la liquefazione del suolo, un fenomeno distruttivo in cui i terreni sabbiosi scarsamente drenati perdono coesione, comportandosi come un liquido.
“Questo fenomeno è una delle cause dei danni” ha affermato OP Mishra, direttore del National Centre for Seismology (NCS), l’agenzia indiana per il monitoraggio dei terremoti, concordando con le agenzie locali e internazionali su come l’area sia nota per essere caratterizzata da una sismicità molto rilevante, in particolare lungo la faglia di Sagaing. “Questo terremoto è stato scatenato dalla faglia di Sagaing, a 1200 km a est della zona di subduzione indo-birmana – ha precisato l’agenzia – . La direzione della rottura è verso Bangkok, in Thailandia, e ha causato gravi danni alle strutture dovuti alle liquefazioni e alla corrispondenza della frequenza delle scosse sismiche con la frequenza spettrale delle strutture” .
Cos’è la liquefazione del suolo
La liquefazione del suolo è un fenomeno che si verifica quando terreni sabbiosi scarsamente drenati perdono temporaneamente la loro resistenza, comportandosi come un liquido: questo accade a causa delle sollecitazioni indotte dall’evento sismico, che provocano un aumento delle pressioni interstiziali, fino ad eguagliare la tensione totale dovuta al peso degli strati di terreno sovrastanti.
In regioni come il Myanmar, caratterizzate da suoli alluvionali e falde acquifere poco profonde, la liquefazione può amplificare gli effetti distruttivi di un sisma: fenomeni di questo tipo erano stati già osservati in precedenza in altri terremoti di magnitudo superiore a 7.0 vicino alla faglia di Sagaing e registrati in diversi altri terremoti nel mondo, tra cui quello che ha colpito la città di Kobe, in Giappone, nel 1995, a Christchurch nel 2010 e 2011 (Nuova Zelanda), Tohoku nel 2011 (Giappone), ma anche in Italia, a L’Aquila nel 2009 e nei terremoti dell’Emilia nel 2012.
“Il fenomeno della liquefazione avviene in sedimenti limosi-sabbiosi saturi in acqua (che è incomprimibile) compresi tra sedimenti limoso-argillosi impermeabili, a causa dello scuotimento del terreno dovuto al terremoto – spiega anche l’INGV – . Le vibrazioni causate dalle onde sismiche possono produrre un notevole aumento della pressione dell’acqua intrappolata nel sedimento e questa sovrappressione dell’acqua porta il sedimento stesso a comportarsi come un fluido, diventando sciolto e inconsistente. Quindi l’acqua, costretta a trovare una via di fuga, risale verso l’alto portando con sé del materiale che sottrae dal sottosuolo e deposita in superficie”.