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Cos’è la lingua blu in ovini e bovini in Italia, quali sono i sintomi della malattia e i rischi per la salute

La malattia della lingua blu è causata dal virus bluetongue (BTV) trasmesso dai moscerini Culicoides: l’infezione colpisce i ruminanti, tra cui pecore, capre e bovini, causando sintomi come febbre, ulcere orali, cianosi della lingua (lingua blu), difficoltà respiratorie e necrosi muscolare che possono portare alla morte dell’animale. Focolai negli allevamenti segnalati in Piemonte e diverse altre regioni: la malattia non è zoonotica, per cui non è contagiosa per gli umani né si trasmette nella carne e nel latte.
A cura di Valeria Aiello
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Torna a preoccupare anche in Italia la lingua blu, la grave malattia infettiva che colpisce i ruminanti domestici e selvatici, tra cui pecore, capre e bovini. Causata dal virus bluetongue (BTV), un arbovirus trasmesso dai moscerini del genere Culicoides, l’epidemia sta minacciando gli allevamenti italiani in diverse regioni, tra cui Piemonte, Lombardia, Liguria, Sardegna, Calabria e Sicilia, dove si registrano centinaia di animali contagiati e sono scattati i divieti di movimentazione di ovini e bovini, per contrastare il diffondersi dei focolai.

La lingua blu causa importati infezioni nei ruminanti, in particolare negli ovini, che sono gli animali in cui la malattia si manifesta con sintomi più gravi, tra cui febbre alta, ulcere e emorragie orali, cianosi della lingua (lingua blu), difficoltà respiratorie e necrosi muscolare che possono portare alla morte dell’animale. La malattia non risparmia neppure le mucche e altri ruminanti, come cervi, antilopi, cammelli ed elefanti, ma non rappresenta un rischio per la salute umana, in quanto la lingua blu non è un’infezione zoonotica, per cui non si trasmette tra animali e esseri umani: non è quindi contagiosa per l’uomo né si trasmette nella carne e nel latte.

In Europa, focolai di infezione sono segnalati anche in Olanda, Belgio, Francia e Regno Unito, dove sono stati confermati diversi casi nel bestiame e gli animali colpiti sono tenuti in aree soggette a restrizioni.

Cos’è la lingua blu (bluetongue) che colpisce ovini e bovini

La lingua blu è una malattia dei ruminanti, nota anche con il nome di febbre catarrale, la cui causa è un virus, il bluetongue virus, o BTV, che si trasmette attraverso la puntura di moscerini del genere Culicoides, in particolare delle specie C. oxystoma e C. imicola, risultate i principali vettori.

Il virus bluetongue appartiene al genere Orbivirus e alla famiglia Reoviridae, ed ha un genoma a RNA a doppio filamento costituito da 10 segmenti distinti, che lo rendono un patogeno in grado di rapida evoluzione e produrre nuove varianti.

Attualmente si conoscono almeno 27 sierotipi del virus, che differiscono sia dal punto di vista antigenico, sia per capacità di diffusione e gravità della malattia, presenti in diversa misura in quasi tutti i continenti: aree endemiche si trovano in Africa, Europa (bacino del Mediterraneo), Asia e America centro-meridionale, dove le epidemie hanno un andamento stagionale, legato all’attività dei vettori.

La maggior parte dei focolai si verificano infatti durante la tarda estate e l’autunno, sebbene la circolazione virale sia stata rilevata anche in inverno. Negli ultimi anni, il bluetongue ha inoltre dimostrato di potersi diffondere in territori dove temperature invernali sono più rigide e in contrasto con la proliferazione dei vettori, come in Nord Europa, dove l’ultima epidemia che ha colpito il nostro continente, nel 2006, ha raggiunto anche la Norvegia e la Gran Bretagna.

In Italia, dal 2000, anno della prima epidemia, sono stati isolati 7 sierotipi (BTV 1, 2, 3, 4, 8, 9 e 16), veicolati principalmente da Culicoides imicola, sebbene nel bacino del Mediterraneo sia documentato anche il ruolo di C. obsoletus.

Quali sono i sintomi della malattia negli animali

La malattia della lingua blu colpisce principalmente i ruminanti domestici (pecore, capre e bovini) e selvatici (cervi, antilopi e pecore dalle grandi corna), oltre a camelidi ed elefanti, causando gravi infezioni, soprattutto nelle pecore, mentre i bovini e le capre generalmente mostrano una malattia che non produce particolari sintomi e segni clinici evidenti.

Alcuni sierotipi del virus bluetongue, come il BTV-8 responsabile dell’epidemia scoppiata in Europa nel 2006, hanno tuttavia causato malattia sintomatica anche in capre e bovini, mentre altri sierotipi possono produrre segni clinici diversi tra le pecore, in relazione anche alla razza e ad altre condizioni di base degli animali.

In generale, i sintomi della lingua blu più comuni, in particolare nelle pecore, sono:

  • febbre alta
  • secrezione nasale sierosa o sanguinolenta
  • eccessivo accumulo di saliva nel cavo orale (scialorrea)
  • gonfiore (edema) e aumento del flusso di sangue (iperemia) a bocca, orecchie e regione sottomascellare (aspetto a “faccia di scimmia”)
  • ulcere orali
  • cianosi della lingua (lingua blu),
  • zoppia
  • difficoltà respiratorie
  • necrosi muscolare

La sintomatologia culmina in debolezza e prostrazione, mentre le lesioni indotte dall’infezione, in particolare quelle dirette ai vasi sanguigni, possono determinare emorragie, trombosi e infarto tissutale, fino a causare la morte dell’animale.

Quali sono i rischi per la salute umana

La lingua blu non è considerata una zoonosi, cioè una malattia che si trasmette tra animali e esseri umani. Pertanto, la malattia della lingua blu non è contagiosa per l’uomo né si trasmette nelle carni e nel latte.

Come si cura la lingua blu in ovini e bovini

Contro la malattia della lingua blu non sono disponibili farmaci antivirali né protocolli terapeutici specifici per gli animali colpiti dall’infezione. La terapia si basa sulla gestione dei sintomi, per ridurre infiammazione e dolore, e che può permettere la guarigione delle pecore. Gli animali infetti devono essere isolati e tenuti in stalla, maneggiati con delicatezza e possibilmente protetti da altri patogeni, in quanto la lingua blu predispone a infezioni microbiche secondarie, come la polmonite da Pateurella.

La prevenzione si basa sulla sorveglianza degli animali (sierologica e clinica passiva) e monitoraggio dei vettori, contro i quali possono essere utilizzati insetticidi a base di agenti microbiologici o ormonali per il controllo dei moscerini Culicoides, nonché prodotti fitochimici, come gli estratti di neem, un olio vegetale che ha proprietà di insetticida e antiparassitario naturale.

Sono inoltre disponibili sia vaccini vivi attenutati, che attualmente non sono impiegati, ma sono stati ampiamente utilizzati nella strategia di lotta contro la lingua blu durante le prime epidemie (2000-2006), sia vari tipi di vaccini inattivati, sia monovalenti o bivalenti. In Italia, la vaccinazione è a carico degli allevatori.

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