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Cos’è la fenilchetonuria, la malattia che provoca ritardo mentale: sintomi, cause e cibi da evitare

La fenilchetonuria è una malattia metabolica ereditaria legata all’accumulo nel corpo di un amminoacido introdotto con la dieta, la fenilalanina. Tra le principali complicanze vi è un grave ritardo mentale. Quali sono i segni e sintomi della patologia, come viene trattata e quali sono i cibi che devono evitare i pazienti.
A cura di Andrea Centini
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La fenilchetonuria, conosciuta anche con l'acronimo PKU, è una rara malattia genetica ereditaria di tipo autosomico recessivo. Ciò significa che entrambi i genitori devono essere portatori del difetto genetico per trasmetterla ai propri figli. La patologia, come spiegato dalla Mayo Clinic, è caratterizzata dall'accumulo nel corpo di un amminoacido chiamato fenilalanina; essa infatti, è innescata da una mutazione del gene che produce l'enzima epatico fenilalanina idrossilasi (PAH), a sua volta necessario alla scomposizione e al metabolismo del composto. La fenilalanina viene introdotta esclusivamente attraverso l'alimentazione (non è endogena) e, più nello specifico, attraverso il consumo di cibi a elevato contenuto proteico. Fra essi carne, latte, uova, pesce, noci, piselli, fagioli e molti altri. Tutti alimenti che le persone che soffrono di questa condizione devono evitare o limitare al massimo, sulla base delle indicazioni del medico curante e dei trattamenti seguiti.

Poiché l'enzima PAH converte la fenilalanina in tirosina che gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema nervoso, i principali sintomi e complicanze della fenilchetonuria sono a carico del sistema nervoso, col rischio di sfociare in un grave ritardo mentale nel caso in cui la patologia non venisse trattata. Tra sintomi e segni principali indicati dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS) figurano ritardo nello sviluppo, problemi comportamentali, disabilità intellettiva, microcefalia (testa piccola) e alterazioni nella pelle e nell'odore di alito e urine, a causa dell'assenza delle molecole derivate dalla fenilalanina metabolizzata dall'enzima PAH. Non esiste una cura, ma sono disponibili trattamenti efficaci basati su diete speciali, integratori e terapie basate sulla sostituzione enzimatica.

Cos'è la fenilchetonuria

La fenilchetonuria è una malattia ereditaria autosomica recessiva caratterizzata da anomalie nel gene che codifica per la fenilalanina idrossilasi, un enzima presente nel fegato necessario per scomporre l'amminoacido fenilalanina introdotto con la dieta (in particolar modo con i cibi ricchi di proteine). Ne consegue un accumulo di fenilalanina nell'organismo e la mancata produzione di molecole derivate dal composto, come la già citata tirosina che è preziosa per il regolare sviluppo del sistema nervoso. Ecco perché la principale conseguenza della fenilchetonuria è proprio la disabilità intellettiva o ritardo mentale. Esistono più forme della malattia: la PKU classica più grave, in cui l'enzima è del tutto assente o a livelli bassissimi e si determinano elevate concentrazioni di fenilalanina nel sangue (più di 16 mg/dl); e la PKU lieve e moderata, in cui l'enzima mantiene una certa funzionalità e ciò riduce i rischi più severi di ritardo mentale. Si ritiene che nel mondo ci siano circa 50.000 persone affette da fenilchetonuria, la cui incidenza è molto variabile fra i vari Paesi (in media in Europa colpisce un neonato su 10.000).

Quali sono le cause della fenilchetonuria

L'ISS spiega che la PKU è una malattia genetica ereditaria autosomica recessiva. Ciò significa che bisogna ereditare il gene anomalo legato alla fenilalanina idrossilasi da entrambi i genitori. Chi ha solo una copia difettosa è portatore sano e dunque non manifesta i sintomi della malattia; se un uomo e una donna portatori sani hanno un figlio, d'altro canto, hanno il 25 percento delle probabilità di trasmettergli la coppia di geni difettosi e dunque la malattia manifesta.

In moltissimi Paesi i neonati vengono sottoposti a uno screening apposito per verificare la presenza della fenilchetonuria. In Italia è un esame gratuito e obbligatorio sin dall'inizio degli anni anni '90. Il test si basa su un piccolo prelievo di sangue tra la 42esima e la 72esima settimana, volto a rilevare le concentrazioni di fenilalanina. In caso di diagnosi acclarata il bambino dovrà iniziare uno speciale percorso dietetico che dovrà essere seguito per tutta la vita.

I sintomi della fenilchetonuria

Come spiegato dalla Mayo Clinic, i neonati affetti da fenilchetonuria non mostrano sintomi alla nascita, tuttavia, dopo alcuni mesi, a causa dell'accumulo di fenilalanina nel corpo iniziano a manifestare i primi segni della patologia. Tra i sintomi principali della PKU segnalati dall'organizzazione sanitaria statunitense figurano i seguenti: problemi neurologici; ritardo nello sviluppo; eruzioni cutanee; ritardo mentale; odore di muffa nell'alito, nell'urina e nella pelle dovuto dalla presenza eccessiva dell'amminoacido nell'organismo. L'Osservatorio delle malattie rare indica anche epilessia, disturbi dello spettro autistico, deficit motori e comportamenti aberranti.

Tra le altre conseguenze si segnalano anche la testa piccola (microcefalia) a causa dell'irregolare sviluppo del sistema nervoso e una colorazione più chiara di pelle, occhi, capelli e peli. La ragione risiede nel fatto che anche il principale pigmento del nostro organismo – la melanina – deriva indirettamente dalla fenilalanina, attraverso il passaggio intermedio della tirosina. Possibili anche problemi nel comportamento e di tipo sociale ed emotivo. “Se non adeguatamente trattata, la patologia comporta un grave e irreversibile ritardo mentale, oltre a importanti disabilità cognitive”, spiega l'Osservatorio delle malattie rare.

Come si tratta la fenilchetonuria: quali cibi vanno evitati

Ad oggi non è disponibile una cura per la fenilchetonuria, ciò nonostante è possibile tenerla sotto controllo seguendo una rigorosa dieta per tutta la vita. Come specificato in precedenza, la fenilchetonuria è caratterizzata dall'accumulo dell'amminoacido fenilalanina, che viene introdotto attraverso alimenti ricchi di proteine. Pertanto i pazienti devono accuratamente evitare o limitare (in base alla gravità della condizione) i cibi che la contengono: fra quelli segnalati dalla Mayo Clinic vi sono latte, uova, carne, pesce, formaggi, prodotti a base di soia, fagioli e piselli. L'ISS indica anche “patate, cereali e altre verdure contenenti proteine”.

Nei neonati possono essere somministrate miscele contenenti una piccola percentuale di latte materno – anch'esso contenente l'amminoacido – per garantire una bassa dose di fenilalanina, al fine di non ostacolare il regolare sviluppo. Sono previsti anche integratori – ad esempio a base di amminoacidi neutri – e farmaci, come la sapropterina dicloridrato, sulla cui efficacia e sicurezza si è ancora a lavoro. Speranze sono legate alle terapie di sostituzione enzimatica (già in uso) e a una potenziale terapia genica a base di RNA messaggero (mRNA) per sostituire il gene difettoso.

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