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Morte Papa Francesco

Cos’è la facies ippocratica, il volto segnato di Papa Francesco il giorno prima di morire

Il giorno prima di morire Papa Francesco presentava la facies ippocratica. Cos’è questa condizione descritta per la prima volta millenni fa dal filosofo e medico dell’Antica Grecia Ippocrate.
A cura di Andrea Centini
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Papa Francesco il 20 aprile 2025, il giorno di Pasqua
Papa Francesco il 20 aprile 2025, il giorno di Pasqua
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Durante le ultime apparizioni pubbliche, dopo essere stato dimesso dal Policlinico Gemelli per una severa polmonite bilaterale polimicrobica, Papa Francesco è apparso molto affaticato e sofferente, con i segni della malattia e delle terapie cui era sottoposto ben evidenti sul volto e nella voce. Ciò è diventato ancor più chiaro durante il giorno di Pasqua, quando ha compiuto un tragitto sulla “Papamobile” scoperta in mezzo ai fedeli, innanzi alla Basilica di San Pietro. Un momento particolarmente toccante, dopo il “Buona Pasqua” rivolto dalla Loggia delle Benedizioni con voce assai flebile. Tra carezze ai bambini e il sostegno del suo infermiere personale Massimiliano Strappetti, il Papa si è concesso un ultimo viaggio tra la sua gente, che lo incitava e acclamava con sincero calore.

Il giorno dopo, nel Lunedì dell'Angelo, come sappiamo il Pontefice si è spento a Casa Santa Marta, dove ha risieduto per tutto il suo pontificato. Papa Francesco è morto per un ictus cerebrale, coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile alle 07:35 del 21 aprile, come riporta il certificato di morte firmato da professor Andrea Arcangeli, Direttore di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano. Pur essendo stato un caso di morte improvvisa, non direttamente collegato a una crisi respiratoria per i noti problemi polmonari, il giorno prima di morire Papa Francesco manifestava quella che i medici chiamano facies hippocratica (faccia ippocratica), una serie di espressioni e caratteristiche che indicano uno stato di salute molto precario, tanto da essere considerato in alcuni casi un segno di morte prossima. Ricordiamo che con il termine facies in letteratura medica si identificano espressioni facciali tipiche di determinate condizioni mediche: esistono ad esempio la facies tifoide dei pazienti colpiti dal tifo; la facies di Latrodectus per chi viene morso da una vedova nera (Latrodectus mactans); e la Facies leonina, nei casi di pazienti colpiti da patologie come la lebbra.

Cos'è la facies ippocratica

Come indicato nell'articolo “Characteristic facies: An index of the disease” pubblicato dal professor Kanathur Shilpa e disponibile su PubMed, la facies ippocratica è caratterizzata “da un'espressione tirata del viso, con occhi infossati, labbra rilassate e guance e tempie incavate, come si osserva in un individuo morente dopo una malattia estenuante”. Jorge Mario Bergoglio, a causa della grave malattia respiratoria che lo aveva colpito, era stato ricoverato per circa 40 giorni al Policlinico Gemelli di Roma, prima di essere dimesso il 23 marzo scorso. Durante la degenza il Pontefice ha avuto alcune severe crisi respiratorie e in un paio di casi ha rischiato di morire, come indicato dall'equipe di medici che lo ha seguito. Nonostante le difficoltà, le terapie hanno avuto efficacia e il papa durante il suo ultimo giorno di vita si è presentato al pubblico anche senza i naselli per l'ossigenoterapia, segno che da quel punto di vista le cose andavano molto meglio. Ma presentava comunque la facies ippocratica, come spiegato sul Giornale dalla dottoressa Melania Rizzoli, medico e giornalista: “Si trova spesso nei casi di peritonite, dove insiste una forte disidratazione, ma anche nei casi di gravi emorragie, di insufficienza cardiaca e respiratoria, e in tutti i casi di ipo-ossigenazione dei tessuti periferici, cosa che provoca appunto l'espressione tipica e agonica pre-morte”.

Il professor Mark A. Marinella nel suo articolo “On the Hippocratic Facies” pubblicato sul Journal of Clinical Onclology sottolinea che gli oncologi incontrano frequentemente questa espressione nei pazienti in punto di morte, che “funge da utile segno prognostico, come descritto da Ippocrate secoli fa”. Fu infatti proprio il medico e filoso dell'Antica Grecia Ippocrate – considerato il “padre della medicina” – a descriverla per la prima volta osservando persone morenti.

Il professor Marinella cita un caso specifico, quando una mattina incontrò uno dei suoi pazienti con occhi infossati, atrofia muscolare bitemporale, pelle livida e ridotto stato di coscienza. Lo scienziato spiega che, nel prevedere la morte di una persona, condizioni come dispnea, perdita di peso, disfagia, delirio e altre hanno una forte correlazione con l'avvicinarsi della fine, ma la facies ippocratica “può essere un indicatore estremamente prezioso di morte imminente” dal punto di vista visivo. Tra le caratteristiche citate da Ippocrate figurano “naso aguzzo, occhi infossati, tempie infossate; orecchie fredde, contratte e con i lobi rivolti verso l'esterno; la pelle della fronte ruvida, tesa e secca; il colorito del viso verdastro o livido”. In queste condizioni “sappiate per certo che la fine è vicina”, chiosava millenni fa lo scienziato greco.

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