Cos’è la depressione resistente ai farmaci di cui ha sofferto Fedez
Immagina di raccontare a un tuo amico di esserti rotto una gamba e che lui ti risponda: "Dai, non ci pensare, è tutto nella tua testa, e mi raccomando non prendere nessun antidolorifico". Assurdo, vero? Eppure è quello che la maggior parte degli italiani risponderebbe quando si parla di psicofarmaci e salute mentale, nonostante negli ultimi anni, complice l'impatto della pandemia, i disturbi depressivi interessino sempre più persone, soprattutto giovani.
Anche se la consapevolezza sull'importanza della salute mentale sta crescendo, lo stesso non si può dire del ruolo dello psichiatra e degli psicofarmaci. Nell'arco della vita di ciascun individuo si possono presentare momenti in cui diventa necessario ricorrere a questo tipo di trattamento: la depressione non è infatti semplice tristezza o malinconia, è una patologia e come tale deve essere affrontata. In realtà non curarsi o curarsi in modo sbagliato può esporre anche ad ulteriori complicazioni. Una di queste è la "depressione farmaco resistente".
Ne ha parlato anche Fedez al Circolo dei Lettori di Torino, davanti a 370 studenti, durante l'incontro "La salute mentale è un diritto dei giovani", promosso dall'associazione Acmos. A Fanpage.it la psichiatra e psicoterapeuta Tiziana Corteccioni ha spiegato in cosa consiste questa malattia e come si affronta.
Le parole di Fedez
Non è la prima volta che Fedez parla della sua salute mentale. Lo ha fatto già in molte occasioni, in tv e dai suoi social, raccontando anche la propria esperienza con la depressione e il suo rapporto non semplice facile con gli psicofarmaci. Aumentare la consapevolezza su queste tematiche, ancora tabù per milioni di persone, è infatti il primo passo per migliorare le cose.
Anche questa volta, alla domanda di un ragazzo del pubblico sulla sua depressione, il rapper non ha esitato ad aprirsi: "Quella che ho avuto io si chiama depressione farmaco resistente, ovvero una depressione così acuta che resiste ai farmaci", ha detto Fedez, ricordando ancora una volta l'importanza di chiedere aiuto a uno specialista: "Non può piovere sempre, ma in quei momenti non è facile ricordarselo, per questo dovete chiedere aiuto".
Cos'è la depressione farmaco resistente
Secondo la definizione riconosciuta in ambito medico, si parla di "depressione farmaco resistente" quando il quadro depressivo non risponde a due o più antidepressivi con meccanismi d’azione diversi, ovvero a due molecole appartenenti a classi farmacologiche diverse, anche se queste sono state assunte secondo un adeguato dosaggio e un periodo di tempo sufficiente.
La depressione farmaco resistente quindi è una condizione ben precisa, che per essere diagnosticata ha bisogno di determinate circostanze. Non basta quindi pensare che i farmaci non stanno facendo effetto per dirsi affetti da questa forma di depressione.
"La depressione farmaco resistente può dipendere da alcuni fattori, tra cui la gravità della depressione di cui è affetto il paziente o i trattamenti pregressi e le modalità di assunzione. In ogni caso, per poter parlare di depressione farmaco resistente deve essere trascorso un periodo di tempo congruo dall'inizio della terapia e quest'ultima deve essere rispettata nel dosaggio prescritto dal medico", spiega Corteccioni.
Perché interrompere la terapia è rischioso
Non basta quindi prendere degli psicofarmaci, ma è necessario farlo nel modo corretto: deve essere adeguato e corrispondere alle indicazioni dello specialista per quel dato paziente e momento della sua storia clinica. Tuttavia, le diffuse reticenze nei confronti dell'uso degli psicofarmaci possono portare le persone a non assumere in modo corretto gli psicofarmaci. L'errore peggiore che si può fare in questi casi è interrompere la terapia senza chiedere indicazioni al proprio medico.
Lo ha raccontato anche Fedez: "Quando hai una forma di depressione hai bisogno di aiuto e, se te lo dice un medico, è possibile che tu abbia anche bisogno di farmaci. Se siete in cura con degli psicofarmaci, il mio consiglio è quello di non abbandonare mai la terapia. Questo è l’errore che ho fatto io: appena mi sentivo meglio, abbandonavo i farmaci, fino a che sono diventato una macchina allo sbando”.
Ritardare l'inizio della terapia, sospenderla e riprenderla in un altro momento, senza rispettare le indicazioni dello psichiatra è molto pericoloso e può inficiare l'esito della terapia: "Molti pazienti interrompono la terapia e poi quando la riprendono dopo settimane o mesi non vedono più risultati. Questo capita molto spesso, perché in quel periodo di sospensione il quadro clinico del paziente può cambiare, ecco perché nel momento in cui il paziente decide di riprendere gli psicofarmaci potrebbe avere bisogno di un’altra terapia o di un altro dosaggio. In questi casi la mancanza di risposta non è causata da depressione farmaco resistente ma da una terapia ormai inadeguata alle esigenze del paziente".
La depressione farmaco resistente non è incurabile
Una volta escluse tutte queste variabili, se lo specialista attesta l'assenza di risposte al trattamento di due o più farmaci appartenenti a due classi diversi, assunti nelle dosi e nei tempi adeguati, allora si potrebbe essere di fronte a un caso reale di depressione farmaco resistente. Sebbene l'espressione non sia facile da accettare, non bisogna pensare che sia un sinonimo di depressione incurabile. Ci sono infatti approcci specifici per affrontare e curare anche questa forma di depressione.
"In linea di massima, si interviene – spiega la psichiatra – associando alla terapia farmacologica un altro tipo di trattamento: molti studi hanno rivelato che potrebbe essere utile iniziare un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, o di altre tecniche terapeutiche, come la mindfullness, ma ovviamente tutto dipende dal singolo caso e quadro clinico: non esiste una regola uguale per tutti". In ogni caso, prima ancora di questo, la cosa da fare è affidarsi al proprio psichiatra e superare tutte le false credenze che ancora rendono gli psicofarmaci un tabù.