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Cos’è il virus Marburg arrivato ad Amburgo: come si trasmette, quali sono i sintomi e come si cura

Nella stazione di Amburgo due binari sono stati isolati a causa dell’arrivo di due persone provenienti dal Ruanda, forse contagiate dal virus Marburg. La malattia da virus Marburg è una febbre emorragica virale causata da un virus della stessa famiglia del virus responsabile dell’Ebola. Ecco con quali sintomi si manifesta e come si trasmette.
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La malattia da virus Marburg è una malattia virale molto grave e fa parte delle febbri emorragiche virali, la stessa a cui appartiene l'Ebola. Sebbene infatti le due malattie siano causate da due virus distinti, questi appartengono entrambi alla stessa famiglia di virus a RNA: i Filoviridae.

Il 2 ottobre 2024 due binari della stazione di Amburgo, in Germania, sono stati isolati per il sospetto che due dei passeggeri arrivati nella stazione tedesca fossero positivi al virus. I due casi sospetti, uno studente di Medicina e la sua fidanzata, arrivavano infatti dal Ruanda, dove negli ultimi giorni un focolaio della malattia ha contagiato 36 persone. Di queste 11 persone sono morte.

La malattia, che può trasmettersi anche da uomo a uomo, si manifesta inizialmente con sintomi non specifici, quali febbre molto alta, dolori addominali e malessere, ma durante il decorso può aggravarsi fino a causare febbre emorragica a e altre complicazioni.

Come si trasmette il virus Marburg

Il virus Marburg deve il suo nome all'omonima città tedesca dove venne isolato per la prima volta nel 1967 dopo che due focolai avevano interessato alcuni laboratori a Marburg e a Francoforte, in Germania, e a Belgrado, in Serbia.

Per quanto riguarda le modalità di trasmissione, l'infezione – spiega l'Istituto superiore di sanità – viene collegata all'esposizione in luoghi abitati da colonie di pipistrelli, come caverne o miniere. Tra le specie in grado di fare da vettore del virus c'è un pipistrello della famiglia degli Pteropodidae – il rossetto egiziano (Rousettus aegyptiacus) – che vive soprattutto in Africa.

Tuttavia, il virus si trasmette anche da uomo a uomo, soprattutto nelle fasi avanzate della malattia, quando si manifestano che vomito, diarrea o emorragia. Sia per contatto diretto, ovvero se le mucose di occhi, naso o bocca, o eventualmente pelle lesa, entrano in contatto con i fluidi corporei di una persona infetta. Sia per contatto indiretto, cioè attraverso oggetti o superfici precedentemente contaminate.

Quali sono i sintomi del virus

Dal momento in cui avviene il contatto ai primi sintomi trascorrono in media 5-10 giorni ma a volte il periodo di incubazione può essere più esteso (da 2 a 21 giorni). L'Istituto superiore di sanità (Iss) indica come si manifesta la malattia. I sintomi evolvono infatti man mano nel tempo: l'esordio è improvviso con una febbre molto alta (39-40 gradi) e altri sintomi non specifici, tra cui cefalea, brividi, malessere e dolori muscolari.

Dopo tre giorni si possono manifestare altri sintomi che durano anche una settimana. Tra questi ci sono:

  • dolori addominali
  • crampi
  • vomito
  • diarrea
  • nausea

Dal quinto in giorno si può manifestare un rush cutaneo e la situazione può complicarsi con la comparsa di febbre emorragica (ed emorragie interne) e sintomi a livello neurologico, come disorientamento, confusione e irritabilità. Nei casi fatali – spiega l'Oms – il decesso si verifica in genere tra l'ottavo e il nono giorno di malattia, dopo una grave perdita di sangue.

Come si cura: terapie e trattamenti

Oggi non esiste nessun vaccino né trattamento antivirale per la malattia da virus di Marburg. Le fonti ufficiali – spiega ancora l'Oms – spiegano che ci sono alcuni candidati per un possibile vaccino, ma sono ancora in fase di test. L'unica cura esistente al momento è quella di supporto ai pazienti più gravi, ad esempio attraverso la somministrazione di liquidi fluidi per via endovenosa.

Qual è il rischio epidemia nel mondo e in Italia

I focolai finora verificatisi sono stati sempre controllati – spiega l'Iss – attraverso i protocolli sanitari, come l'identificazione precoce dei casi, l'isolamento, il tracciamento dei contatti e l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. L'Iss raccomanda anche di non visitare ambienti a rischio come grotte o miniere, nel caso di viaggi in paesi dell'Africa subsahariana.

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