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Cos’è il virus B delle scimmie: come si trasmette all’uomo, quali sintomi provoca e come si cura

Il virus B (Herpesvirus simiae) è un patogeno che circola normalmente nelle scimmie, in particolar modo nei macachi. Può essere trasmesso attraverso morsi e graffi dei primati infetti, ma è noto un primo caso di contagio da uomo. Sussiste un alto rischio di mortalità (70-80%) a causa dell’infezione al cervello. Quali sono i rischi, come avviene il contagio e qual è la cura.
A cura di Andrea Centini
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Un macaco rhesus. Credit: wikipedia
Un macaco rhesus. Credit: wikipedia

In alcune specie di macachi circola un patogeno chiamato virus B (Herpesvirus simiae o Herpes virus B) che può infettare l'essere umano, come dimostrato dal contagio di un uomo a Hong Kong in Cina nel 2024 che ha riportato l'attenzione su questo virus delle scimmie. L'infezione presenta una mortalità molto elevata, prossima all'80 percento, sebbene il contagio avvenga raramente. Il virus, strettamente imparentato con i comuni herpes simplex virus 1 e 2 (legati a herpes labiale, herpes genitale e Fuoco di Sant'Antonio), può essere trasmesso all'uomo attraverso morsi, graffi o contatto con fluidi corporei degli esemplari infetti.

I sintomi di base sono analoghi a quelli di un'influenza, ma possono sfociare rapidamente in problemi respiratori, danni cerebrali e morte. Non esiste un vaccino, ma l'infezione può essere trattati con farmaci antivirali. Ad aprile 2024 è balzato agli onori della cronaca internazionale il caso di un trentasettenne di Hong Kong infettato presso il Kam Shan Country Park di Hong Kong, un parco dove vivono circa 2.000 macachi. L'uomo è stato ferito durante un'interazione con uno di questi animali (le autorità raccomandano di non avvicinarsi, non dar da mangiare e non toccare i macachi). L'ultimo bollettino sulla sua salute diffuso dal Centro per la Protezione della Salute ha indicato il “ricovero in terapia intensiva” e “condizioni critiche”. Ecco cosa sappiamo su questo patogeno.

Cos'è il Virus B delle scimmie

Il virus B (Herpesvirus simiae) è un virus a DNA a doppio filamento come gli Herpes simplex 1 e 2. La struttura del genoma, completamente sequenziato nel 2003, è quasi sovrapponibile a quella dei virus che provocano l'herpes labiale e il Fuoco di Sant'Antonio. Nonostante queste somiglianze, il patogeno è decisamente più pericoloso per l'uomo. Fu scoperto nel 1932, quando il medico William Brebner ne fu infettato a seguito di un morso di un macaco rhesus (Macaca mulatta). Il giovane specialista morì poco dopo. A isolare il virus fu il dottor Albert Sabin, che lo rilevò dalle analisi dei campioni biologici. Il virus B circola normalmente nei macachi e si ritiene che circa il 70 – 80 percento degli esemplari che vivono in Asia ne siano infetti. Fortunatamente il contagio nell'uomo si verifica molto raramente, nonostante incidenti e interazioni con queste scimmie sono piuttosto comuni, sia in strutture di ricerca che negli ambienti condivisi con questi animali. In caso di contagio, la mortalità è molto elevata. Anche altre scimmie – come gli scimpanzé – hanno significative probabilità di morire in caso di infezione. Ad oggi, come evidenziato dai CDC statunitensi, sono noti circa 50 casi di contagio nell'uomo, dei quali 21 fatali. Tra gli ultimi noti quello di una scienziata americana nel 1997; la donna fu infettata da fluidi corporei di una scimmia infetta che le finirono negli occhi.

Come il virus B si trasmette dalla scimmia all'uomo

Il virus B viene normalmente trovato in saliva, urine e feci dei macachi, come il già citato macaco rhesus e il macaco cinomolgo (Macaca fascicularis). In genere le infezioni si verificano quando le persone vengono morse o graffiate dagli animali positivi al patogeno. Il virus B resiste nell'ambiente a lungo, soprattutto se vi è una forte umidità, pertanto è possibile essere esposti al contagio anche entrando in contatto con oggetti contaminati (fomiti) dai fluidi corporei di esemplari infetti, come ad esempio una gabbia. Ribadiamo che le infezioni umane sono estremamente rare, nonostante le interazioni con queste scimmie siano frequenti (seppur caldamente sconsigliate dalle autorità). Ne consegue che le persone più a rischio contagio sono quelle che vivono a diretto contatto con gli animali e gli operatori sanitari e di laboratorio che manipolano i macachi o loro parti. Come specificato, larghissima parte di queste scimmie è infettata dal virus, risultando asintomatiche o presentando sintomi lievissimi. Ad oggi è noto un solo caso di contagio da uomo a uomo.

Quali sintomi provoca l'infezione da virus B

In caso di contagio da virus B, il tempo di incubazione – cioè il periodo che intercorre tra l'esposizione al virus e la comparsa dei sintomi – varia da pochi giorni (3 – 7) a un mese. In genere, come evidenziato dai CDC, la sintomatologia appare proprio circa 30 giorni dopo il morso o il graffio di un macaco infetto, come accaduto nel caso del 37enne di Hong Kong. I primi sintomi sono simil influenzali e abbracciano febbre, dolori muscolari, brividi, affaticamento e cefalea (mal di testa). Successivamente possono formarsi vescicole nell'area entrata in contatto col virus, ad esempio nella zona dove si è stati morsi o graffiati. I sintomi di base possono essere accompagnati da dispnea (difficoltà respiratorie) e problemi gastrointestinali come nausea e vomito, oltre al mal di pancia. Le complicazioni si verificano quando il virus invade il tessuto nervoso, determinando infiammazione del cervello e del midollo spinale. La condizione sfocia in disturbi neurologici e muscolari, danni cerebrali e infine morte del paziente.

Come si cura il virus delle scimmie e come prevenire il contagio

Non esiste un vaccino per prevenire l'infezione da virus B, pertanto la prevenzione è fondamentalmente comportamentale (evitare il contatto con le scimmie) e legata ai dispositivi di protezione individuale per gli operatori di laboratorio, come visiere, guanti, mascherine etc etc. In caso di ferita da parte di un macaco, i CDC raccomandano di lavare delicatamente con acqua e sapone, detergente o iodio la ferita per 15 minuti, successivamente far scorrere acqua fresca sulla zona interessata per altri 15 – 20 minuti. Dopo questa operazione va chiamata immediatamente l'assistenza sanitaria per sapere come comportarsi. Prima si interviene, infatti, migliore è l'esito della terapia. I farmaci antivirali che si impiegano contro l'infezione da virus B sono gli antierpetici alla stregua di Aciclovir e Ganciclovir, che possono essere efficaci per contrastare la diffusione virale. Vanno accompagnati con la terapia di supporto.

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