Cos’è il pacemaker, il dispositivo impiantato a Sergio Mattarella: a cosa serve e come funziona

Un pacemaker, il dispositivo fondamentale per regolare il battito cardiaco, è stato impiantato al presidente Sergio Mattarella, ricoverato per un intervento programmato all’ospedale Santo Spirito di Roma: la procedura d’impianto è considerata un intervento di routine (ogni anno, in Italia, si effettuano circa 50mila interventi di inserimento o sostituzione di pacemaker), ma le condizioni del Capo dello Stato, descritte come “buone”, hanno comunque destato preoccupazione dopo le prime, incomplete, notizie sul suo ricovero.
L’impianto di un pacemaker può essere necessario per diverse ragioni, anche se la maggior parte delle applicazioni sono legate alla bradiaritmia, cioè a un ritmo cardiaco più lento del normale. Nell’intervento tradizionale, il dispositivo viene posizionato sotto la cute, all’altezza della clavicola, con i suoi elettrodi che mediante elettrocateteri raggiungono il cuore, che viene così stimolato a svolgere la sua funzione in modo ottimale. Esistono però anche pacemaker senza elettrocateteri, che vengono applicati direttamente alle pareti del cuore. Il pacemaker entra in funzione solo quando rileva anomalie nel battito cardiaco: ad esempio, se il cuore batte troppo lentamente, il pacemaker invia impulsi elettrici per correggere il battito.
Cos’è il pacemaker e come funziona il dispositivo
Il pacemaker è un dispositivo impiantabile alimentato a batteria che aiuta il cuore a mantenere un ritmo regolare: può ad esempio stabilizzare ritmo cardiaco troppo lento, irregolare o troppo veloce, inviando impulsi elettrici per correggere questi disturbi. Il dispositivo, noto anche come cardiostimolatore o stimolatore cardiaco, genera impulsi elettrici che, attraverso gli elettrodi, vengono inviati una o più camere del cuore: ogni impulso provoca la contrazione e il pompaggio del sangue nelle camere interessate, regolando così la funzione del sistema cardiaco di conduzione elettrica.
Quali sono i diversi tipi di pacemaker
A seconda del problema cardiaco, possono essere utilizzati tipi specifici di pacemaker. Ne esistono infatti di diverse tipologie:
- Pacemaker monocamerale: un tipo di pacemaker che solitamente invia impulsi elettrici alla camera inferiore destra del cuore.
- Pacemaker bicamerale: è un pacemaker che invia impulsi elettrici alle camere cardiache superiore e inferiore destra.
- Pacemaker biventricolare: è un tipo di pacemaker noto anche come pacemaker per la risincronizzazione cardiaca: è indicato per le persone con insufficienza cardiaca e battito cardiaco lento. Il dispositivo stimola entrambe le camere cardiache inferiori, contribuendo a rafforzare il muscolo cardiaco.
La stimolazione cardiaca avviene solitamente attraverso elettrocateteri, ovvero elettrodi che dal dispositivo (una specie di piccola scatola in cui è contenuta la batteria) scorrono lungo le vene fino a raggiungere la regione del cuore da stimolare. I dispositivi più moderni sono ormai senza elettrocateteri – delle dimensioni di una pillola – e vengono fissati direttamente alle pareti del cuore.
Quando è necessario l’impianto di un pacemaker
Le condizioni che vengono trattate con l’impianto di un pacemaker includono aritmie cardiache (alterazioni del normale battito cardiaco, che può essere troppo lento, troppo veloce oppure irregolare), l’insufficienza cardiaca (o scompenso cardiaco, che si verifica quando il muscolo cardiaco non riesce a pompare una quantità di sangue adeguata alle necessità dell’organismo), e altri disturbi legati alla funzionalità del cuore.
Come funziona l’intervento di pacemaker e quanto dura
A seconda del tipo di pacemaker utilizzato, l’intervento può essere eseguito con un diverso approccio: i pacemaker più moderni, senza fili, vengono inseriti con un catetere in un’arteria (solitamente vicino all’inguine) e vengono fatti risalire fino al cuore, per poi essere fissati alla parete cardiaca.
I pacemaker con elettrocateteri vengono invece impiantati con approccio transvenoso (attraverso una vena): la batteria viene sistemata sotto la cute, all’altezza della clavicola, e gli elettrodi vengono fatti scorrere lungo la vena e collegati alla parte del cuore da stimolare. La procedura di impianto del pacemaker richiede circa un’ora e, solitamente, dopo uno o due giorni di ricovero, il paziente viene dimesso e può tornare a casa.
La batteria di un pacemaker può durare fino a 10 o 15 anni, mentre i controlli sono generalmente semestrali.