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Cos’è il conflitto uomo-elefante e perché rappresenta una grave minaccia

Il conflitto uomo-elefante è un grave problema di convivenza tra elefanti ed esseri umani, che mette in pericolo non solo la sicurezza delle persone e la sopravvivenza degli animali, ma minaccia anche la salute degli ecosistemi e le tradizioni delle comunità rurali: esacerbato dall’espansione umana, dalla deforestazione e dall’urbanizzazione, in Sri Lanka il conflitto continua a far registrare il più alto numero di morti di elefanti e il secondo più alto numero di morti umane dopo l’India.
A cura di Valeria Aiello
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Un elefante asiatico (Elephas maximus), una delle tre specie di elefanti rimaste, elencata nella Lista rossa IUCN come in via di estinzione / Foto: Pixabay
Un elefante asiatico (Elephas maximus), una delle tre specie di elefanti rimaste, elencata nella Lista rossa IUCN come in via di estinzione / Foto: Pixabay

Il conflitto uomo-elefante continua ad essere una vera e propria lotta per la sopravvivenza in Africa ma soprattutto in Asia, dove gli elefanti hanno perso quasi due terzi del loro habitat naturale. Il problema è particolarmente grave in Sri Lanka, che ospita la seconda più grande popolazione di elefanti asiatici dopo l’India, pari a più del doppio di quella che ci si aspetterebbe nei territori rimasti a loro disposizione.

Sempre più ridotti dall’espansione umana, dalla deforestazione e dall’urbanizzazione, quei territori hanno una densità di elefanti pari a 0,088 esemplari per km2, cento volte superiore a quella dell’India, dove gli elefanti sono 0,0008 per km2. Eppure gli elefanti asiatici (Elephas maximus) sono una delle tre specie di elefanti rimanenti elencate nella Lista rossa IUCN delle specie minacciate: l’elefante asiatico e quello africano della savana (Loxodonta africana) sono indicati come in via di estinzione, mentre l’elefante africano delle foreste (Loxodonta ciclotis) è in grave pericolo di estinzione.

Cos’è il conflitto uomo-elefante

Il conflitto uomo-elefante (human elefant conflict, HEC) è un grave problema di convivenza tra elefanti ed esseri umani, che mette in pericolo non solo la sicurezza delle persone e la sopravvivenza degli elefanti, ma anche la salute degli ecosistemi e gli stili di vita tradizionali delle comunità rurali.

Con l’espressione conflitto uomo-elefante si intendono infatti le interazioni negative tra elefanti e esseri umani, che si verificano quando gli elefanti si spostano verso gli insediamenti umani, depredando i raccolti, distruggendo le proprietà e arrecando danni alle persone, con ricadute anche mortali, oppure semplicemente perché le persone invadono gli habitat naturali degli elefanti, innescando comportamenti difensivi che possono causare lesioni o morte di persone ed elefanti.

La gravità del conflitto uomo-elefante è influenzata da fattori ecologici e socioeconomici, quali la disponibilità di cibo, le dimensioni delle aree protette, le pratiche agricole, la densità umana, le variazioni climatiche stagionali e le credenze socio-culturali.

Nei territori dove vivono grandi popolazioni di elefanti “i conflitti sono inevitabili a causa dell’intensa competizione per risorse come cibo, acqua e riparo” precisa un recente rapporto sulle caratteristiche del fenomeno. D’altra parte, l’impatto dei danni causati dagli elefanti “influisce inevitabilmente sui sentimenti delle vittime verso la salvaguardia e la convivenza con gli elefanti”, il che rischia di aggravare ulteriormente il problema, spingendo le persone ad essere più propense a prendere parte a crimini contro la fauna selvatica.

I numeri del conflitto uomo-elefante in Sri Lanka

Per avere un’idea delle dimensioni del problema, basti pensare che il bilancio delle vittime, sia umane sia nella popolazione di elefanti, ha raggiunto livelli record negli ultimi anni, con una tendenza al peggioramento. In Sri Lanka, dove un tempo gli elefanti asiatici era diffusi in tutto il Paese mentre ora sono limitati dall’espansione umana nelle aree più aride e orientali, si è passati da 145 persone e 433 elefanti uccisi nel 2022 ad almeno 169 decessi umani e 476 morti di elefanti nel 2023, secondo gli ultimi dati della Wildlife and Nature Protection Society.

Ad oggi, si tratta del più alto numero di morti annuali di elefanti al mondo e del secondo più alto numero di morti umane dovute al conflitto dopo l’India, con un tasso di mortalità umana che è aumentato di circa il 42% negli ultimi tre decenni. In media, in Asia, più di 600 persone e 450 elefanti restano vittime del conflitto ogni anno, di cui India e Sri Lanka rappresentano oltre l’80% del totale.

Morti di elefanti tra il 2019 e il 2021 e densità di popolazione in Sri Lanka nel 2019 / Credit: Central Bank of Sri Lanka, 2019, DWC
Morti di elefanti tra il 2019 e il 2021 e densità di popolazione in Sri Lanka nel 2019 / Credit: Central Bank of Sri Lanka, 2019, DWC

Il Governo dello Sri Lanka, che ha implementato diverse leggi per la protezione degli elefanti, incluse multe dagli 800 ai 2.500 dollari e pene detentive da due a cinque anni per chi uccide un elefante, è anche l’unico paese al mondo ad elargire risarcimenti per morti umane, lesioni, perdita dei raccolti, danni alle proprietà e altri problemi causati dagli elefanti nei territori del conflitto.

Nel frattempo, le soluzioni più efficaci rimangono però sfuggenti, limitate a diversi metodi tradizionali che tentano di limitare l’ingresso degli elefanti nelle aree agricole, come recinzioni elettrificate, torri di guardia e l’intervento dei ranger con munizioni non letali per allontanare gli animali che, quando problematici, vengono catturati e trasferiti nel centro per la salvaguardia degli elefanti, a Horowpothana, nella provincia centro-settentrionale di Horowupotana.

Alcuni esperti suggeriscono che una soluzione potrebbe essere quella di liberare da case e fattorie i corridoi degli elefanti, quei percorsi secolari utilizzati dagli animali per spostarsi in cerca di cibo e acqua. Altre soluzioni si basano sull’identificazione delle zone di rischio e lo sviluppo di ulteriori misure di mitigazione del conflitto.

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