Cos’è il Clostebol, lo steroide cui è risultato positivo Sinner (innocente per l’antidoping)
Jannik Sinner, il tennista italiano numero uno al mondo e fresco vincitore del torneo Master 1000 di Cincinnati, è risultato positivo – ma del tutto inconsapevole – allo steroide anabolizzante Clostebol. Si tratta di una variante sintetica del principale ormone sessuale maschile, il testosterone, di cui il Clostebol è un derivato con analoga struttura molecolare. Viene somministrato nella forma acetata per esaltarne le proprietà anabolizzanti ma ridurne le reazioni androgene. Il principale impiego è la cura delle lesioni della pelle.
Il ventitreenne campione di San Candido non ha alcuna responsabilità per la positività a questa sostanza dopante, riscontrata in due controlli effettuati durante il torneo Indian Wells svoltosi a marzo (dove fu eliminato in semifinale dallo spagnolo Alcaraz). Infatti l'International Tennis Integrity Agency (ITIA), dopo un'approfondita indagine, ha confermato che la contaminazione da Clostebol è scaturita da una pomata utilizzata dal suo fisioterapista per il trattamento di una ferita al dito, entrata poi in contatto con una lesione del tennista. Sinner ne era totalmente inconsapevole.
Pur essendo stata stabilita l'innocenza del campione italiano, le norme antidoping sono estremamente rigorose nel tennis professionistico, pertanto il numero uno del tabellone ATP ha perso i 400 punti e il montepremi conquistato durante l'Indian Wells. I tennisti sono infatti comunque ritenuti responsabili per tutto ciò che riguarda le scelte dello staff e il sistema che li circonda.
Cos'è il Clostebol e quando si usa
Come specificato da Synaps, il Clostebol Acetato è tecnicamente definito uno steroide anabolizzante-androgeno sintetico (AAS). In parole più semplici, si tratta di uno steroide anabolizzante derivato dal testosterone, il principale ormone sessuale maschile. Viene principalmente impiegato per il trattamento di lesioni della pelle come abrasioni, gravi ustioni, ulcere, ragadi, ferite infette e che tardano a guarire. I medici possono prescriverlo anche per alcune forme di anemia, osteoporosi, malattie che determinano atrofia muscolare e altro ancora. L'utilizzo e lo sviluppo del farmaco è stato in parte ostacolato dal fatto che si tratta a tutti gli effetti di una sostanza dopante che catalizza la crescita muscolare ma con meno effetti indesiderati dei classici steroidi anabolizzanti; diversi atleti lo hanno usato indebitamente per migliorare le proprie prestazioni sportive.
Come si usa e agisce il Clostebol
Il Clostebol Acetato può essere somministrato sia attraverso pomate – applicazione topica, come nel caso della contaminazione di Sinner – che tramite iniezioni intramuscolari, ad azione più rapida. Esso agisce interagendo con i recettori degli androgeni, gli ormoni sessuali maschili. Come indicato, è infatti un derivato del testosterone con un'analoga struttura molecolare che favorisce la reazione. “Questo legame avvia una cascata di eventi molecolari che promuovono la sintesi proteica e la ritenzione di azoto, processi chiave nella crescita e nella riparazione muscolare”, spiega Synaps. Da qui le sue proprietà dopanti. A differenza di altri steroidi anabolizzanti, il Clostebol Acetato riduce gli effetti androgeni, ma tra gli effetti collaterali ci sono anche un aumento della crescita dei peli e cambiamenti nella libido. Il Clostebol differisce dal testosterone per la presenza di un atomo di cloro, che impedisce la conversione in estrogeni e i conseguenti effetti collaterali.
L'abuso di Clostebol in Italia
Come indicato nell'articolo “Detection of clostebol in sports: Accidental doping?” guidato da scienziati del Laboratorio Antidoping presso la Federazione Medico Sportiva Italiana, l'abuso del Clostebol nelle attività sportive è aumentato negli ultimi anni, in particolar modo nel nostro Paese, a causa dell'ampia disponibilità di prodotti che lo contengono. È cresciuta anche la sensibilità degli strumenti in dotazione ai laboratori antidoping per rilevarlo nei campioni biologici degli atleti. “La maggior parte di questi casi è stata ritenuta correlata a un uso non consapevole del farmaco o al contatto con parenti o compagni di squadra che lo utilizzavano”, hanno spiegato Xavier de la Torre e colleghi nell'articolo pubblicato nel 2020.