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Cosa succede nel nostro cervello quando guardiamo un film

Guardare un film attiva 24 diversi circuiti cerebrali, come scoperto da un team di ricerca del Massachusetts Institute of Technology (Stati Uniti) che ha individuato le diverse reti cerebrali dove l’attività è più intensa durante le scene più o meno complesse.
A cura di Valeria Aiello
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Quando guardiamo un film, nel nostro cervello si attivano fino a 24 circuiti cerebrali diversi, a seconda del tipo di contenuto cinematografico. Lo ha scoperto un team di ricerca del Massachusetts Institute of Technology (Stati Uniti) che per la prima volta ha prodotto una mappa dell’attività cerebrale che si verifica durante la visione di diversi film, tra cui “Inception”, “The Social Network” e “Mamma, ho perso l'aereo”.

Il risultato del loro lavoro, dettagliato in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Neuron, ha messo in evidenza il coinvolgimento di 24 diversi circuiti funzionali nella corteccia frontale, la cui attività è legata al tipo di sforzo cognitivo che occorre per interpretare le diverse scene. Ciò significa che, se sullo schermo appaiono persone, piuttosto che luoghi, oppure se gli attori sono impegnati in un dialogo o semplicemente le immagini sono accompagnate dalla colonna sonora, alcune regioni cerebrali sono più attive di altre, suggerendo che il cervello adatta i suoi modelli di attività alla complessità e alla natura delle informazioni che sta elaborando.

Come il cervello elabora un film: coinvolte fino a 24 reti cerebrali

Quando guardiamo un film, il nostro cervello non è assolutamente uno spettatore passivo. Anzi. È molto più simile a un critico cinematografico altamente sofisticato, che analizza tutto, dalle espressioni facciali alle narrazioni complesse, attraverso 24 reti specializzate.

Per arrivare a comprendere come la visione delle diverse scene vada a modulare l’attività cerebrale, un team di ricercatori del MIT ha valutato le scansioni cerebrali ottenute mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) durante la visione di spezzoni di diversi film diversi film da parte di 176 giovani adulti sani (106 donne e 70 uomini, di età compresa tra 22 e 35 anni). Ciò ha permesso agli studiosi di produrre una mappa dettagliata dell'attività cerebrale in risposta ai diversi aspetti dei film.

Una delle scoperte più significative dello studio è stata l’identificazione di una relazione “push-pull tra diversi tipi di reti: in pratica, quando le scene erano facili da seguire, come una conversazione chiara tra personaggi, le regioni specializzate per compiti specifici (come l’elaborazione del linguaggio) diventavano molto attive. Tuttavia, quando le scene diventavano più complesse o ambigue, richiedendo un maggiore sforzo cognitivo per essere comprese, queste regioni specializzate diminuivano la loro attività, mentre le regioni di controllo esecutivo generale, aree responsabili della risoluzione dei problemi e dell’elaborazione delle informazioni, aumentavano la loro attività.

Nella corteccia celebrale, nello specifico, gli studiosi hanno individuato 24 distinte reti funzionali, la cui attività variava a seconda dei diversi tipi di contenuti cinematografici. Alcune reti, in particolare, rispondevano fortemente alla visione di scene con volti e corpi umani, altre a movimenti o luoghi e punti di riferimento e altre ancora a interazioni tra esseri umani e oggetti o interazioni sociali tra persone. Lo studio ha inoltre rivelato che le reti di controllo esecutivo, ovvero le regioni che ci aiutano a pianificare, risolvere problemi e stabilire le priorità delle informazioni, hanno mostrato risposte uniche durante transizioni inaspettate, come quando le clip di un film terminavano improvvisamente.

Queste scoperte potrebbero avere implicazioni per la comprensione di varie condizioni neurologiche e psichiatriche. “Stabilire come queste reti cerebrali interagiscono tipicamente durante le esperienze naturali, potremmo comprendere meglio cosa accade in condizioni in cui questa coordinazione è interrotta – hanno spiegato gli studiosi – . In studi futuri, potremo esaminare le mappe dei singoli soggetti, il che ci consentirà di mettere in relazione la mappa individualizzata con il profilo comportamentale”.

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