Cosa sono le bombe sporche, armi artigianali a base di materiale radioattivo
Le cosiddette bombe sporche sono balzate più volte agli onori della cronaca internazionale in associazione a minacce terroristiche, trattandosi generalmente di ordigni rudimentali che nulla hanno a che vedere con le vere bombe nucleari in dotazione agli eserciti. Come specificato in un comunicato dalla United States Nuclear Regulatory Research (US.NRC), un'agenzia indipendente del governo statunitense che ha lo scopo di proteggere la salute pubblica dalle minacce nucleari, una bomba sporca o dispositivo di dispersione radiologica (RDD) è un'arma che combina esplosivo tradizionale – come la classica dinamite – a materiale radioattivo, alla stregua dei radionuclidi Cesio-137, l'Iridio-192 e il Plutonio-139. Ma le armi radiologiche, come indicato, non sono affatto bombe nucleari, che sfruttano la fissione e la fusione nucleare per detonare generando una potenza milioni di volte superiore, oltre a una dispersione del materiale radioattivo (Fallout) molto più ampia. Per fare un esempio, una bomba nucleare da 50 megatoni sganciata su Roma distruggerebbe tutto all'interno del Grande Raccordo Anulare e i danni si estenderebbero da Civitavecchia a Latina; una bomba sporca avrebbe effetti enormemente più limitati e localizzati.
Una bomba sporca può essere infatti progettata per disperdere radiazioni in una determinata area, come un quartiere, ma come sottolineato dall'agenzia US.NRC la maggior parte di questi ordigni non rilascerebbe materiale radioattivo in quantità sufficienti per uccidere le persone o creare gravi problemi di salute. In altri termini, fa molti più danni la deflagrazione dell'esplosivo tradizionale che la liberazione dei radionuclidi. Per questo motivo le bombe sporche non sono annoverate tra le famigerate “armi di distruzione di massa”, come lo sono le bombe nucleari e le armi biologiche, ma l'agenzia statunitense le definisce come “armi di disturbo di massa”. Nonostante infatti non siano così distruttive, hanno comunque la capacità di instillare panico e terrore nella popolazione. Inoltre i costi relativi a una eventuale bonifica del territorio potrebbero essere molto elevati, così come quelli legati alla necessità di abbandonare l'area contaminata per lunghi tempi.
L'impatto di una bomba sporca è legato a una serie di fattori, che spaziano dal tipo di radionuclide impiegato alla dimensione dell'esplosivo utilizzato per spargerlo, fino alle condizioni meteorologiche. Anche la tipologia di radiazione (alfa, beta o gamma), il mezzo di dispersione (inalazione, ingestione, assorbimento dalla pelle) e la durata dell'esposizione giocano un ruolo significativo. Chi è più vicino alla detonazione dell'ordigno, tuttavia, ha maggiori probabilità di restare ferito o ucciso dall'esplosione, che di subire conseguenze severe dal materiale radioattivo. Col passare del tempo, inoltre, tale materiale si diffonde, diventa meno concentrato e meno dannoso. “Il tempestivo rilevamento del tipo di materiale radioattivo utilizzato aiuterà notevolmente le autorità locali nel consigliare la comunità sulle misure di protezione, come rifugiarsi sul posto o lasciare rapidamente l'area circostante”, spiega l'agenzia statunitense. Le radiazioni, fortunatamente, possono essere rilevate velocemente e facilmente grazie agli strumenti in dotazione ai soccorritori, favorendo l'evacuazione rapida di tutti i presenti.
Fortunatamente, come riportato da PBS.org, ad oggi non sono ancora state fatte esplodere bombe sporche, sebbene alcune siano state collocate come minaccia. Si ricordi un pacco contenente Cesio ritrovato negli anni '90 al Parco Ismailovsky di Mosca, piazzato da ribelli ceceni per dimostrare la capacità di costruire un simile ordigno. Sempre in Cecenia, ad Argun, il responsabile della sicurezza Ibragim Khultygov annunciò di aver trovato un container con materiale esplosivo attaccato a una mina. In passato si sono verificati furti di materiale radioattivo presso ospedali e siti industriali, con i quali malintenzionati potrebbero costruire questi famigerati ordigni artigianali. Recentemente sono state citate anche per un possibile futuro utilizzo nella guerra in Ucraina, sebbene al momento si tratti solo di speculazioni.