Cosa sono i carburanti sintetici e che differenze ci sono con i bio-fuel
Sta facendo discutere l’accordo tra la Commissione europea e la Germania sull’uso dei carburanti sintetici nelle automobili per non mettere al bando i veicoli con motori endotermici dal 2035. La condizione è che siano alimentati esclusivamente da questi nuovi e-fuel, da non confondere con i biocarburanti, o bio-fuel, su cui invece punta l’Italia, più avanti in questa tecnologia. Pur non essendo entrambi di origine fossile, questi combustibili sono molto diversi per tanti aspetti, e l’apertura ai soli carburanti sintetici, che in Germania sono di grande spinta al settore, taglia fuori l’Italia in nome del regolamento sulle emissioni di CO2, già chiuso e votato dal Parlamento Ue lo scorso 14 febbraio. Ma in cosa differiscono e-fuel e bio-fuel? E perché l’Europa dice sì ai combustibili sintetici e no ai nostri biocarburanti?
Cosa sono gli e-fuel e perché sono diversi dai biocarburanti
Con il termine e-fuel, o electro-fuel, si intende una classe di carburati di origine sintetica, prodotti utilizzando l’anidride carbonica catturata dall’aria insieme all’idrogeno ottenuto per idrolisi da fonti energetiche sostenibili, come l’eolica, il solare e il nucleare. I biocarburanti, o bio-fuel, derivano invece dalla trasformazione di sostanze organiche di origine vegetale o animale. Sono quindi entrambi combustibili che non derivano dal petrolio, pur essendo molto diversi in termini di emissioni climalteranti.
Gli e-fuel sono considerati carburanti neutrali dal punto dell’anidride carbonica (CO2), in quando la CO2 rilasciata nella combustione è all’incirca la stessa utilizzata nel processo di produzione. Chiaramente, affinché questi carburanti sintetici siano veramente puliti, l’idrogeno ottenuto per l’idrolisi dell’acqua deve essere prodotto utilizzando fonti di energia che siano esse stesse neutrali in termini di carbonio (carbon neutral), o prive di emissioni, come l’energia rinnovabile o l’energia nucleare.
I biofuel, d’altra parte, non sono carburanti a emissioni zero. Ottenuti dalla trasformazione di sostanze di origine vegetale o animale, come rifiuti organici agricoli o animali, domestici o industriali, hanno un potenziale di mitigazione delle emissioni che varia considerevolmente a seconda del tipo di biocombustibile in questione. Il più diffuso in Europa è il biodiesel, prodotto da oli o grassi mediante un processo di transesterificazione e in grado di ridurre le emissioni dal 60% all’80% rispetto al diesel tradizionale.
Vantaggi e svantaggi di e-fuel e biocarburanti
Riassumendo i vantaggi e gli svantaggi di queste due classi di carburanti di nuova generazione, occorre tenere conto che la produzione dei combustibili sintetici richiede non solo energia elettrica, che deve essere ottenuta da fonti sostenibili per non vanificare gli sforzi, ma anche molta acqua (ne servono circa due litri per ottenerne uno di e-fuel). Un ulteriore aspetto, non certo ultimo per importanza, riguarda i costi della propulsione dei carburanti sintetici, ancora molto importanti, sebbene i sostenitori di questa soluzione ritengano che la produzione su larga scala possa rendere questo combustibile competitivo.
A credere fortemente negli e-fuel, al momento, ci sono colossi come la Porsche – che ha realizzato un impianto sperimentale di produzione del combustibile nella Patagonia cilena – , ma anche Bosch, ZF e Mahle, tutti membri della eFuel Alliance. Recentemente anche Audi ha investito nel settore degli e-carburanti (e-diesel ed e-benzina) e addirittura la Formula 1 passerà ai carburanti sintetici a partire dalla stagione 2026. Sulla stessa lunghezza d’onda, il campionato del mondo MotoGP, che ha annunciato la transizione verso i nuovi e-fuel già a partire dal 2024.
Rispetto agli e-fuel, i biocarburanti hanno alle spalle una più lunga storia di sviluppo e produzione, in virtù della quale oggi si parla di bio-fuel avanzati (seconda generazione), prodotti esclusivamente da prodotti di scarto, materie residue e biomasse che non entrano in competizione con le produzioni agricole di cibo e mangimi. I bio-fuel più comuni sono il bioetanolo (gli Stati Uniti sono il più grande produttore al mondo) e il biodiesel (ampiamente prodotto in Europa).
In Italia, Eni distribuisce biodiesel (HVOlution) – un olio vegetale idrotrattato che già oggi può essere miscelato al gasolio derivato dal petrolio o completamente utilizzato per alimentare i propulsori diesel – in circa cinquanta stazioni di servizio italiane, producendolo nei propri impianti di Venezia e Gela (Caltanissetta). Costa circa 12 centesimi di euro in più rispetto al diesel tradizionale anche se, prima di utilizzarlo per la propria auto, è indispensabile verificare sul libretto di uso e manutenzione la compatibilità del motore, codificata con l’omologazione EN 15940 (XTL).