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Cosa significa che il Ponte sullo Stretto poggia su faglie attive e capaci: quali sono i rischi

Da nuovi documenti presentati al Ministero dell’Ambiente dalla società Stretto di Messina Spa emergono alcuni elementi che hanno generato dubbi sull’effettiva sicurezza del progetto: il ponte dovrebbe infatti sorgere su un’area in cui sono presenti faglie attive e capaci, un elemento che secondo Ispra può costituire “una rilevante fonte di pericolosità”.
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L'ultima notizia ufficiale rispetto alla tanto discussa costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina risale al 14 febbraio 2024, quando il governo Meloni ha approvato l'aggiornamento del progetto definitivo, che in sostanza dava il via libera all'avvio dei lavori, che avrebbero dovuto iniziare entro la fine del 2024. Il condizionale è d'obbligo: dall'approvazione ufficiale del progetto a oggi sono sorte infatti nuove criticità che potrebbero mettere in discussione l'inizio dei lavori. A proposito dell'eterno dibattito sulla costruzione del Ponte, qualche mese fa Fanpage.it aveva intervistato il geologo, ricercatore del CNR e divulgatore scientifico Mario Tozzi.

Tutto è iniziato il 15 aprile con la richiesta da parte del Ministero dell'Ambiente di integrare il progetto con 239 integrazioni su diversi punti che richiedono ulteriori accertamenti. Oggi, dalle risposte che il 12 settembre ha fornito la stessa società Stretto di Messina spa appaiono quelle sembrano essere delle nuove criticità. Come riporta Repubblica, dai documenti consegnati al Ministero sembrerebbe che il pilone che dovrebbe sorgere sul lato della costa calabrese poggerà su una faglia attiva e capace: la faglia Cannitello, una delle cinque che nel censimento di Ispra vengono classificate come di "massima pericolisità".

Cosa dicono i documenti

I documenti da cui apparirebbe certa la presenza della faglia attiva sotto il pilone lato Calabria sono due. Il primo è la "mappa PB0010_F0" e il secondo è la tavola numero AMW3010. Repubblica spiega che nel primo documento appare il profilo in sezione della faglia Cannitello, che viene individuata come "certa".

La stessa cosa è riferita in uno studio di valutazione commissionato dal Comune di Villa San Giovani a un gruppo di esperti, secondo i quali la faglia si estenderebbe proprio sotto il pilone calabrese, toccando anche i pontili e gli svincoli previsti. Si tratterebbe di una faglia attiva probabilmente formatasi dopo il terremoto che colpì la Calabria nel 1783, spiega l'ingegnere Paolo Nuvolone, l'ingegnere che ha guidato lo studio realizzato per il Comune di Villa San Giovanni.

Nella seconda mappa sotto tutta la sponda calabrese dello stretto è illustrata una grande fascia rossa – spiega sempre Repubblica – che viene classifica come "faglia attiva e capace", ma anche zona a rischio maremoto e liquefazione. Si tratta di quel fenomeno che può verificarsi quando un terreno sabbioso, argilloso o comunque molto ricco di acqua colpito da un evento sismico rilevante perde la sua resistenza e passa dallo stato solido a quello liquido.

La spiegazione della società

Eppure, sebbene siano le sue stesse carte a documentare la presenza delle faglie attive, la società Stretto di Messina Spa ribadisce che sua attività ed esistenza – riporta ancora Repubblica – è "certamente controversa, sia per la lacunosità dei dati disponibili per caratterizzarle, sia per le forti differenze nella loro esatta localizzazione”. E all'articolo pubblicato sul quotidiano l'azienda ha replicato in questo modo: "Il posizionamento della torre lato Calabria con la “Fascia a cavallo di faglie attive e capaci”, richiamato nell’articolo di Repubblica, non è supportato da alcuna prova né indagini sul sito".

Cosa significa "faglie attive e capaci"

Per capire perché queste informazioni rappresentano un elemento di grande interesse bisogna fare un passo indietro e conoscere i rischi legati alla presenza di faglie attive e capaci. Una faglia è infatti una frattura che si è verificata all'interno di una sezione di roccia della crosta terrestre, in cui sono evidenti i segni del movimento tra i due blocchi da cui si è creata.

Nella presentazione del progetto Ithaca, che ha mappato tutte le faglie attive presenti in Italia, Ispra spiega come il settore centrale del bacino Mediterraneo, dove si trova l'Italia, sia caratterizzato da un "complesso mosaico geodinamico, contraddistinto attualmente da zone di convergenza e di distensione con diverso grado di attività".

Nello specifico, per faglia attiva si intende una faglia che presenta "evidenze di scorrimento avvenuto nel corso degli ultimi 40.000 anni, per cui si presume che lo scorrimento possa ancora verificarsi"- spiega l'Università degli Studi di Trieste. "Capace" è invece la classificazione assegnata a una faglia che è ancora ritenuta "in grado di produrre fagliazione in superficie".

Quali sono i rischi legati alla costruzione di edifici

Dato che la fagliazione superficiale può causare danni anche severi agli edifici e alle infrastrutture, "può rappresentare una rilevante fonte di pericolosità, particolarmente nelle numerose aree densamente popolate ed industrializzate del territorio italiano", spiega Ispra.

Ecco perché la presenza di faglie attive e capaci rappresenta – ribadisce l'ente – un dato da attenzione per quanto riguarda la "mitigazione del rischio" nella costruzione di edifici e infrastrutture, data la loro capacità di "produrre una significativa deformazione tettonica permanente in superficie".

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