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Cosa significa che il cadavere trovato a Trieste ha segni di saponificazione

Tra i processi di decomposizione di un cadavere può verificarsi anche la saponificazione, in base a specifiche condizioni ambientali. Ecco in che modo avviene e come si presenta un corpo saponificato.
A cura di Andrea Centini
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Il cadavere di un uomo è stato ritrovato a Trieste, appeso ad un guardrail, bendato e con mani e piedi legati: i primi rilievi medico legali hanno riscontrato i primi rilievi medico legali hanno riscontrato anche un processo di saponificazione. Si tratta di un fenomeno di decomposizione peculiare che determina la preservazione del cadavere o di parti di esso. Avviene in specifiche condizioni ambientali, come quelle caratterizzate da scarsa ventilazione, oppure dopo l'immersione del cadavere per lungo tempo in acqua corrente. Anche se non sempre questi fattori sono fondamentali (in passato si riteneva che l'umidità elevata fosse fondamentale). Il fenomeno è legato all'azione di batteri sui grassi del cadavere, che vengono trasformati in una sostanza nota come adipocera.

Cosa vuol dire saponificazione di un cadavere e quando avviene

La saponificazione dei cadaveri è un processo chimico legato a una particolare decomposizione del tessuto adiposo. Come specificato nell'Enciclopedia della medicina legale e forense di M. Tsokos (2005), si verifica quando i trigliceridi vengono scissi in glicerina e acidi grassi liberi attraverso un processo di idrolisi, che determina la rottura dei legami delle molecole d'acqua. La saponificazione non riguarda solo la medicina legale ma anche, ad esempio, la produzione di sapone a livello industriale: essa si basa principalmente sull'utilizzo di basi forti per ottenere di glicerolo (in questo caso i trigliceridi vengono purificati).

Tornando alla medicina legale, il risultato del processo di saponificazione – che può avvenire sia in superficie che nel sottosuolo – è la formazione di un materiale bianco-grigiastro chiamato adipocera. “Dapprima cerosa, con il tempo assume una consistenza da friabile a solida quando gli acidi grassi cristallizzano, portando alla solidificazione delle parti corporee interessate”, spiega il professor Tsokos. L'adipocera, nota anche come cera tombale o cera mortuaria, si ottiene attraverso l'azione di specifici batteri anaerobi – che non hanno bisogno di ossigeno – che scindono i legami dei grassi attraverso un enzima chiamato lecitinasi. Tra i batteri principalmente responsabili del processo vi è Clostridium perfrigens (ma sono diverse le specie coinvolte). La presenza di acqua è fondamentale affinché si verifichi; l'ossigeno, d'altro canto, è un ostacolo alla formazione dell'adipocera.

Il professor Tsokos spiega che la persistenza dell'umidità non è un fattore necessario, “poiché il contenuto di acqua del tessuto adiposo è sufficiente per l'attività batterica ed enzimatica coinvolta nella formazione dell'adipocera”. L'adipocera si forma più spesso nei cadaveri che restano a lungo in acqua, come le vittime dei naufragi e di annegamento recuperati dopo tempo. Il professor Tsokos sottolinea che la formazione dell'adipocera non è accelerata dalla temperatura più elevata dell'acqua, come si riteneva in passato.

Se gli insetti invadono il corpo è improbabile che si generi l'adipocera, mentre le lesioni possono favorirla, permettendo l'accesso ai batteri responsabili del processo. Stagione, vegetazione, profondità della sepoltura, pH, presenza di indumenti in grado di trattenere l'umidità e molti altri fattori – come specificato nella terza edizione dell'Enciclopedia delle scienze forensi di Douglas H. Ubelaker – possono catalizzare o meno il processo di saponificazione. Essa può interessare anche i corpi imbalsamati.

Come si presenta un cadavere saponificato

Un cadavere saponificato si presenta gonfio, con un volume maggiore rispetto a un corpo che non sviluppa questo processo di decomposizione. All'esterno l'aspetto del cadavere viene indicativamente mantenuto proprio grazie alla presenza dell'adipocera, che crea una sorta di involucro pastoso di colore bianco-grigiastro e protettivo. Tale involucro è dapprima molle, poi solidifica per il processo di cristallizzazione. L'adipocera può restare stabile per moltissimi anni in assenza di ossigeno (anche centinaia), può proteggere gli organi interni e lasciare in evidenza eventuali lesioni. La formazione dell'adipocera, più comune nelle persone in sovrappeso o affette da obesità e nelle donne che hanno una concentrazione di grasso superiore a quella degli uomini, può essere osservata anche ad appena un mese dalla morte. Ciò dipende dalle condizioni ambientali, ma in genere “indica solitamente un intervallo post-mortem di almeno diversi mesi”, spiegano gli esperti.

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