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Cosa significa avere un ictus a 32 anni: “Dovevo farmi mettere i calzini da mia figlia piccola”

Angharad Dennis è stata colpita da un ictus due giorni prima dei suoi 32 anni. Da allora la sua vita è cambiata, anche nel suo modo di essere mamma e nel suo rapporto con la figlia di sei anni. Oggi infatti l’ictus cerebrale è la principale causa di disabilità al mondo.
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"Non è una cosa facile da spiegare a una bambina di sei anni. Quando si fa male, le metto un cerotto. Come posso spiegarle che non puoi mettere un cerotto sul tuo cervello?". Angharad Dennis ha avuto un ictus due giorni prima del suo 32° compleanno. Fortunatamente è sopravvissuta, ma da allora la sua vita è cambiata, anche come mamma, soprattutto quando ha dovuto spiegare a sua figlia cosa le fosse successo: "Non è qualcosa che mi aspetto possa capire una bambina di sei anni che ha ancora bisogno del mio aiuto per mettere i calzini".

Secondo quanto riferisce l'Osservatorio Malattie Rare, l'ictus cerebrale è oggi la principale causa di disabilità nel mondo: ogni anno circa 12 milioni di persone hanno un ictus, ma 9 su 10 potrebbero essere prevenuti, correggendo i fattori di rischio modificabili, come fumo e alimentazione, e agendo sulla prevenzione. In Italia i dati non restituiscono un quadro migliore: si stimano circa 100.000 ricoveri all'anno per ictus cerebrali e metà delle persone che sopravvivono devono fare i conti con problemi di disabilità, a volte anche gravi.

La storia di Angharad: "Non è stato facile accettarlo"

Angharad Dennis, una donna di 32 anni del Galles e mamma di una bambina di 6, ha raccontato alla Bbc che pur conoscendo la malattia – dato che ne era stata colpita sua nonna – non aveva avuto nessun sintomo o avvisaglia che potesse capitarle la stessa cosa, soprattuto da così giovane. D'altronde, l'ictus diventa in media più frequente dopo i 55 anni e ogni dieci anni il rischio raddoppia.

Dopo l'ictus – ha spiegato – la ripresa non è stata – e non è tutt'ora – semplice. Certo, ovviamente si sente grata di essere sopravvissuta ma accettare i cambiamenti che l'ictus ha lasciato sul suo corpo è difficile. Non solo per lei, anche per la sua bambina. Ha spiegato come sia stato sconvolgente accettare di aver bisogno di lei, anche per le cose più semplici, come indossare i calzini.

Ma grazie all'aiuto di un gruppo di ascolto creato dalla Stroke Association, un'associazione benefica del Regno Unito che si occupa di fare prevenzione e dare supporto alle persone affette da ictus, sta imparando ad accettare questa nuova fase della sua vita.

Gli effetti dell'ictus sulla sua vita

Un ictus cerebrale può lasciare forme di disabilità più o meno gravi. Anche a Angharad è successo. Ad esempio, almeno per ora, spesso ha bisogno di una stampella per camminare e non riesce più muoversi come prima: "Accettare che vada qualcun altro a riprendere mia figlia da scuola è stato difficile. Avrei dovuto farlo io".

L'ictus ha anche cambiato anche il suo approccio alla vita e la sua scala delle priorità: "Prima pensavo a come fare per guadagnare di più e offrire a mia figlia le vacanze migliori, invece non è così. Tutto ciò che lei desidera davvero è il mio tempo, e sento che non lo avrei mi capito se non avessi avuto un ictus".

Come prevenire l'ictus: i sintomi

Il sito della Fondazione Humanitas spiega che spesso l'ictus compaia improvvisamente, spesso senza dolore. I sintomi più comuni sono invece mancanza di forza, comparsa di formicolio o mancanza di sensibilità a un braccio o a una gamba, ma anche improvvise difficoltà nel parlare o nel vedere da un lato.

Nel Regno Unito si usa la regola della parola FAST per ricordare cosa fare e a quali sintomi prestare attenzione se si sospetta di avere un ictus. La parola FAST sta infatti per Face (faccia, che può apparire cadente,), Arms (braccia, che possono essere deboli o interessati da formicolii), Speech (discorso, a volte confuso e difficile) e Time (tempo), in quanto è fondamentale chiamare il prima possibile i soccorsi.

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