Cosa sappiamo sullo squalo tigre, la specie coinvolta nell’attacco mortale a Gianluca Di Gioia
Mentre nuotava nelle acque cristalline innanzi alla nota località turistica di Marsa Alam, in Egitto, il 48enne romano Gianluca Di Gioia è stato improvvisamente attaccato e ucciso da uno squalo. L'uomo è stato soccorso da un coraggioso amico, il 69enne cremonese Peppino Fappani, ma non c'è stato nulla da fare per salvargli la vita. Anche lui è stato morso dal grande pesce, ma fortunatamente ha subito ferite non severe alle braccia e alle gambe.
È una tragedia assimilabile a quella che ha recentemente colpito un altro turista italiano, un uomo di 56 anni di Roseto degli Abruzzi, aggredito e ucciso da uno squalo a marzo del 2022 nelle acque dell'isola di San Andrés, in Colombia. In entrambe le circostanze la specie coinvolta sarebbe la medesima, lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier). Non vi è certezza assoluta per quella dell'incidente in Egitto, ma vista la località e le modalità di attacco si pensa sia proprio questo il pesce responsabile.
Quanto è grande uno squalo tigre
Come indicato dal Field Museum, lo squalo tigre assieme allo squalo leuca (Carcharhinus leucas) e al più noto squalo bianco (Carcharodon carcharias) è una delle tre specie maggiormente coinvolte negli attacchi alle persone. L'ittiologo Francesco Tiralongo dell'Università di Catania ha sottolineato a Fanpage.it che le aggressioni agli esseri umani sono comunque estremamente rare. Nel caso avvenuto in Egitto, tuttavia, l'uomo non sarebbe stato scambiato per un'altra preda o sottoposto ai cosiddetti morsi d'ispezione, bensì assalito con un chiaro intento predatorio. “Un grosso squalo affamato può attaccare se ha fame”, ha spiegato l'esperto. E lo squalo tigre grosso lo è indubbiamente.
Si tratta infatti di un pesce cartilagineo che, mediamente, come evidenziato dal Florida Museum, ha una lunghezza compresa tra i 3,2 e i 4,3 metri, con un peso che spazia da quasi 400 a oltre 630 chilogrammi. Gli esemplari più grandi arriverebbero a oltre 5,5 metri per un peso superiore ai 900 chilogrammi. Dunque dei veri e propri giganti dei mari, secondi in termini di lunghezza e peso soltanto al grande squalo bianco, che può arrivare a 7 metri e pesare quasi 2.000 chilogrammi. Sottolineiamo che si parla di predatori attivi, perché i più grandi pesci cartilaginei – lo squalo balena e lo squalo elefante – sono fondamentalmente “placidi” filtratori.
Perché lo squalo tigre si chiama così
Il nome squalo tigre non è legato alla nota aggressività del pesce, ma alle caratteristiche bande verticali di colore scuro presenti lungo i lati del corpo. Partono da dietro le fessure branchiali e arrivano fino alla base della grande pinna caudale eterocerca. Non si tratta di vere e proprie strisce come nel caso dei felini, ma più delle chiazze tondeggianti, più o meno allungate e presenti nella parte superiore dei fianchi. Tali bande scure risultano ben evidenti negli esemplari giovani – alla nascita gli squali tigre sono lunghi tra i 50 e i 70 centimetri – ma tendono ad affievolirsi leggermente con l'avanzare dell'età, come sottolineato dagli esperti di Oceana, organizzazione che si occupa di conservazione di mari e oceani. Macchie disposte orizzontalmente sono presenti anche sulla pinna dorsale, in particolar modo alla base.
Il dorso dello squalo tigre è generalmente di colore grigio scuro e bruno-bluastra, mentre la parte ventrale è bianca. Si tratta della classica colorazione criptica presente in molti pesci, che si “mimetizzano” nella colonna d'acqua dove gli attacchi possono arrivare da ogni angolo e direzione. Da sotto un pesce col ventre bianco che nuota in acque superficiali si confonde con i riflessi dei raggi solari, mentre dall'alto la colorazione scura confonde con gli abissi.
Dove vive e cosa mangia lo squalo tigre
Lo squalo tigre non ha una distribuzione cosmopolita, ma il suo areale è dislocato principalmente nelle acque tropicali e subtropicali del pianeta, con alcune popolazioni significative anche in quelle temperate. Estremamente rari gli avvistamenti documentati nel Mar Mediterraneo (un paio in tutto), mentre è abbondante lungo le coste australiane (non meridionali) e nel Mar Rosso, dove è occorsa l'aggressione a Gianluca Di Gioia. In genere nuota lentamente, ma è capace di accelerazioni fulminee e di grandissima potenza quando attacca una preda.
Gli squali tigre sono animali opportunisti che predano qualunque cosa a portata dei loro poderosi denti; si cibano di un gran numero di specie di pesci, tartarughe marine, razze, squali più piccoli, alcuni mammiferi marini e persino uccelli marini. Anche calamari e crostacei fanno parte della dieta di questo grande pesce. In un caso eccezionale documentato in Australia, uno squalo tigre ha rigurgitato davanti agli scienziati una intera echidna, un mammifero pieno di durissime spine che depone le uova. Secondo gli esperti l'attacco si è verificato mentre l'animale nuotava nei pressi dell'isola di Orfeo, magari per spostarsi in un'altra isola innanzi al Queensland.
Gli squali tigre sono stati osservati anche mentre divoravano rocce e persino pneumatici, oltre a rifiuti di natura antropica come sacchi, lattine e bottiglie, che vengono spesso ritrovati negli stomaci di animali spiaggiati. Non c'è dunque da stupirsi che possano provare a predare anche un essere umano. La coppia di italiani aggrediti in Egitto, stando a quanto riferito dal ministero dell'Ambiente del Paese africano, stava nuotando in acque profonde e al di fuori della zona di balneazione al momento dell'attacco. In realtà, come mostrano le immagini del salvataggio di Fappani, i due erano nei pressi di un pontile utilizzato per far tuffare i turisti e quindi come segnalano diverse testimonianze in acque balneabili. Lo squalo, chiaramente, indipendentemente da dove si è verificata la tragedia non ha alcuna responsabilità, trovandosi nel proprio habitat naturale e agendo semplicemente d'istinto.
Quante persone uccidono ogni anno gli squali
Ogni anno sono poche decine le persone uccise dagli squali, numeri decisamente bassi se confrontati con quelli che coinvolgono altre specie. I coccodrilli, ad esempio, uccidono 1.000 persone ogni anno, i cani 25.000 e i serpenti 50.000. Ma le cifre più spaventose sono altre. Gli uomini, tra guerre e omicidi, uccidono oltre 400.000 dei propri simili ogni 12 mesi, mentre le zanzare arrivano a oltre 700.000 vittime a causa delle gravi malattie che trasmettono.
Sono gli squali a dover avere paura di noi, considerando che ne uccidiamo più di 270 milioni ogni anno, anche per pratiche barbare come lo shark finning per fare brodini di pinne. Molte specie sono a rischio estinzione – non lo squalo tigre – e la stragrande maggioranza delle popolazioni ha subito un tracollo in circa 50 anni a causa nostra.