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Cosa sappiamo del beluga bloccato nella Senna e della corsa per salvare il cetaceo dell’Artico

Avvistato per la seconda volta nella giornata di venerdì, il mammifero marino è apparso “molto sfuggente” e più magro del normale, con alcune lesioni cutanee che si sono erose.
A cura di Valeria Aiello
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Un beluga, chiamato anche balena bianca, è un mammifero marino che solitamente vive nelle acque dell'Artico
Un beluga, chiamato anche balena bianca, è un mammifero marino che solitamente vive nelle acque dell'Artico

Il beluga che da giorni si trova nelle acque della Senna, bloccato in un tratto del grande fiume francese tra le chiuse di Pause e Saint-Pierre-la-Garenne, a circa 70 km a Nord-Ovest di Parigi, sembra essere più magro del normale e avere alcune lesioni cutanee che si sono erose. Sono queste le ultime notizie riportate dall’AFP sulle preoccupanti condizioni di salute del mammifero marino che solitamente vive nelle acque ghiacciate dell’Artico ma che si è smarrito, nuotando verso Sud fino a imboccare e risalire la Senna, dove è stato individuato per la prima volta nella mattinata di martedì 2 agosto.

Avvistato per la seconda volta nella giornata di venerdì 5, il cetaceo bianco è apparso “molto sfuggente”, come spiegato da Gerard Mauger, vicepresidente del gruppo di ricerca sui mammiferi marini. Il beluga ha trascorso “pochissimo tempo in superficie, prima di tornare a immergersi per un lungo periodo – ha indicato l’esperto – . Anche cercare di avvicinarlo con molta attenzione è difficile, fa troppi cambi di direzione”. Tanto che  “ci stiamo chiedendo cosa fare”.

Lamya Essemlali, capo dell’organizzazione no-profit per la conservazione marina Sea Shepherd, ha spiegato che alcuni membri del suo team stanno utilizzando droni per aiutare a localizzare più facilmente il cetaceo e che la priorità, al momento, è che il beluga “venga nutrito con pesce anche congelato, in modo che non muoia di fame”. La sfida, ha aggiunto, sarà “cercare di accompagnarlo verso l’oceano” mentre resterebbe fuori questione l’ipotesi di portare l’animale fuori dall’acqua, perché troppo rischioso.

Nella zona, ha precisato Mauger, su quattro diverse barche sono al lavoro i vigili del fuoco, l’Ufficio francese pe la biodiversità, la Sea Shepherd Association e la Società francese di salvataggio in mare (SNSM). A complicare le operazioni, la presenza di decine di imbarcazioni che navigano in quel tratto, nonché l’ambiente poco familiare per il beluga e il fondale notevolmente più basso (e inquinato) di quelli marini nei quali vivono i branchi di questa specie protetta.

Come spiegato dalle autorità locali, che hanno chiesto a tutti coloro che hanno a cuore il destino del cetaceo di restare il più lontani possibile dalle sponde, i beluga solitari possono a volte migrare verso Sud, in cerca di cibo, e sopravvivere temporaneamente in acque dolci, anche se molto raramente si avventurano così lontano dall’Artico.

Come detto, le operazioni di salvataggio prevedono innanzitutto che il beluga venga nutrito, in considerazione anche di quanto accaduto lo scorso maggio, quando la denutrizione aveva causato la morte di un’orca che si era ritrovata sempre nella Senna, in Normandia. In quell’occasione, gli sforzi per far orientare il cetaceo verso il mare non ebbero successo e, una volta recuperata la carcassa dell’animale, l’autopsia rivelò la presenza di un vecchio proiettile conficcato nel cranio.

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