Cosa dice lo studio che raccomanda la dieta vegana contro il Covid e perché non convince gli esperti
Una dieta vegana o vegetariana può davvero proteggerci dal Covid? A riaccendere il dibattito su come le abitudini alimentari possano influenzare il rischio di infezione da Sars-Cov-2 è un nuovo studio brasiliano, recentemente pubblicato su BMJ Nutrition, Prevention & Health, in cui gli autori raccomandano di seguire diete a base vegetale o modelli alimentari vegetariani per ridurre la probabilità di contrarre il Covid.
Dalla loro indagine, che ha coinvolto 723 volontari del progetto Pandora, uno studio osservazionale condotto in Brasile tra il 18 marzo e il 22 luglio 2022, è infatti emerso che le persone che seguivano diete vegane o prevalentemente vegetariane avevano il 39% di probabilità in meno di contrarre l’infezione rispetto a chi non segue questo tipo di diete. Ma la conclusione secondo cui le diete vegetariane o vegane abbiano un ruolo protettivo nell’infezione è stata considerata “prematura e non giustificata” da diversi esperti non coinvolti nello studio.
Covid e diete vegane o vegetariane: cosa dice lo studio
L’indagine, uno studio osservazionale che ha valutato l’influenza dei modelli alimentari sull’incidenza e l’evoluzione del Covid, ha rilevato una differenza nel rischio di contrarre la malattia, indicando che le persone che seguivano una dieta vegana o vegetariana avevano un minor rischio di infezione da Sars-Cov-2 . In termini assoluti, su 100 persone che seguivano una dieta onnivora, 52 avrebbero contratto l’infezione durante il periodo di studio, rispetto a 39 su 100 persone del gruppo che seguiva una dieta vegana o vegetariana, con rispettivamente il 18% e l’11% che ha riferito un periodo moderato di sintomi gravi rispetto sintomi gravi.
D’altra parte, dall’analisi è anche emerso che chi seguiva una dieta vegana o vegetariana presentava meno condizioni mediche preesistenti, tassi più elevati di attività fisica e livelli inferiori di obesità, ovvero un minor numero di fattori di rischio per il Covid e le sue complicanze. Gli studiosi hanno quindi tenuto conto di questi fattori confondenti, concludendo che coloro seguivano una dieta prevalentemente vegetariana o vegana avevano il 39% di probabilità in meno di contrarre l’infezione rispetto a coloro che seguivano una dieta onnivora.
Perché i risultati non convincono gli esperti
Prendendo in considerazione la sola riduzione del 39% della probabilità di infezione in vegani e vegetariani, è facile concludere che cambiare abitudini alimentari possa proteggerci dal Covid. Tuttavia, quanto osservato nello studio “fornisce solo una potenziale associazione tra dieta e rischio di infezione e nessuna prova causale” ha spiegato il dottor Duane Mellor della Aston University di Birmingham, in Inghilterra, che come altri esperti non coinvolti nello studio ha fatto appello alla cautela, chiedendo attenzione nell’interpretazione dei risultati.
“Si tratta di un piccolo studio osservazionale che riporta l’incidenza dell’infezione da COVID-19 auto-riferita e del modello alimentare – ha precisato il dottor Mellor – . Non include la conferma della diagnosi, e sebbene i ricercatori abbiano corretto per fattori associati al rischio di infezione da Covid, la piccola dimensione del campione può significare che qualsiasi associazione può risentire di un errore statistico”.
Anche il dottor Gavin Stewart dell’Università inglese di Newcastle, ha evidenziato le limitazioni legate alle piccole dimensioni del campione e la natura osservativa dello studio. “Questo lavoro – ha indicato l’esperto – presenta dati interessanti ma le conclusioni degli autori non riflettono adeguatamente l’incertezza inerente ai piccoli studi osservazionali che non sono progettati per valutare le relazioni causali. La conclusione che le diete a base vegetale abbiano un ruolo preventivo nell’infezione da Covid è prematura e non giustificata”.
“Il problema principale è che, nonostante sia stato scoperto che le persone che seguivano diete a base vegetale avevano un’incidenza inferiore di infezione da Covid rispetto alle persone che seguivano diete onnivore, non possiamo essere sicuri se questa correlazione sia causata dal tipo di dieta che dicono di aver seguitoo, o da qualcos’altro – ha affermato anche il professor Kevin McConway, professore emerito di statistica applicata alla Open University di Milton Keynes – . Ciò non esclude la possibilità che il tipo di dieta, almeno in una certa misura, causi differenze nel rischio di infezione, ma significa molto chiaramente che non possiamo essere sicuri di causa ed effetto da questo studio”.