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Cosa devi fare se vedi un granchio blu

Per provare ad arginare la diffusione e i danni all’acquacoltura provocati dal granchio blu, specie aliena e invasiva di dimensioni significative, il governo italiano ha deciso di stanziare un primo fondo di 2,9 milioni di Euro. Ecco cosa si deve fare quando se ne vede un esemplare.
A cura di Andrea Centini
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Il governo italiano ha ufficialmente dichiarato guerra al granchio blu (Callinectes sapidus), mettendo sul campo un primo stanziamento di 2,9 milioni di Euro per contenere la sua diffusione e limitarne il devastante impatto sull'acquacoltura, in particolar modo quella legata ai molluschi. La ragione di questa misura – e delle altre che molto probabilmente seguiranno – risiede nel fatto che non siamo innanzi a una specie autoctona, bensì a una specie aliena, cioè non presente naturalmente negli ecosistemi marini italiani. Ciò significa che non si è co-evoluto con gli altri organismi presenti e, a causa dell'estrema voracità e della crescita demografica esponenziale, rappresenta un serio rischio per gli equilibri ecologici e le catene trofiche. E ovviamente anche per i settori economici legati all'allevamento delle sue prede. Per questo sin dai primi avvistamenti ne è stata suggerita la cattura, anche – e soprattutto – per scopi alimentari, essendo considerato una vera e propria prelibatezza in cucina.

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Il granchio blu, o granchio reale blu o granchio azzurro è un crostaceo decapode che vive naturalmente lungo le coste del continente americano, dove viene allevato proprio per il sapore della sua carne (l'epiteto sapidus nel nome scientifico si riferisce proprio al gusto). A permetterne l'arrivo e la diffusione nei mari italiani sono stati fondamentalmente due fattori: il primo è il trasporto marittimo, con il trasferimento delle larve attraverso le acque di zavorra tra il continente americano e quello europeo; il secondo è il cambiamento climatico, che sta rendendo i nostri mari sempre più "appetibili" per determinare specie aliene. Sono oltre 3.000 gli alloctoni registrati in Italia e molti sono animali marini provenienti da mari più caldi, come ad esempio il pesce scorpione arrivato dal Mar Rosso attraverso il canale di Suez, anch'esso molto vorace e problematico per gli equilibri ecologici.

La diffusione del granchio blu è stata così esplosiva nell'ultimo decennio che ha iniziato ad arrecare danni particolarmente ingenti alle colture di molluschi come cozze, vongole e ostriche, ma anche a quelli di gamberi, anguille e altri pesci. Sono del resto predatori voraci che catturano tutto ciò che è a tiro delle loro formidabili chele. Si stimano danni potenziali per decine e decine di milioni di Euro e dimezzamento della produzione di vongole, a causa della sua presenza. La situazione risulta piuttosto grave in Veneto, dove sono dislocati numerosi centri di acquacoltura. Ma il granchio si sta diffondendo anche altrove, dove non era mai stato visto prima. Lo scorso anno, ad esempio, sono stati avvistati diversi esemplari lungo il litorale laziale, presso l'Oasi Palude di Torre Flavia.

Come spiegato dall'Ecologo Marino Andrea Bonifazi in un post sulla pagina Facebook Scienze Naturali, di cui è gestore, “le prime segnalazioni in Mediterraneo risalgono al 1949, quando venne rinvenuto a Grado, in Adriatico (Giordani Soika, 1951). È tuttavia solo nell'ultimo decennio che la specie ha cominciato a diffondersi capillarmente nel Mare Nostrum, Italia compresa. Nel nostro paese questa specie è abbondantemente diffusa in Adriatico e nello Ionio, mentre sulle coste occidentali è stata rinvenuta in Sardegna, Liguria e Toscana e solo recentemente è stata osservata anche nel Lazio e in Campania (Tiralongo et al., 2021)”.

Dunque, cosa fare se ci si dovesse imbattere in questo ospite indesiderato? La prima e più importante, a maggior ragione se ci si trova in un posto dove il granchio blu non è mai stato avvistato, è fare la segnalazione alla Capitaneria di Porto o all'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che invieranno sul posto degli esperti per tutti i rilievi di rito. Come spiegato a Fanpage.it dal dottor Bonifazi, “ci sono vari progetti che si occupano di aggiornare i dati sulle specie aliene presenti lungo le nostre coste che potrebbero trovare le sue segnalazioni ancora interessanti”. “Ad esempio ISPRA – prosegue Bonifazi, specialista nel monitoraggio ambientale – continua a raccogliere questi dati e le segnalazioni possono essere inoltrate alla mail alien@isprambiente.it. Non ci sono particolari indicazioni in merito su come comportarsi, se non quella di evitare di maneggiarli per non rischiare di ricevere qualche spiacevole ‘pizzico'”. Del resto si tratta di granchi di grosse dimensioni, il cui carapace può raggiungere i 23 centimetri di diametro nei maschi.

Alla fine di luglio 2023 in Emilia Romagna è entrata in vigore una speciale autorizzazione regionale che permette la cattura, il prelievo, il trasporto e la commercializzazione di questo crostaceo per le imprese ittiche, “titolari di concessione demaniale marittima nell'ambito della Sacca di Goro e del territorio di Comacchio (Ferrara)”, come spiegato dall'ANSA. Con i 2,9 milioni di Euro in arrivo, molto probabilmente, iniziative del genere saranno estese a livello nazionale permettendo la cattura e l'inserimento del granchio blu nel mercato come prodotto alimentare. Catture estemporanee hanno del resto un impatto limitato nella riduzione dei popolamenti "di questa specie molto invasiva che crea grossi danni alla biodiversità autoctona", come spiegato dal dottor Bonifazi. Si ricordano infine i potenziali problemi di salute legati al consumo di animali prelevati in tratti di mare non propriamente cristallini.

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