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Cosa c’è dietro l’aumento dei casi di demenza nei giovani

Ogni anno, centinaia di migliaia di persone ricevono una diagnosi di demenza ad esordio giovanile: un studio appena pubblicato su JAMA Neurology fa luce sul perché.
A cura di Valeria Aiello
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Un nuovo studio, tra i più approfonditi sul declino della funzione mentale e le malattie neurodegenerative, ha identificato quindici diverse abitudini di vita e condizioni di salute associate a forme di demenza giovanili, chiamate YOD (Young Onset Dementia), che si possono manifestate già a 30 anni. La maggior parte delle ricerche precedenti ha esaminato l’insorgenza legata fattori ereditari, in cui alcune mutazioni genetiche vengono tramandate di generazione in generazione, ma nel caso del nuovo studio, appena pubblicato su Jama Neurology, i ricercatori hanno messo in luce l’esistenza di una vasta gamma di fattori ambientali o di stile di vita che possono influire direttamente sull’esordio di questo tipo di disturbi, mettendo in discussione l’idea che la genetica sia l’unica causa della YOD.

A livello globale – evidenziano gli studiosi, guidati dal dottor Stevie Hendriks, ricercatore presso l’Università di Maastricht (Olanda) e Janice Ranson, ricercatrice senior presso l’Università di Exeter (Regno Unito) – si registrano circa 370.000 nuovi casi di demenza ad esordio giovanile ogni anno. Spesso si presume che la causa sia genetica, ma per molte persone può non essere esattamente così. Ed è questo il motivo per cui abbiamo voluto indagare sui fattori associati all’incidenza di YOD”.

Quindici fattori aumentano il rischio di forme di demenza giovanili

I risultati dello studio, che ha preso in esame i dati dell’UK Biobank di oltre 350.000 persone di età inferiore ai 65 anni, ha rilevato che un basso stato socio-economico, i disordini dovuti al consumo di alcol, l’isolamento sociale, i disturbi dell’udito, ictus, diabete, malattie cardiache e depressione sono tutte condizioni associate a un rischio più elevato di demenza ad esordio giovanile.

Anche la carenza di vitamina D e alti livelli di proteina C-reattiva (prodotta dal fegato in risposta all’infiammazione) comportano un rischio più elevato, così come la presenza di due varianti del gene ApoE4 ε4 (uno scenario genetico già collegato al morbo di Alzheimer ).

Il ruolo dell’alcol nelle forme di demenza nei giovani

Dall’analisi è emerso che la relazione tra alcol e demenza ad esordio giovanile è “complessa”: mentre l’abuso di alcol porta ad un aumento del rischio, il consumo moderato è risultato correlato a un rischio ridotto, probabilmente perché le persone appartenenti a questo secondo gruppo sono generalmente più sane in generale. Anche livelli più elevati di istruzione formale e una minore fragilità fisica (misurata attraverso una maggiore forza di presa) erano associati a un rischio di YOD inferiore.

Tutto ciò, spiegano gli studiosi, aiuta a colmare alcune delle lacune nella conoscenza delle forme di demenza giovanili e può portare allo sviluppo di trattamenti e misure preventive migliori. “Sapevamo già dalla ricerca su persone che sviluppano demenza in età avanzata che esistono una serie di fattori di rischio modificabili – ha affermato il neuroepidemiologo Sebastian Köhler dell’Università di Maastricht, autore senior dello studio – . Oltre ai fattori fisici, anche la salute mentale gioca un ruolo importante, compresa la prevenzione dello stress cronico, della solitudine e della depressione. Il fatto che questo sia evidente anche nella demenza ad esordio giovanile mi ha sorpreso e potrebbe offrire opportunità per ridurre il rischio anche in questo gruppo”.

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