Corsa al Polo Sud della Luna, Guidoni a Fanpage.it: “Ecco cosa cerchiamo”
“Abbiamo fondate ragioni di credere che ci siano importanti risorse, a cominciare dall’acqua sotto forma di ghiaccio”. L’astronauta e astrofisico Umberto Guidoni, il primo europeo a salire a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), non ha dubbi sui motivi del rinnovato interesse per la Luna. Se in passato, le missioni rappresentavano “un primo assaggio” di cosa volesse dire viaggiare nello spazio e poter mettere piede su un corpo celeste diverso dalla Terra, oggi, dice Guidoni a Fanpage.it, la prospettiva della nuova era di esplorazione lunare è ben diversa, legata a una varietà di interessi, anche economici.
Quali sono i vantaggi di tornare sulla Luna?
La Luna ci permette di studiare la storia del Sistema solare ma la sua conoscenza, in una zona come quella del Polo Sud, in questa fase rappresenta un passaggio particolarmente importante nell’esplorazione umana dello spazio, sia per la costruzione delle future basi lunari che ci porteranno poi a colonizzare Marte, sia per l’opportunità di trovare risorse importanti dal punto di vista economico.
Perché? Cosa c’è di particolare al Polo Sud?
Innanzitutto sappiamo di poter trovare acqua sotto forma di ghiaccio. Non è un caso che le ultime missioni di Russia e India abbiano come obiettivo l’esplorazione del Polo Sud lunare, ma soprattutto che le prossime missioni americane del programma Artemis porteranno gli umani al Polo Sud: il ghiaccio è prezioso per l’acqua e l’ossigeno per gli astronauti, ma anche per poter realizzare il combustibile per i razzi che faranno da spola tra la Luna e la Terra.
In una zona come il Polo Sud, che è scarsamente illuminata dal Sole e dove i crateri più bui vanno a temperature molto basse, esiste la concreta possibilità che il ghiaccio sia presente, sedimentato da milioni di anni. Per adesso, l’unica misura di questa presenza è stata fatta attraverso sonde che erano in orbita attorno alla Luna, quindi a un centinaio di chilometri dalla superficie del Polo Sud. Ora, con la missione dell’India siamo proprio sul terreno, quindi le misure saranno molto importanti.
Perché finora non ci siamo mai andati?
Perché il Polo Sud della Luna è un luogo complicato, per varie ragioni. In primo luogo perché si trova fuori dal piano su cui orbita la Luna, quindi mandare un razzo al Polo Sud significa fargli fare manovre molto complesse. E poi, come le dicevo, è scarsamente illuminato, quindi bisogna atterrare praticamente al buio. Se poi ci mettiamo il fatto che è freddo – la temperatura al Polo Sud è inferiore ai 200 gradi sotto lo zero – è chiaramente un posto difficile su cui atterrare.
Questo è il motivo per cui, prima dell’invio di missioni con equipaggio, cominciamo a mandare sonde automatiche per imparare a farlo, attraverso cui capiremo anche quanto è complicato l’ambiente polare e verificheremo la possibilità di trovare zone libere da crateri dove atterrare più facilmente.
Cosa ha di notevole la missione indiana?
Lo sbarco dell’India al Polo Sud è decisamente importante per il risultato raggiunto. Basti pensare che, solo pochi giorni prima, i russi, che hanno una tradizione di viaggi nello spazio di gran lunga superiore a quella degli indiani, hanno fallito, mentre l’India è riuscita nell’allunaggio in questa regione, diventando la quarta nazione dopo l’ex Unione Sovietica, gli Stati Uniti e la Cina ad atterrare sulla Luna, ma soprattutto la prima a farlo al Polo Sud.
Tra l’altro, la missione indiana comprende anche un piccolo robot che ha la possibilità di condurre un’esplorazione più ampia rispetto al semplice atterraggio in una zona del Polo Sud, quindi potrà verificare la presenza di acqua in più punti oltre a condurre una serie di esperimenti per valutare la composizione del ghiaccio in maniera più precisa.
Perché? Potrebbe non trattarsi di ghiaccio d’acqua?
Esiste la possibilità che non sia acqua, ma si tratti di altri composti in cui c’è l’idrogeno. Questo perché, dall’orbita, finora siamo riusciti a rilevare la presenza di idrogeno e ossigeno, ma non è detto che questi elementi siano necessariamente legati a formare acqua. Ad oggi, però, la convinzione di gran parte degli scienziati è che sia davvero ghiaccio d’acqua.
Se sarà davvero acqua, in quanto arriveremo alla permanenza degli umani sulla Luna e alla costruzione della prima base lunare?
Ci vorrà un po’, perché parliamo di missioni che avverranno nella seconda metà di questo decennio e, almeno all’inizio, vedranno permanenze molto brevi, di qualche settimana, e la costruzione in orbita, attorno alla Luna, di una base lunare, la Lunar Gateway, simile alla Stazione Spaziale Internazionale che abbiamo realizzato attorno alla Terra, anche se di dimensioni più piccole.
Da lì, comincerà l’esplorazione lunare più sistematica, attraverso missioni dedicate, per cercare non solo l’acqua ma anche altri elementi, come ad esempio le terre rare, di cui molti sono metalli in scarsa quantità sulla Terra ma di cui ormai facciamo grande uso in settori come l’elettronica avanzata e la produzione di batterie per auto elettriche.
La Luna potrebbe quindi essere una nuova fonte di terre rare?
Sì, abbiamo fondate ragioni di credere che ci siano importanti risorse, per cui in futuro potrebbe diventare anche una nuova fonte di approvvigionamento di terre rare, offrendo una possibilità di ritorno economico, oltre ad avere le caratteristiche per essere un’ottima base per le future spedizioni verso Marte.
E poi, la sua esplorazione sarà importante anche per la ricerca, perché in fondo la Luna è un pezzetto di Terra, strappato via più o meno nello stesso periodo in cui il nostro pianeta si stava formando. Non essendoci però l’atmosfera, il suolo lunare mantiene ancora traccia della sua formazione: esplorarla sarà quindi anche un modo per tornare indietro nel tempo e studiare il nostro passato.