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Conoscere e prevenire il tumore del pene, l’andrologo: “Attenzione a quali prodotti intimi usate”

L’incidenza del tumore del pene è in aumento anche in Italia. L’urologo e andrologo Nicola Macchione spiega a Fanpage.it quali sono i segni e i sintomi della malattia, quali sono i fattori di rischio e i comportamenti da evitare per ridurre le probabilità di ammalarsi.
Intervista a Dott. Nicola Macchione
Medico specialista in urologia e andrologia presso gli Ospedali Santi Paolo e Carlo di Milano
A cura di Andrea Centini
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Diversi studi hanno osservato che negli ultimi anni si è verificato un incremento nell'incidenza dei casi di tumore del pene, una malattia rara ma estremamente aggressiva se non presa per tempo. Anche la mortalità, del resto, risulta in aumento. La ricerca “Global Pattern and Trends in Penile Cancer Incidence: Population-Based Study” guidata da scienziati dell'Università Sun Yat-Sen (Cina) e pubblicata sulla rivista JMIR Public Health and Surveillance ha rilevato che, a livello globale, nel 2020 si sono verificati 36.000 nuovi casi e oltre 13.000 decessi. L'aumento dei casi di tumore del pene è stato osservato in 15 Paesi, fra i quali ben 13 sono europei, Italia compresa. Per comprendere meglio il dato italiano, conoscere quali sono i segni e i sintomi della malattia oncologica e cosa può essere fatto per prevenirla, Fanpage.it ha contattato il dottor Nicola Macchione, medico specialista in urologia e andrologia presso gli Ospedali Santi Paolo e Carlo di Milano. Ecco cosa ci ha raccontato.

Dottor Macchione, come evidenziano diversi studi l'incidenza del tumore del pene è in aumento in diversi Paesi. Qual è la situazione in Italia?

I dati italiani riportano ad oggi un'incidenza di 1 caso ogni 100.000 uomini, che è leggermente aumentata negli ultimi anni. Dato sostanzialmente sovrapponibile a quello europeo. Anche se un caso particolare in Europa è quello della Germania, dove l’incidenza è molto più alta. Sì è passati infatti da 1 caso ogni 100.000 uomini a 1.8, un incremento che dovrebbe portarci a nuove considerazioni cliniche. I dati ISTAT ed AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) indicano anche in Italia un trend che mostra un leggero aumento negli ultimi 20 anni. Tale dato può essere legato non solo al fatto che abbiamo una popolazione sempre più anziana, ma verosimilmente anche una popolazione esposta a diversi fattori di rischio; il fumo e l’HPV (il vaccino in Italia per gli uomini è stato introdotto solo nel 2007).

Per il Brasile si è parlato di 6.500 amputazioni in 10 anni a causa del tumore del pene; qual è il dato italiano?

L'amputazione genitale, parziale o completa, è un intervento riservato ad una patologia che viene diagnosticata in stato avanzato. Questo avviene solitamente in persone con scarsa cura personale, che tendono a sottostimare la presenza di lesioni a livello genitale o che per imbarazzo evitano di farsi controllare i genitali dal medico. Quindi accade spesso che un mix tra imbarazzo e paura tiene lontano i pazienti dalla diagnosi fino a quando non è troppo tardi. Esistono numerose lesione genitali definite  “precancerose” ovvero, non tumorali, ma che potrebbero diventarlo e sulle quali è importante agire, in modo tale da non arrivare ad eseguire trattamenti drastici come quelli di amputazione. Tra queste ricordo lesioni come l’eritroplasia da Queyrat e la malattia di Bowen che sono lesioni che meritano di essere diagnosticate e trattate adeguatamente. Le lesioni pre-cancerose quando prese in tempo vengono trattate con l’asportazione dello strato più superficiale del glande (sito dove più frequentemente si presentano) o asportando il prepuzio. Nei casi in cui la malattia ha superato lo strato superficiale e si espande in profondità si esegue una glandulectomia, cioè l'asportazione del solo glande, quindi un'amputazione parziale. In Brasile i dati negativi sono associati anche a una cattiva igiene del pene, che è un fattore di rischio importante per tale condizione.

Quali sono i fattori di rischio del tumore del pene?

Il principale fattore di rischio è l'infezione da HPV, il papilloma virus umano. È la più frequente delle infezioni sessualmente trasmissibili, ma per fortuna è l'unica contro la quale abbiamo un vaccino. La vaccinazione non è obbligatoria ma è fortemente consigliata in età adolescenziale sia negli uomini che nelle donne. È partita la vaccinazione nelle donne per la prevenzione del cancro dell'utero, poi, fortunatamente, dal 1997 è stata estesa anche agli uomini. Ma sono ancora troppo pochi quelli che hanno fatto il vaccino. Consideri che nella coorte 1997-2009 la percentuale di ragazzi che ha completato il ciclo vaccinale è inferiore al 50%, con delle variazioni estremamente significative tra le Regioni. La vaccinazione contro HPV ha una gestione regionale. Tale dato è effettivamente lontano dal 95% di copertura vaccinale che rappresenta il goal ideale a cui aspirare.

Ad esempio in Australia, dove la vaccinazione è  in atto da tempo, stanno eliminando il cancro alla cervice uterina

Esatto. Si stima che in Australia entro il 2025 non avranno più tumori della cervice uterina, in Canada entro il 2030. L'anno scorso in Scozia tra il primo giro di vaccinate contro l'HPV non è stato registrato un solo caso di tumore. Questi dati dimostrano quanto sia efficace.

E infatti la vaccinazione contro il papilloma virus dovrebbe essere promossa con forza, con campagne ad hoc

È una cosa sulla quale io punto particolarmente. Sulla mia pagina Instagram (md_urologist), attraverso la quale faccio divulgazione scientifica, mi impegno a promuoverla da 3 anni. Ed in questo periodo ho contato circa 9.000 persone vaccinate. Sono molto felice di questo risultato

Una grande soddisfazione, complimenti sinceri

Credo che sebbene per far funzionare i social tu debba adeguare il tuo linguaggio a quello del mezzo, questi, se utilizzati bene, possono condurre a risultati notevoli.

Tornando ai fattori di rischio del tumore del pene, oltre all'HPV e alla già citata igiene intima, quali altri può indicarci?

L'HPV è il principale, poi c'è sicuramente la fimosi. Quella condizione clinica caratterizza dalla difficoltà del portare indietro il prepuzio sul glande. Sembrerebbe colpire circa il 10% della popolazione maschile, anche se secondo me è un dato sottostimato, credo infatti che sia molto più alta la percentuale di chi ne soffre. Nei pazienti con fimosi il rischio è legato al fatto che questa condizione provoca delle infezioni recidivanti oltre a comportare anche una scarsa igiene. Ed entrambe le cose concorrono a un rischio superiore di tumore del pene. La risoluzione della fimosi è la circoncisione, una procedura a cui in Italia si sottopone il 5% della popolazione maschile. Questo anche perché ci sono ancora tante leggende metropolitane sulla circoncisione, come la perdita di sensibilità, o il fatto che l'orgasmo non sarà più lo stesso. Anche se a volte si tratta semplicemente di non volersi sottoporre a un intervento in una regione anatomica considerata estremamente delicata. Molti adulti fanno ancora fatica a trattare il tema “fimosi”. Tra gli altri fattori di rischio ci sono sicuramente il fumo di sigaretta, l'età avanzata, le infezioni croniche e le infiammazioni del pene.

Quali sono i segni e i sintomi cui prestare attenzione?

L'indicazione principale è che macchie, rilevate, rosse (cioè iperemiche) o biancastre e dall'aspetto solido vanno sempre mostrate al medico. Se sul glande o sul prepuzio compare un'area arrossata o biancastra che non passa, resistente nel tempo e alle creme comunemente antinfiammatorie ed antimicotiche, e che abbia un aspetto tendenzialmente rilevato, solido, di aumentata consistenza e che può essere pruriginosa, fastidiosa o dolorosa, bisogna sempre sentire subito il medico. Tali lesioni spesso possono anche sanguinare. Un'altra caratteristica del tumore del pene, soprattutto in stadio avanzato, è l’odore, legato alla necrosi dei tessuti.

Controlli di routine o ciclici, ogni quanto tempo dovrebbero essere fatti per la prevenzione? Ci sono comportamenti da evitare?

In realtà per il tumore del pene non è previsto il controllo di routine. C'è però sicuramente il consiglio di vaccinarsi contro il papilloma virus. Già se ti vaccini elimini uno dei fattori di rischio. Poi bisogna mantenere una corretta igiene intima. Almeno una volta al giorno bisogna lavarsi il pene usando un sapone adeguato e retraendo il prepuzio sul glande. Molto spesso ci sono uomini che usano il detergente intimo delle compagne che non va assolutamente bene per il pene perché il nostro caro organo genitale ha un pH che varia tra 5.3-5.5 per cui è giusto usare dei saponi intimi adeguati, che non vadano ad alterarlo (quelli delle partner hanno un pH molto più acido). Se c'è una condizione di fimosi, inoltre, bisogna assolutamente risolverla, inutile procastinare. Altre cose importanti sono smettere di fumare e avere rapporti sessuali protetti in modo da ridurre il rischio di infezioni.

I pazienti che si recano dall'andrologo per un controllo, in genere, in quali condizioni arrivano? C'è chi aspetta troppo?

Per quanto riguarda il tumore del pene ho notato che il paziente si presenta solitamente con una lesione precancerosa o comunque di stati di neoplasia allo stadio iniziale, quindi una situazione meglio gestibile. Ma non mancano casi estremi. Ricordo ancora un ragazzo di 40 anni che ormai non aveva più un pene riconoscibile come tale. Questo aveva lasciato posto ad una lesione cavoliforme, necrotica e ipertrofica. Non si riconosceva nemmeno più l’uretra. Ero ancora uno specializzando e la cosa che mi è rimasta più impressa fu l’odore.

Cosa può dirci della sopravvivenza?

I tassi di sopravvivenza a cinque anni sono attorno al 70 percento se la patologia è confinata, se invece non lo è più i tassi si abbassano drasticamente. Una patologia metastatica arriva al 10-11% di sopravvivenza a cinque anni. Quindi stiamo parlando di una patologia estremamente aggressiva.

Per quanto concerne le cure e i trattamenti, ci sono interventi innovativi con protesi per chi deve subire un'amputazione anche parziale?

Nei pazienti che hanno superato la malattia con il trattamento chirurgico e oncologico, per chi ha dovuto subire una penectomia noi oggi siamo in grado di ricostruire e creare dei neofalli. Abbiamo imparato dalla chirurgia di genere. È importante per l'equilibrio psicofisico del paziente che si troverà senza genitali. La malattia ha un impatto importante sulla sfera sessuale.

C'è qualche consiglio che si sente di dare agli uomini?

Il mio consiglio è questo: Cari maschi, andate dall'andrologo come una donna va dal ginecologo. Va alimentata la cultura di prevenzione nel maschio, perché non esiste. I dati ci dicono che nove ragazzi su dieci non sono mai andati da un andrologo, mentre in tre su dieci non sanno nemmeno cosa sia. Questo ci fa capire quanta ignoranza c'è ancora sui temi che riguardano i nostri genitali. Ci sono una questione di disinformazione e il fatto che non si educa all'affettività e alla sessualità. Quando conosci il tuo corpo sai riconoscere se ci sono dei cambiamenti inusuali. Appeni vedi una variazione ti preoccupi e vai dal medico. Ma se non lo conosci nemmeno te ne accorgi. Portare avanti una cultura di prevenzione vuol dire anche avere più persone sensibilizzate alla vaccinazione. Maggiore è il numero di persone vaccinate, minore sarà quello di pazienti malati di tumore del pene. Un dato importante anche per la spesa sanitaria.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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