Come è stata salvata Ottavia Piana, la speleologa intrappolata nella grotta a 150 metri di profondità
L'intervista che trovate qui sotto è stata pubblicata alle 10.50 del 4 luglio 2023. Ottavia Piana stata poi salvata dalla grotta in cui si era infortunata. [Aggiornamento pubblicato il 4 luglio alle 15:07].
“Un attimo, non prende. Adesso mi sposto”. Corrado Camerini è il responsabile del Soccorso Speleologico Lombardo. Mentre lo chiamiamo si trova nella vicino alla grotta Bueno Fonteno, sul Lago di Iseo. È lui che in questo bosco della provincia bresciana sta coordinando tutti i soccorritori impegnanti nel salvataggio di Ottavia Piana, la donna di 31 anni che domenica 2 luglio è rimasta bloccata mentre esplorava una grotta a 150 metri di profondità. Ottavia è su una barella e le operazioni per estrarla stanno procedendo secondo i piani. L'ultima notte si erano interrotte a causa di un forte temporale che ha trasformato alcune zone della grotta in una serie di cascate.
Ottavia sta bene. Ha una contusione a una gamba, non riesce a muoversi ma è già stata visitata dai medici. Chi non ha mai fatto speleologia difficilmente può immaginare l’ambiente delle grotte. Non si tratta di spazi come quelli turistici della Grotta di Frasassi, non sono ambienti ampi che lasciano buona libertà di movimento. Qui parliamo di cunicoli, meandri scavati dall’acqua nella roccia in cui per proseguire bisogna strisciare una bracciata alla volta.
Come procede il salvataggio di Ottavia?
Questa notte abbiamo avuto un problema. C’è stato un temporale e la grotta è diventata una cascata. Era impraticabile.
Perché i recuperi in grotta sono così difficili?
Questa grotta nello specifico è particolarmente ostile. Ci sono tratti verticali e tratti orizzontali. Per assurdo i tratti orizzontali sono complicati per il recupero, per i tratti verticali basta attaccare una corda e issare la barella con un contrappeso. Per quelli orizzontali invece non è così semplici.
Cosa succede in questi casi?
Quando ci sono dei meandri orizzontali le strade sono tre. Possiamo usare un pendolo, una teleferica ma nei tratti più brevi serve utilizzare direttamente dei tecnici come supporto per trasportare la barella.
Le grotte possono essere ambienti molto stretti.
Sì, sopratutto se parliamo di meandri. Pensate a un tunnel dove per passare dovete muovervi strisciando facendo pressione sulle pareti con entrambe le mani. In questa situazione ora bisogna trasportare anche una barella. La maggior parte delle grotte in Italia sono scavate dall’acqua, e quindi sono a misura d’acqua, non di uomo. E spesso l’acqua è ancora presente.
Questo complica i soccorsi.
Sì, un aspetto importante è anche il confort del ferito in questi trasporti. Ad esempio se facciamo un’estrazione in verticale rischiamo e quindi posizioniamo il corpo in come se fosse in piedi rischiamo un calo di pressione. Se invece lo mettiamo in orizzontale rischiamo di sottoporlo a urti che coinvolgono arti già lesionati.
E nel caso di Ottavia? Le prime ricostruzione parlano di una contusione.
Sì, confermo. Ha una gamba immobilizzata e lei è stata abbastanza resistenze alla terapia standard per il doloro, abbiamo dovuto darle degli antidolorifici più potenti. Noi ci occupiamo di base di soccorso sanitario. Ma lei è sotto osservazione. Certo, per farlo in grotta il problema è che dobbiamo avere a disposizione infermieri e medici che siano in grado di calarsi in questi ambiente. E non sono molti.
Quando verrà tirata fuori?
È una domanda che ho sentito tante volte e purtroppo devo cambiare la risposta in continuazione. Se non ci sono complicazioni, direi che tra le 12.00 e le 14.00 di oggi riusciamo a tirarla fuori.
Sono incidenti che possono succedere o è stato un caso?
Può succedere. Lei stava risalendo dalla spedizione e la geologia di questa grotta è particolare. Si è staccato l’appiglio che aveva inserito nella roccia e ha colpito un arto dove c’era già stato un trauma. Questo ha creato una contusione, un ematoma e un dolore molto intenso. Ma dovremmo farcela.